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Omicron rallenta la ripresa. Un effetto che dovrebbe essere almeno parzialmente mitigato dal taglio delle tasse previsto dalla riforma fiscale. Secondo i calcoli dell’Upb (Ufficio parlamentare di bilancio) i dirigenti avranno una riduzione media di imposta di circa 368 euro, oltre il doppio di quella prevista per gli operai (162 euro). In mezzo gli impiegati con 266 euro.
Queste maggiori risorse potrebbero aiutare la ripresa che il virus rischia di danneggiare. Uno dei settori più penalizzati è il turismo che in Italia vale circa il 15% del Pil. I danni stimati si aggirano intorno ai dieci miliardi. Secondo uno studio di Confcommercio in collaborazione con SWG e su dati Istat e Bankitalia il 2021 si chiuderà con dati disastrosi.
Almeno 60 milioni di arrivi e 120 milioni di presenze che mancheranno all’appello rispetto al 2019 e 13 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero. Solo per le vacanze tra Natale, Capodanno ed Epifania, rispetto ai 25 milioni di partenze programmate dagli italiani appena pochi mesi fa, 5 milioni sono state già cancellate e 5,3 milioni modificate riducendo i giorni di vacanza o scegliendo una destinazione più vicina, ma ci sono anche 7 milioni di viaggi che restano in sospeso.
«La crisi Covid – spiega il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – sta impattando sempre di più sull’intera filiera turistica con migliaia di imprese che rischiano realmente la chiusura soprattutto alberghi, tour operator e agenzie di viaggio. Le risorse messe in campo finora dal Governo non sono sufficienti, sono necessari e urgenti più sostegni, la proroga della cassa integrazione e adeguate moratorie fiscali».
Se non bastasse è arrivato anche l’accorato appello sulla situazione drammatica in cui versano le città d’arte dove gli alberghi continuano a chiudere e rischiano di diventare facili prede degli investitori stranieri.
«Le prenotazioni negli alberghi romani sono il 50% in meno rispetto al dicembre 2019 a causa del perdurare della pandemia e degli ultimi provvedimenti presi dal governo. Diversi alberghi hanno addirittura chiuso durante le feste dopo le disdette» dice il presidente di Federalberghi di Roma Giuseppe Roscioli.
Conferma il grave allarme anche il presidente nazionale di Federalberghi Bernabò Bocca: «La situazione del turismo è in netto peggioramento e non solo nelle città d’arte. Tra positivi, persone in isolamento fiduciario, paurosi, persone che si fanno il tampone e scoprono di essere positivi non c’è più nessuno in giro. Qualcuno parte ma tende ad andare in case di proprietà. Siamo il settore che soffre di più negli ultimi giorni abbiamo assistito a un blocco delle prenotazioni e ora registriamo solo cancellazioni. La montagna – dice Bocca – sta performando meglio, anche se abbiamo anche lì cancellazioni, ma finita la Befana negli alberghi avranno l’eco… Poi sarebbero dovuti cominciare i long week end sulla neve di inglesi, francesi, tedeschi, svizzeri ma non verranno”. Per le settimane bianche è ancora tutto sospeso e incerto, ormai si ragiona di 7 giorni in 7 giorni.
«Dopo un’estate e un autunno positivi, l’inverno – dice il presidente di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina – ha portato purtroppo una netta inversione di tendenza. L’ombra delle restrizioni sta riducendo ai minimi termini anche la domanda italiana».
«La paura del Covid, accentuata dalla rapida diffusione della variante Omicron, – conclude Raffaele Rio di Demoskopika – incide in maniera rilevante sulla spesa turistica con una stima sui mancati introiti per il settore pari a oltre 10 miliardi» La situazione è disastrosa anche per quanto riguarda il comparto del turismo organizzato: Aidit, Astoi, Assoviaggi, Fiavet, Fto e Maavi si sono rivolte a Draghi per chiedere interventi ormai urgentissimi.
«Nel 2019 il nostro settore – dicono – generava un volume d’affari di circa 13,3 miliardi di euro. Nel 2020 ha registrato una perdita pari a circa il 70% del fatturato, mentre si stima che la chiusura dell’anno in corso condurrà ad una perdita di oltre l’80% del fatturato. In assenza di urgenti interventi economici e finanziari si stimano chiusure pari ad oltre il 50% delle imprese attive e la perdita di oltre 40 mila posti di lavoro».
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