Giuseppe Sala e Attilio Fontana
3 minuti per la letturaIl nervoso Sud-Sud-Sud del “fuori onda” del sindaco Sala rivolto al presidente Fontana viene da persona a conoscenza dei fatti (e delle intenzioni). A noi, accuratamente all’oscuro soprattutto delle intenzioni, tutto ciò suona come un rassicurante indizio del buon lavoro che il governo sta facendo nella allocazione delle risorse del Pnrr.
Il che, forse, è un eccesso di ottimismo, visti vari incidenti di percorso che sembrano dire altro e la fumosità su priorità e impianto strategico. Ma vogliamo credere fino in fondo alle preoccupazioni di Sala, in attesa che un conforto inequivocabile venga da un’informativa puntuale su numeri e – soprattutto – progetti.
MA DI COSA SI LAMENTA SALA?
Sperando che il lamento del sindaco sia pienamente giustificato, viene da chiedergli: di che si lamenta? E anche da chiedergli perché, facendo buon viso a cattivo gioco, con malcelato supponente paternalismo, propone il dialogo alla ministra del Sud con argomenti e autocertificazioni che avocano al nord illuministiche virtù?
Il fuori onda e il post segnalano quanto sia preoccupato il sindaco in nome e per conto del Nord, oltre che di Milano.
Se tutto fosse vero sarebbe da dire che “finalmente” la forza delle cose, e cioè la Ragione, sta andando in soccorso dei governi come ai tempi di Filangieri fece la filosofia. Un ravvedimento che, con venti anni di ritardo, prende atto non solo del disastro italiano ma anche di quella sua singolare dinamica che – imputata al Mezzogiorno- l’Operazione verità conduce invece a Nord, tanto da indurre finalmente l’ Europa a intimarci di ridurre le disuguaglianze e aumentare la coesione sociale.
Ebbene, per questo percorso di salvataggio una sola cura è possibile: Sud-Sud-Sud, non per altro, perché non ci sono altri spazi praticabili per un Paese che non può accontentarsi di riprendere a crescere con una sia pur eccezionale manutenzione smart e green ma deve, invece, letteralmente “rinascere” a scadenza 2026-2030 sia al Nord che al Sud.
Sala elenca le “sue” virtù ancor fidando sulla autorevole diagnosi Bocconiana che la priorità dell’Italia è far correre Milano e lasciare indietro Napoli. Non la pensano così in molti e, particolarmente, l’ Europa.
Conforta davvero se il Pnrr, macinando Sud-Sud-Sud, affianca con realismo, senza illusioni, la manutenzione dell’ opulento e immobile Nord e punta a mettere in moto al Sud una reazione a catena che lo liberi da venti anni di ghettizzazione. Sarà un’impresa difficile anche a causa di come è ormai il Sud, ma indispensabile per avviare un progetto che metta in moto il “secondo motore”, iniziando a disegnare un Southern Range porta d’ingresso da Sud in Europa e – con ciò – alla fruizione della Rendita Mediterranea da conquistare dopo venti anni di dissipazione.
LA VISIONE DI SISTEMA
Un’opportunità che oggi è una necessità di tale evidenza e semplicità che stupisce non sia illustrata agli angoli delle strade che contano e discussa in Parlamento.
Certo, i problemi ci sono, per primo le persistenti illusioni delle classi dirigenti. Al Nord, sedicente ricco e trainante, ancora si celebra come una vittoria la disarticolazione del sistema distrettuale, costretto con sempre minore autonomia strategica all’integrazione di lusso nelle catene del valore mitteleuropee. Al Sud la desertificazione ha inaridito anche la percezione di una visione di sistema. Ogni presidente-governatore, orbo di sane politiche nazionali, trae ruolo e capacità di azione dalla sedicente politica di coesione per costruire il “suo” progetto.
Ben venga una rigorosa organica disciplina-progetto del Pnrr che orienti e motivi gli illusi e i deserti alla cogenza della prospettiva mediterranea.
Presidente Svimez
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