L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares
5 minuti per la letturaPassa dal Mezzogiorno la nuova stagione dell’elettrico. Stellantis, il colosso automobilistico, frutto della fusione tra i gruppi Fca e Psa, scommette su Basilicata e Molise. Dallo stabilimento di Melfi (con il lancio entro il 2024 di quattro nuove vetture full elettric e 400 mila auto l’anno), a quello di Termoli (terzo sito europeo a ospitare la gigafactory e che successivamente potrebbe fornire le batterie anche allo sito produttivo lucano). È Melfi comunque lo stabilimento che subirà un cambio epocale (dove, in versioni ibride e benzina, si producono Fiat 500X, Jeep Renegade e Compass) diventando il primo plant di Stellantis a ospitare la nuova piattaforma elettrica 2030 ready (Stla Medium) con autonomia fino a 700 km e lo sviluppo di quattro nuove vetture tutte elettriche, multibrand, da distribuire sui mercati domestici europei dal 2024.
«L’Italia è centrale per Stellantis nell’esecuzione del piano. Questo è il messaggio più importante di questa giornata» ha spiegato l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, incontrando i giornalisti a Mirafiori dopo il confronto con i sindacati. «Ci stiamo preparando per essere pronti a vendere 100% nel 2030 veicoli elettrici, stiamo preparando l’azienda – aggiunge – Tutti gli stabilimenti anche quelli italiani passeranno a stabilimenti elettrici. Italia cuore di questa trasformazione, faremo annunci sito per sito».
«Il nostro approccio è molto concreto, vogliamo che team locali lavorino per raggiungere obiettivi. Non vogliamo essere generici – ha rimarcato Tavares – Prevediamo 75 modelli Bev e la maggior parte nascerà in Europa. In Italia Melfi e Termoli sono due casi concreti, continueremo a procedere così. Ci stiamo preparando al divieto dei motori endotermici».
«Noi siamo una azienda che porta soluzioni, non che crea problemi. I problemi, se sorgono, li risolviamo da noi», ha detto ancora Tavares, evidenziando la necessità che «si concili la mobilità pulita con la mobilità economicamente accessibile. Possiamo decidere che dobbiamo guidare tutti auto elettriche ma la gente le deve poterle comprare».
«I costi di produzione dei veicoli elettrici sono il 50% in più rispetto a quelli tradizionali e non ci possono essere incentivi per sempre. Occorre rendere l’acquisto accessibile – ha ribadito – e fare investimenti sulle infrastrutture così da eliminare l’ansia per la ricarica». Per il plant di Mirafiori a Torino «le idee non mancano. Noi cerchiamo progetti» e «nei prossimi mesi ci saranno annunci di produzione ma anche di nuovi business che potrebbero fare riferimento all’economia circolare».
Il tema, in un’ottica di riciclo batterie ma anche di altre parti dell’auto e vista la centralità che dovrebbe assumere la logistica, era già emerso a inizio settimana, quando l’ad aveva incontrato le istituzioni locali. Per il futuro il gruppo sembra avere le idee chiare: arrivare a vendere 100% nel 2030 di veicoli elettrici, ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e lo zero netto nel 2038. Perché il Piano «riguarda anche il nostro contributo alla soluzione del problema del riscaldamento globale» evidenzia Tavares.
Dal canto suo, ai governi il manager fa tre richieste: «Abbiamo bisogno di visibilità e stabilità in ciò che succederà come normative, investimenti dal punto di vista della ricarica e meno barriere all’uso dell’automobile» riassume, aggiungendo che «se riusciamo a fare queste cose noi produttori ridurremo i costi, miglioreremo l’efficienza e faremo sì che queste auto siano facili da usare. Sono fiducioso ma nei prossimi cinque anni dobbiamo mettere insieme questi tre elementi affinché l’industria possa lavorare in modo concreto e resiliente».
L’obiettivo rimane quello di combinare la mobilità pulita con quella economicamente accessibile: «Possiamo decidere – ricorda – che vieteremo la vendita di auto termiche ma i veicoli elettrici devono essere accessibili, perché se si costruiscono veicoli che non possono essere acquistati, allora si verificano dei problemi». Allargando lo sguardo, Tavares sottolinea che «non abbiamo bisogno di nessuna fusione o acquisizione». Il focus per il gruppo è il Piano «e ci concentreremo sull’esecuzione» anche se «ovviamente osserviamo quello che avviene sul mercato».
L’ad si dice «sicuro che Stellantis sarà uno dei vincitori di questo periodo di transizione», osservando come «l’unico rischio è quello di mantenere lo status quo». Piena soddisfazione da parte dei sindacati, a partire da quelli lucani.
«Le dichiarazioni di Tavares su Melfi sono il segnale che c’è la chiara volontà del management Stellantis di investire sul territorio e di collocare lo stabilimento lucano a pieno titolo dentro la strategia di riposizionamento tecnologico del gruppo». L’hanno evidenziato, in una nota congiunta, il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, e il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista. Sulla stessa scia il segretario generale Fim Roberto Benaglia e il segretario nazionale Ferdinando Uliano che al termine dell’incontro con Tavares hanno chiesto che “il confronto di oggi possa tradursi meglio negli impegni sulle missioni di ogni singolo sito del Gruppo in Italia come già è avvenuto per Melfi e Termoli e in parte anche per Mirafiori, così come abbiamo chiesto un confronto più dettagliato sul sito di Termoli alla luce dell’accordo con il Governo soprattutto sull’entità e il valore occupazionale e tutta la trasformazione delle competenze dei lavoratori necessaria».
Incontro giudicato positivo anche dalla Ugl. «Va sicuramente registrata e sottolineata la disponibilità al confronto dimostrata dall’amministratore delegato Stellantis, Carlos Tavares, il quale, incontrando oggi a Torino i sindacati, ha risposto ad una richiesta di poche settimane fa» ha dichiarato da Antonio Spera, segretario nazionale Ugl Metalmeccanici. Anche per il segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra «Positivi e incoraggianti i contenuti con Stellantis. Gli obiettivi e le linee strategiche illustrate dall’ad Tavares – ha sostenuto – sono condivisibili e vanno concretamente attuate dentro una dimensione di confronto stabile con il mondo del lavoro».
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