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Pochi giorni fa su Il Sole 24 Ore abbiamo potuto leggere a cura di Carmine Fotina la seguente notizia: “Il Governo proverà all’inizio del 2022 a liberare una tranche del Fondo di Sviluppo e Coesione per il ciclo 2021- 2027 pari a 4 miliardi che dovrebbe passare attraverso una delibera del CIPESS relativi ad interventi prevalentemente dedicati alle infrastrutture stradali e in parte a ferrovie e reti idriche. Il FSC – si precisa sempre nella nota – dispone di un volano di risorse di 73,5 miliardi dei quali l’80% per il Sud”.
Il Ministro Franco inoltre ha ricordato, in un incontro formale svoltosi il 9 dicembre alla presenza della Ministra Mara Carfagna e delle Regioni, la rilevante disponibilità di risorse destinate al Mezzogiorno: parliamo, ha precisato il Ministro, di una quota superiore al 40% di circa 380 miliardi (comprensivi delle risorse del PNRR) cui sommare i normali stanziamenti delle leggi di bilancio come i 170 miliardi di euro dei fondi quindicennali stanziati dalle manovre 2017 – 2021 non ancora utilizzati e 71 miliardi della legge di quest’anno. La Ministra Carfagna, giustamente, ha precisato sulla necessità di varare un “metodo PNRR” anche per i Fondi di Coesione e Sviluppo per spendere tali risorse secondo un cronoprogramma preciso, con obiettivi quantitativi e qualitativi predefiniti e procedure semplificate. La Ministra ha parlato anche di 12 aree tematiche su cui lavorare per una programmazione quanto più partecipata con tutti i livelli istituzionali coinvolti; in particolare le 12 aree tematiche annunciate sono:
• Ricerca e innovazione
• Digitalizzazione
• Competitività delle imprese
• Energia
• Ambiente e risorse naturali
• Cultura
• Trasporti e mobilità
• Riqualificazione urbana
• Lavoro e occupazione
• Sociale e salute
• Istruzione e formazione
• Capacità amministrativa
Senza dubbio grande impegno programmatico ed encomiabile attenzione al coinvolgimento di chi, direttamente o indirettamente, è preposto poi alla concreta gestione delle scelte, alla concreta messa a terra dei vari impegni progettuali.
Tutto questo interessante confronto tra organo centrale ed organo locale, tutte queste dichiarazioni sulla volontà del Governo ad anticipare una somma di 4 miliardi del Fondo di Coesione e Sviluppo 2021 – 2027 e di destinarle ad interventi nel Sud, avrebbero trovato un apprezzamento convinto e diffuso da parte di tutti coloro che erano presenti all’incontro se il Ministro dell’Economia e delle Finanze non avesse fornito, alla fine dell’incontro, questo dato: “secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato l’andamento dei pagamenti del Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020 non supera la soglia dell’8%. (8% di 54 miliardi è circa 4 miliardi di euro)” Questa volta non sono dati di un quotidiano informato come Il Sole 24 Ore ma sono dati ufficiali della Ragioneria di fronte ai quali si rimane non solo sconcertati ma, addirittura, convinti sempre più che il vero primo impegno del Governo, delle Regioni non debba essere quello di continuare a “programmare” o a “descrivere un futuro”, quanto quello di essere in grado di attuare concretamente i programmi e di essere in grado di dare corso davvero alla spesa. Voglio ancora una volta ricordare che:
• i circa 209 miliardi del PNRR dobbiamo spenderli entro il 31 dicembre del 2026
• i circa 73 miliardi del Fondo di Coesione e Sviluppo 2021 – 2027 dobbiamo spenderli entro il 2027 con un abbuono di altri 3 anni (cioè entro il 31 dicembre del 2030)
mentre i circa 30 miliardi di euro (vedi Tabella di seguito riportata) del Fondo Sviluppo e Coesione del Programma 2014 – 2020 dobbiamo spenderli entro e non oltre il 31 dicembre del 2023.
Come ho avuto modo di ricordare in una mia precedente nota trattasi di un vincolo impossibile, infatti il Ministero dell’Economia e delle Finanze, conoscendo la reale capacità di spesa sia dei Dicasteri che delle Regioni ha inserito, nel triennio, una disponibilità di cassa globale di soli 7 miliardi. È utile ricordare che di tali risorse l’85% va alle Regioni del Sud e quindi trattasi di una assegnazione di circa 26,5 miliardi di euro.
Tutto questo accadeva alla fine del 2019 e nel 2020; ma da ormai due anni nessuno, escluso ripeto le mie denunce e quelle più volte riportate dal Quotidiano del Sud, sia a livello centrale che regionale, aveva sollevato una simile emergenza, una simile criticità: il Mezzogiorno in realtà si avvia, in modo irreversibile, verso la perdita sicura di 26,5 miliardi di euro. Pochi giorni fa ho riportato come esempio il caso della Regione Calabria: su una dotazione assegnata dal Fondo di Coesione e Sviluppo nel 2014 di 2.379 milioni di euro risultavano impegnati fino a pochi mesi fa contrattualmente solo 698 milioni di euro e spesi concretamente forse solo 300 milioni di euro.
Quindi cerchiamo di mettere la massima attenzione su quanto non siamo riusciti a spendere in quasi sette anni perché questa incapacità nella spesa oltre a creare un danno rilevante rischia, a mio avviso, di compromettere il confronto in corso per la definizione del Programma 2021 – 2027, infatti è utile ricordare che ancora non abbiamo il quadro definitivo delle risorse di tale Fondo, come anche i possibili 4 miliardi di anticipazione fanno parte solo di una speranza.
Gli incontri con le Regioni, la dichiarazione di nuovi approcci metodologici nella gestione delle risorse, il continuo monitoraggio sui vari Capitoli di spesa, sono tutti atti condivisibili ed apprezzabili ma ricordiamo che il fattore tempo non perdona e l’indicatore reale dell’avanzamento di un atto programmatico è la capacità della spesa: dal 13 luglio 2020 (data di condivisone del Recovery Plan) conosciamo in modo analitico il quadro delle proposte progettuali, alla fine di febbraio di questo anno abbiamo effettuato un’ulteriore verifica e da quasi due anni conosciamo la stasi del Programma 2014 – 2020 per cui il vero ed unico obiettivo attuale è la reale e misurabile attivazione della spesa.
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