Mario Draghi
5 minuti per la letturaCon la manovra il governo interviene con 3,8 miliardi contro i rincari di luce e gas, ed è pronto ad aggiungere nuove risorse qualora l’andamento dei prezzi non dovesse stabilizzarsi. Ma «gli aiuti non sono infiniti, serve una soluzione strutturale e una riflessione sul prezzo dell’energia». Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha illustrato la strategia del governo contro il caro-bollette durante le comunicazioni al Parlamento in vista della riunione oggi a Bruxelles del Consiglio europeo.
Da giugno ad oggi, ha ricordato il premier, il governo ha stanziato 4 miliardi per sterilizzare i rincari. Con i 3,8 miliardi previsti nella legge di Bilancio, «per il primo trimestre 2022 – ha spiegato – annulliamo gli oneri generali di sistema per le utenze elettriche domestiche, per le piccole attività commerciali, per le microimprese; riduciamo al 5% l’aliquota Iva e abbattiamo gli oneri generali di sistema per il gas; e per i cittadini più poveri e in gravi condizioni di salute, c’è quasi un miliardo per rafforzare le agevolazioni».
Per il premier il problema va affrontato a livello europeo: «Penso alla proposta di stoccaggi integrati di scorte strategiche di gas. Al momento manca un accordo, ma è opportuno che il Consiglio continui a occuparsene anche nelle prossime riunioni. Auspichiamo che il terzo pacchetto gas, presentato dalla Commissione, venga attuato rapidamente».
Intanto le misure cui il governo affida il contenimento dei rincari saranno dettagliate negli emendamenti dell’esecutivo che, attesi per ieri in Commissione Bilancio del Senato, dovrebbero essere depositati oggi. In particolare 1,8 miliardi serviranno ad annullare gli oneri generali di sistema per le utenze fino a 16kwh, 600 milioni per abbassare l’aliquota Iva del gas al 5%, mentre vengono azzerati per tutti gli oneri di sistema per il gas. Altri 900 milioni, poi, saranno destinati ad annullare gli aumenti per le famiglie svantaggiate. Allo studio anche la possibilità di concedere la rateizzazione delle bollette come ulteriore strumento per mitigare l’effetto dei rincari su famiglie e imprese.
Ieri al Mef, il ministro Daniele Franco, la viceministra Laura Castelli, e i tre relatori alla manovra – il presidente della commissione Bilancio del Senato, Daniele Pesco (M5s), Vasco Errani (Leu) e Erica Rivolta (Lega) – hanno lavorato alla limatura dei provvedimenti. Nel pacchetto di emendamenti a firma del governo anche quello che ripartisce gli otto miliardi per il taglio delle tasse tra Irap (un miliardo) e Irpef (sette miliardi), la decontribuzione per i redditi fino a 35mila euro, le misure per gli enti locali in dissesto: da Napoli a Palermo, da Torino a Reggio Calabria.
Sul tavolo restano ancora da sciogliere alcuni nodi: Superbonus e cartelle esattoriali i più ingarbugliati. Per quanto riguarda il primo, bisogna considerare l’impatto finanziario dalla misura dal 2023 in poi. Mentre sul rinvio delle cartelle esattoriali al 2022 si è fatto più forte il pressing del centrodestra: alle voci di Fratelli d’Italia e Forza Italia – che aveva minacciato di non votare la manovra – si è unita quella della Lega. «È necessario rinviare i tempi di pagamento delle nuove cartelle esattoriali, prorogare al 2022 la rottamazione ter e il saldo e stralcio scaduti ieri, aprire una nuova rottamazione quater per gli anni 2018 e 2019 – ha affermato Matteo Salvini – Solo così sarà possibile garantire la ripresa del Paese e dare un aiuto concreto a famiglie e imprese». Il punto di caduta potrebbe essere la possibilità di pagare in 180 giorni le cartelle notificate tra gennaio e marzo 2022.
I tempi della manovra sembrano quindi allungarsi: in Commissione non si voterà prima di venerdì. Ma la data per l’approdo in Aula resta al momento confermata per il 21, con il voto finale di Palazzo Madama fissato per il giorno successivo.
I relatori, intanto, starebbero lavorando alla riformulazione di un pacchetto per la scuola – che “guadagna” circa 200 milioni, di cui 30 milioni provenienti dal fondo per le modifiche parlamentari e 170 milioni stanziati in aggiunta dal governo – sulla proroga di sei mesi dello stop della Tosap, l’abbassamento dell’età contributiva per l’Ape social degli edili, l’apprendistato, il terremoto e le alluvioni, il ‘reddito di libertà’, l’autismo e i disturbi alimentari. Allo studio anche la possibilità di alzare il tetto di spesa di 5mila euro previsto per il bonus mobili. Ed è probabile anche l’introduzione in legge di bilancio di un nuovo fondo per le emergenze Covid che dovessero presentarsi nel 2022.
La prossima settimana il governo sarà impegnato anche sul fronte Recovery Plan. Draghi ha annunciato al Parlamento la riunione di una cabina di regia per approvare lo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Nel documento – ha spiegato – sarà illustrato lo stato di realizzazione del Piano: le riforme intraprese; gli investimenti avviati; gli organi preposti al controllo e alla valutazione delle misure». Il governo farà il punto anche sui 51 obbiettivi da realizzare entro la fine dell’anno, «che – ha assicurato il premier – sono in larga parte già acquisiti (ne mancherebbero 7-8, secondo quanto riferito dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli), e che siamo certi di raggiungere tutti nei tempi previsti».
Oggi, intanto, i riflettori sono puntati sulle piazze di Roma, Bari, Palermo, Cagliari e Milano per le manifestazioni che accompagnano lo sciopero generale di otto ore indetto da Cgil e Uil. Divisi nelle piazze, con la Cisl che ha bocciato l’iniziativa di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri e scenderà sabato in piazza Santi Apostoli per una manifestazione «responsabile e costruttiva», i tre sindacati si ritroveranno la prossima settimana di fronte a Draghi per discutere di pensioni. E il premier ha affrontato la questione dello sciopero per la prima volta pubblicamente ieri pomeriggio durante la replica al Senato: «Da parte del governo – ha affermato – non c’è stata alcuna volontà punitiva verso i sindacati. Tanto che lunedì o martedì abbiamo convocato un tavolo sulla possibile riforma delle pensioni, C’è volontà di colloquio, confronto, ascolto, come abbiamo fatto sulla sicurezza sul lavoro».
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