Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto
8 minuti per la letturaIl 29 gennaio 2020 in una mia nota sulla Regione Calabria ricordai che “Siamo in realtà di fronte ad una grande occasione utile per riattivare una macchina ferma ormai da oltre sei anni e completamente priva di ogni riferimento strategico capace di dare un respiro adeguato ad una Regione che, non solo è ricca di potenzialità non capite e non utilizzate, ma che si avvia verso una grave decrescita irreversibile e precisai che il primo atto doveva essere quello di esaminare le cause e le motivazioni che in modo particolare negli ultimi sei anni non avevano consentito un adeguato e concreto utilizzo delle risorse programmate dallo Stato e contestualmente andava effettuata una verifica del mancato utilizzo delle risorse comunitarie legate ai Fondi PON e POR”.
Infatti un primo dato davvero preoccupante era proprio quello relativo all’utilizzo da parte della Regione Calabria dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale (FESR) e dei Fondi Europei di Sviluppo Sociale (FES): su una dotazione assegnata nel 2014 di 2.379 milioni di euro risultavano impegnati contrattualmente solo 698 milioni di euro e spesi concretamente forse solo 300 milioni di euro ed ora, se non si vogliono perdere i due miliardi restanti, bisognerà spenderli tutti entro il 31 dicembre del 2023 grazie alla regola conosciuta come N + 3 (una regola che consente di utilizzare i fondi entro tre anni dall’impegno a bilancio).
Quindi il primo obiettivo per la gestione regionale, quella diretta dalla amica Jole Santelli, doveva essere quello di effettuare un miracolo: spendere, ripeto spendere e non impegnare, 2 miliardi di euro in tre anni quando in cinque anni se ne erano spesi appena 300 milioni.
La Presidente Santelli cercò subito di sbloccare i fondi rientranti nei POR e sollecitò i Dicasteri competenti a dare immediato avvio ai progetti inseriti nei PON. Ora tocca al nuovo Presidente Occhiuto seguire questo obbligato obiettivo ed in questa azione occorre che con la massima urgenza si apra un confronto con l’organo centrale e si chiariscano, una volta per tutte, le responsabilità nel mancato avvio di interventi che, per una Regione con un PIL pro capite inferiore a 20.000 euro (la metà di quello della Regione Lombardia), sono essenziali per evitare quello che da almeno sei anni denuncio: la crisi irreversibile dell’assetto socio economico della Regione Calabria.
Lo so non sarà facile per il nuovo Presidente Occhiuto concentrare l’attenzione su pochi interventi ma, purtroppo, una frantumazione o una articolazione delle proposte su micro interventi significa non essere in grado di “spendere” le risorse entro e non oltre il 31 dicembre del 2023. Le opere che ritengo utile indicare sono note e programmate da almeno 30 anni, ripeto perché sembra un dato incredibile: trenta anni, e riguardano essenzialmente cinque interventi:
1. il completamento dell’asse stradale 106 Jonica
2. l’adeguamento funzionale dell’asse ferroviario jonico
3. la trasformazione del porto di Gioia Tauro da solo porto transhipment in piastra logistica intermodale
4. un rilancio organico dei nodi aeroportuali di Crotone, Lamezia e Reggio Calabria
5. una reinvenzione funzionale del Parco del Pollino
cinque proposte e non 78 (settantotto) come quelle inserite sin dal 2014 nei vari Programmi del Fondo Sviluppo e Coesione.
Non ho parlato dell’asse ferroviario ad Alta Velocità Salerno – Reggio Calabria perché tale opera è inserita già nel PNRR e dei sette lotti, già definiti programmaticamente da Rete Ferroviaria Italiana, per ora partono, perché supportati finanziariamente, solo quelli relativi alla Salerno – Battipaglia e alla Battipaglia – Praia, cioè tutti interventi non ubicati in Calabria. Sicuramente qualcuno obietterà ma l’obiettivo è quello di cominciare a ridurre i tempi di percorrenza tra la Calabria ed il resto del Paese, non credo sia d’accordo il Presidente Occhiuto perché i miliardi di opere realizzate in Calabria producono occupazione, producono posti di lavoro in Calabria. Quindi non ho parlato di tale opera perché sarà compito della nuova Giunta rivendicarne la realizzazione organica e non per lotti.
Non ho parlato del Ponte sullo Stretto perché è impossibile convincere uno schieramento politico come il Partito Democratico e come il Movimento 5 Stelle che hanno appoggiato in modo unanime la irreversibile decrescita dell’intero Mezzogiorno; dispiace per il PD che, specialmente nell’ultimo anno aveva dato segni di intelligente ravvedimento proprio sul Ponte; addirittura ribadendo che l’alta velocità ferroviaria senza il Ponte non aveva senso.
Ho invece scelto cinque opere che il Presidente Occhiuto penso riterrà essenziali perché in fondo sono obiettivi strategici denunciati programmaticamente da sempre e rimasti tali e questo non solo per responsabilità dell’organo locale ma, soprattutto, per un vero vuoto strategico dello Stato nei confronti di una realtà territoriale che non vive una fase di stagnazione irrecuperabile ma, addirittura, una triste fase di rassegnazione nel ritenersi ambito privo di crescita.
Analizzando attentamente le 5 proposte ci convinciamo della urgenza e della validità di simili priorità; infatti è davvero inspiegabile che l’intera costa jonica sia priva di un asse viario efficiente ed adeguato alla domanda di trasporto di un numero rilevante di aree urbane, di un numero rilevante di attività produttive, di un numero elevato di centri turistici con forte attrattiva. Ebbene si continua con la logica dei lotti e si dimentica che seguendo tale logica l’asse stradale sarà disponibile non prima di un decennio forse di un ventennio. Invece il completamento funzionale dell’intero asse ha bisogno di uno stanziamento di circa 6,5 miliardi e senza dubbio va avviato per lotti ma contestualmente.
Analogo approccio va seguito per l’asse ferroviario che serve la costa jonica; oggi a tutti gli effetti non risponde in nessun modo alle esigenze di lunga percorrenza, alle esigenze legate al pendolarismo locale, alle esigenze della movimentazione delle merci, soprattutto agro alimentari. In realtà siamo in presenza di una lunghissima costa jonica praticamente non servita da due modalità essenziali come quella ferroviaria e quella stradale e poi parliamo di Livelli Essenziali nelle Prestazioni (LEP), sì parliamo dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti sull’intero territorio nazionale con la funzione di tutelare l’unità economica e la coesione sociale della Repubblica, parliamo di chiare volontà della nostra Costituzione ma che nella Regione Calabria rimangono interessanti riferimenti programmatici, cioè solo interessanti rincorse verso un futuro che mantiene invariato il presente. Su questi due progetti, su queste due linee strategiche esistono elaborati progettuali si tratta solo di trasformarli in progetti compiuti e di garantirne le adeguate coperture.
Sulle altre tre proposte invece c’è da reinventare davvero tutto: la Società Aeroportuale Calabrese (SACAL) solo dal 2017 gestisce i tre aeroporti di Lamezia, Crotone e Reggio Calabria, ma occorre con la massima urgenza un intervento dello Stato per rendere gli attuali impianti adeguati alle esigenze della domanda di trasporto e, soprattutto, integrati davvero con il territorio. Trattasi di impianti aeroportuali strettamente legati anche alla domanda turistica e quindi diventa essenziale una gestione manageriale ed innovativa dei tre aeroporti e non una preferenza per l’impianto aeroportuale con maggiore flusso di aeromobili; purtroppo per anni, fino al 2017, esistevano distinte società gestionali e questo ha penalizzato per molti anni un approccio organico.
In merito alla costruzione di una piastra logistica a Gioia Tauro, una piastra interagente con il porto transhipment, penso sia arrivato il momento di evitare i sistematici comunicati stampa in cui si assicura che il porto ormai è raggiunto anche dalla rete ferroviaria; nell’arco degli ultimi sei anni dai Ministri Delrio, Toninelli, De Micheli e Provenzano si è in più occasioni data piena assicurazione alla interazione tra porto di Gioia Tauro e retroporto, dimenticando che anche se ciò fosse vero (ed in parte lo è) non è quello che serve alla Regione Calabria. Una Regione che movimenta circa 18 milioni di tonnellate di merci all’anno ma i cui benefici prodotti dalla logistica sono tutti a vantaggio di imprese logistiche non certo calabresi, in Calabria rimane appena il 5 – 7%. Gioia Tauro, invece, deve diventare una piastra logistica capace di aggregare i prodotti locali e trasformare, se necessario, parte di quelli provenienti via mare. È inutile continuare ad inseguire siti nell’intera Regione, è inutile continuare ad illudere realtà locali di possibili interporti, di possibili autoporti. Su questo tema occorre senza dubbio effettuare un ulteriore approfondimento ma occorre anche evitare che in questa Regione per il comparto della logistica continui a vincere la logica del Prodotto Esterno Lordo, cioè la logica di chi, almeno per il settore agricolo, viene dal Centro Nord compra i prodotti alla pianta e gestisce l’intero processo logistico.
Infine il Parco nazionale del Pollino di cui ritengo utile elencare alcune componenti perché penso da sole testimonino la incisività strategica sull’intero assetto territoriale: il parco è situato a cavallo tra la Basilicata e la Calabria, si estende per 192.565 ettari di cui 103.915 in Calabria; il Parco interessa 56 Comuni di cui 32 in Calabria. Nel novembre 2015 è stato inserito dall’UNESCO nella lista globale dei geoparchi ed è stato definito “sito patrimonio mondiale”. Ebbene questa ricchezza naturale ricca anche di catene montuose tra cui il Pollino (2.267 metri) rimane solo una ricchezza naturale ricca di iniziative, ricca di programmi, ma priva di un piano organico di rilancio mirato alla ottimizzazione di tante possibili utilizzazioni di questo patrimonio invidiato a livello planetario.
Sicuramente la nuova Giunta, senza dubbio il Presidente Occhiuto cercheranno in tutti i modi di rivendicare per la Calabria quel ruolo che da molti anni, in particolare ripeto ancora negli ultimi sei anni come denunciato più volte dalla compianta Presidente Jole Santelli, è stato ampiamente penalizzato sia a scala nazionale che locale e penso che l’assenza quasi completa di interventi infrastrutturali destinati alla Regione Calabria dal PNRR diventerà la vera occasione per la costruzione di una politica forte e dura nei confronti dello Stato.
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