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Una manifestazione della Coldiretti

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La fiducia dei consumatori (e delle imprese) è ai minimi. Non si vede la luce in fondo al tunnel della guerra mentre i mercati continuano a impazzire. Sul gas, al centro dell’emergenza, a Bruxelles si è solo avviato un percorso. E la bolletta è sempre carissima. Intanto il carrello della spesa pesa sempre di più sui bilanci delle famiglie e dove scattano le promozioni a pagare il conto – ha denunciato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – “sono gli agricoltori”.

Prodotti alimentari e bevande segnano record, come l’olio di semi che aumenta del 19%, ma anche la verdura fresca (+17%) per i trasporti più onerosi e le spese di produzione. Così come la pasta con “ritocchi” medi del 12%. Più cari burro, (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

Per Assoutenti è ”debacle totale” e con un peggioramento delle aspettative dei consumatori si prospetta una contrazione della spesa nel breve periodo. E le aziende vedono nero.

Senza energici cambi di passo “sono quasi centomila le aziende agricole italiane, secondo Coldiretti, che rischiano di fermare l’attività a causa dell’esplosione dei costi di produzione che superano di gran lunga quanto pagato agli agricoltori e agli allevatori per i loro prodotti, riducendo l’autonomia alimentare del Paese e la sua capacità di rispondere a shock di approvvigionamento generati dalle tensioni internazionali”.

D’altra parte, come ha evidenziato uno studio del Crea (ente di ricerca che fa capo al ministero delle Politiche agricole), gli aumenti dei costi sono diventati insostenibili. Si va dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, mentre il gasolio è schizzato in alto del 129%. E a rischiare di finire fuori mercato sono proprio le imprese che coltivano cereali e mais, i prodotti di cui l’Italia è ampiamente deficitaria, e gli allevamenti con una impennata di costi fino a 99mila euro per azienda.

Una situazione che contrasta con la necessità di aumentare le produzioni agricole in Italia e nella Unione europea, come ha ribadito anche il premier Draghi. Per l’Italia sono stati sbloccati 200mila ettari che potranno uscire dall’obbligo di “messa a riposo”. Ma se gli agricoltori non potranno contare su condizioni di reddito accettabili l’opportunità sarà bruciata.

E le importazioni ,che già oggi interessano il 64% del grano tenero, il 44% di quello duro, il 53% del mais, il 16% del latte e il 49% della carne bovina, sono destinate a impennarsi. Oggi del prezzo finale dei prodotti freschi solo il 15% va all’agricoltore che scende al 6% per i trasformati. Il primo nodo da sciogliere è quello dell’energia. Qualcosa si muove, ma non basta.

Il ministero delle Politiche agricole ha infatti sbloccato gli incentivi per installare pannelli fotovoltaici sui tetti dei fabbricati rurali. Si tratta di un intervento da 1,5 miliardi previsto dal Pnrr.

Il target finale da raggiungere – ha spiegato il ministro Patuanelli – è l’installazione di pannelli fotovoltaici per una potenza complessiva pari a 375.000 kW. Il 40% delle risorse è riservato alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Al Sud inoltre, come ha precisato il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, l’agevolazione è massima, pari al 50%. Per la Coldiretti “è una prima importante risposta alla nostra mobilitazione nell’interesse di agricoltori e consumatori”. Ora si chiede più coraggio mettendo in pista anche il progetto sugli invasi per recuperare acqua e produrre energia a più basso costo.​


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Fabio Grandinetti

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