La Palazzina di caccia di Stupinigi (Torino)
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Gli antichi borghi italiani sono piccoli gioielli. Pietre preziose che rischiano l’abbandono, lo spopolamento, specie nelle aree più interne del Paese. A furia di ripeterlo questo concetto è diventato un tormentone. E gli abitanti di quelle che un tempo erano definite “ridenti località abbandonate” non ne possono più, non vogliono sentirselo dire. Non c’è più niente da ridere. Vogliono i fatti.
LA LOTTERIA
Ed ecco che, dopo tante promesse, arriva il Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza che mette a disposizione degli amministratori un miliardo di euro. Soldi cash per rilanciare 250 borghi italiani con due diverse linee di credito. «Peccato che per avere queste risorse si debba partecipare a una sorta di lotteria – spegne i facili entusiasmi Marco Bussone, presidente di Uncem, l’Unione dei Comuni e delle comunità montane – i bandi che scadranno a marzo stanno esasperando i municipalismi, ci mettono uno contro l’altro, frammentano le risorse disponibili».
La gestione del Piano è affidata al ministero dei Beni Culturali. Prevede due linee di intervento differenti. La prima stanzia 420 milioni di euro, destinati a 21 Comuni di 21 regioni diverse. E saranno gli enti locali regionali a stabilire i vincitori, i progetti che saranno finanziati con 20 milioni di euro ciascuno. L’unica ad aver già deciso è la regione Piemonte che, senza aspettare i bandi, ha stabilito che le risorse verranno utilizzate per recuperare la storica reggia sabauda di Stupinigi. Una perla. «Ma era davvero questo il senso dell’intervento finanziato da Bruxelles? – si chiede Bussone, 36 anni, giornalista, consigliere comunale di Vallo torinese – Perché un conto è recuperare un patrimonio storico e artistico, un altro pensare a un intervento di ripopolamento, al recupero dei centri disabitati».
RISCHIO FRAMMENTAZIONE
Bussone ha incontrato il ministro Dario Franceschini senza nascondergli i suoi dubbi. «Temo che in questo modo vi sia un forte rischio di frammentazione delle risorse – riprende – che non sia chiara l’impostazione. Per i borghi e per le piccole comunità anche un piccolo intervento può fare la differenza. Credo però che sarebbe stato utile verificare l’impostazione con la rete che orbita intorno a queste comunità. Mi riferisco al Terzo settore, alle Cooperative di Comuni che conoscono il territorio. Ci sono processi che vanno premiati e nascono dalle esigenze degli abitanti».
Ai 21 borghi a rischio abbandono e abbandonati che saranno, come si diceva, individuati da Regioni e Province autonome, si aggiungono altri 229 “vincitori della lotteria”. Una torta da 580 milioni di euro da spartirsi fra quei Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti che presenteranno i progetti migliori. Ai “premiati” andrà un finanziamento massimo di 1 milione e seicentomila euro. Troppo pochi per realizzare qualcosa che lasci un segno e cambi la qualità della vita di una piccola comunità e troppi per l’ordinaria manutenzione.
«Saranno le Regioni a scegliere ma è già iniziata tra i Comuni il tutti contro tutti – avverte Bussone – I sindaci sono assediati da proposte di supporto, si sta creando una situazione dannosa e pericolosa che il nostro Comitato dei borghi ha già segnalato al ministro del Mibac lanciando un appello perché non si sprechino le risorse disponibili».
L’Uncem contesta il piano del ministero e va oltre. «Borghi? Togliamo dal vocabolario questa parola – spiega ancora il presidente – la usino pure archistar e chi nei territori non ha mai vissuto e mai verrà a vivere. Se ne parla con saccenza, una presa in giro».
E Bussone mette in guardia dagli speculatori, «società anche di origine bancaria che cercano acquisti facili di case abbandonate, assistenze tecniche che arrivano da mezza Europa, finanza che con cacciatori di progetti corteggia Comuni e sindaci. Sul piano sta succedendo di tutto».
LE COMUNITÀ MONTANE ESCLUSE DALLA LISTA
Oltre al piano A per i 21 Comuni e al piano B per altri 229 enti, ci sarebbe anche un piano C: agevolazioni per le imprese disposte a investire nelle comunità montane. Località spesso dimenticate, come è avvenuto, ad esempio nella lista per la capitale della cultura 2024. Eppure si erano candidate località come Saluzzo e le Valli del Monviso, Gioia dei Marsi, l’Unione dei comuni Montani dell’Amiata grossetana e Asolo, un borgo del fondovalle. Che forse in alta quota la cultura evapora? Ecco perché ignorare le richieste che vengono dal territorio può essere un errore fatale.
LA CORDATA PUGLIESE
La reggia sabauda di Stupinigi da recuperare non è la sola anomalia. Ci sono anche, unioni di Comuni «con centri storici di 300mila abitanti» che cercano di inserirsi per ottenere i finanziamenti. Esempio: la cordata Biccari/Bari/Barletta/Lecce che rischia di stravolgere le finalità dettate dal Pnrr.
Diverso è quanto si è fatto a San Giovanni in Fiore, in Calabria o quanto si potrebbe fare per molti Comuni dei Monti Dauni, paesi semi-disabitati, Alberona, Roseto, Volturino, considerati tra i borghi più belli d’Italia. «È una situazione – conclude il presidente Uncem – che il Ministero sembra non capire, gravissima, da bloccare, a costo di ripensare completamente il piano da un miliardo di euro. Un’ occasione così non capiterà più».
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