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La conferenza stamoa del governo Draghi sul caro Bollette

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Non solo incentivi. Il nuovo decreto per fermare il caro-bollette contiene una manovra molto articolata a partire dall’aumento della produzione nazionale di gas da vendere a prezzi calmierati. È poi previsto un maggiore riempimento degli stoccaggi, iter più semplice per gli impianti rinnovabili, corsia preferenziale per l’autonomia elettrica delle Ferrovie dello Stato e utilizzo dei siti della Difesa per impiantare pannelli fotovoltaici.

Accanto alla scontata riconferma delle misure già varate contro il caro-bollette, con altri 3 miliardi per azzerare gli oneri di sistema, nel nuovo decreto del governo arrivano finalmente le misure strutturali attese da mesi. Complessivamente lo stanziamento è di sei miliardi portando a dieci gli interventi messi in bilancio dal governo a partire da dicembre per contrastare il caro-energia.

“Un risultato – ci tiene Draghi a specificare – effettuato senza scostamenti di bilancio”. Fissati anche i correttivi per il superbonus 110%. Come illustrato dal ministro Franco in conferenza stampa l’obiettivo di queste modifiche è quello di rimettere in moto il meccanismo che si era inceppato. Le regole sono state semplificate e saranno proprio Cdp e Poste, su impulso del governo, ad applicarle.

Nel pacchetto approvato ieri ci sono anche gli incentivi all’auto: come ha annunciato il ministro Giorgetti si tratta di fondo da un miliardo l’anno per otto anni. Al centro non ci sono solo gli incentivi alla rottamazione ma anche i sostegni all’intera filiera dell’automotive. Altrimenti sono a rischio 73 mila posti di lavoro. Tutti i provvedimenti presentati in consiglio dei ministri sono stati approvati all’unanimità. Una conferma del comportamento schizofrenico della maggioranza. A partire da Lega e M5s. A Palazzo Chigi tutti d’accordo. Scaramucce in Parlamento (come accaduto sul Milleproroghe) e piazza scatenata nella convinzione che sia questa la strada migliore per trovare il consenso.

Il focus sull’energia prevede uno stanziamento di tre miliardi per azzerare gli oneri di sistema. Ridotta al 5% l’Iva nelle fatture di aprile, maggio e giugno, con una spesa di 591,83 milioni di euro. Prevista anche la riduzione, per lo stesso trimestre, degli oneri di sistema fino a un importo di 480 milioni di euro. Esteso il bonus per gli utenti più deboli, per altri 500 milioni di euro.

Ma il capitolo più atteso è quello sugli approvvigionamenti di gas nazionale. I produttori dovranno rivolgersi al Gse, comunicando i programmi per gli anni dal 2022 al 2031. Il piano dovrà contenere un elenco di possibili sviluppi, delle produzioni. Si promettono tempi rapidi, non oltre 6 mesi.

A quel punto il Gse potrà stipulare contratti di acquisto di lungo termine, fino a dieci anni, a prezzi definiti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze. Il sistema dei prezzi dovrà comunque garantisce la copertura dei costi totali effettivi delle singole produzioni, inclusi gli oneri fiscali e un’equa remunerazione. I volumi di gas acquistati a prezzo calmierato saranno offerti a clienti con riserva di almeno un terzo alle piccole e medie imprese.

Per quanto riguarda l’Ecobonus 110% governo rivede e alleggerisce le norme sullo sconto in fattura e la cessione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi. Dopo il primo passaggio, saranno possibili altre due cessioni, ma soltanto a banche, intermediari finanziari e assicurazioni. Un modo per circoscrivere a entità vigilate lo strumento. Ciò permetterà più passaggi, rispetto all’attuale limite di uno, senza tornare alle cessioni illimitate precedenti l’ultima stretta.  Le modifiche sono state rese necessarie dai contraccolpi delle limitazioni poste dall’esecutivo per arginare le truffe legate agli incentivi. Si parla di crediti illeciti per 4,4 miliardi, di cui 2,3 miliardi sotto sequestro delle procure e 160 milioni congelati dall’Agenzia delle Entrate. 

Per migliorare il sistema di controllo, il decreto interviene vietando le cessioni parziali dei crediti successive alla prima, uno modo per evitare spezzatini. Il sistema si accompagna a un meccanismo di etichettattura dei crediti, cui dal primo maggio, sarà attribuito alla prima comunicazione alle Entrate un codice identificativo univoco, da indicare nei passaggi successivi. 

Il decreto interviene anche sui termini per sfruttare i crediti d’imposta sottoposti a sequestro. In pratica la detrazione recuperabile oggi in 5 anni, sarà  “sospesa” per essere liberata nel caso gli accertamenti non si concludano con una confisca e quindi potrà avvenire una volta cessati gli effetti del provvedimento di sequestro.

Dal punto di vista delle sanzioni, in base alla bozza entrata in Cdm, i tecnici che svolgono false asseverazioni o che omettono informazioni rilevanti sul progetto rischiano da 2 a 5 anni di dover pagare  un multa tra i 50mila e i 100mila euro.


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