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Il ministro Roberto Cingolani

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ANCHE il rincaro delle bollette divide l’Europa. È battaglia tra Nord e Sud Europa sulla tutela dei consumatori e i prezzi dell’elettricità. Per il momento, la Commissione Europea sembra accogliere le proposte del Sud contenute in un documento.

«Ci sono Stati che pagano 270 euro a magawattora e altri ne pagano meno della metà: c’è oggettivamente una forte discrepanza. Ognuno di noi ha un problema e serve un compromesso che consenta a tutti di fare la transizione in maniera sostenibile», ha detto il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al margine del Consiglio Energia a Bruxelles.

Durante la riunione, i ministri di Italia, Francia, Grecia, Spagna e Romania hanno presentato ai colleghi Ue un documento per chiedere la revisione della direttiva europea sull’elettricità, che consideri la determinazione del prezzo dell’energia elettrica del mix energetico di ciascun Paese, che è tra le cause della differenza dei prezzi tra gli Stati membri. Questa posizione trova, però, forte opposizione da parte di Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, che, a loro volta hanno presentato un altro documento.

I Paesi del Nord chiedono di esaminare tutte le opzioni, ma solo all’interno del quadro di mercato energetico esistente. Ma sembra passare uno dei punti sostenuti dall’Italia sullo stoccaggio congiunto su base volontaria.

Nel corso del dibattito, la commissaria per l’Energia, Kadri Simson ha, infatti, dichiarato che nel pacchetto Energia, che la Commissione Ue presenterà il 14 dicembre, saranno incluse misure “per l’approvvigionamento congiunto di stock strategici di gas”. Simson ha anche stimato 3,4 miliardi di euro per misure immediate da parte degli Stati.

«Sono state analizzate molte possibilità, si parla di fare uno  stoccaggio comune del gas, si è discusso dell’eventualità di un  sistema regolatore europeo  che tuteli maggiormente il cittadino. Tutte queste soluzioni hanno dei pro e dei contro, non c’è ancora una soluzione identificata», ha chiarito Cingolani.

Questo anche perché «ci sono alcuni Stati che preferirebbero non cambiare le regole, anche perché a loro modo di vedere la bolla dei prezzi del gas potrebbe diminuire nel primo quadrimestre del 2022. Altri Paesi, come Spagna Francia e noi, sono più interessati a rivedere globalmente il meccanismo di tutela del cittadino» sottolinea il ministro.

Durante la riunione dei ministri l’agenzia europea per l’Energia, l’Acer, ha presentato una prima valutazione preliminare sulle cause dell’aumento dei prezzi dell’energia. Un rapporto definitivo sarà presentato ad aprile. Per il momento, tutti i ministri sono concordi sulla correttezza dell’analisi di Acer. Intanto, l’Italia sta già lavorando per affrontare la situazione.

«Per ora il premier ha fatto un’azione per mitigare questo trimestre, credo siano tre miliardi, perché sul caro bollette c’è questa scadenza di marzo-aprile – spiega Cingolani – Quindi per adesso andiamo sulla contingenza ma non si può mitigare ogni trimestre per due-tre anni quindi se dovesse uscir fuori che il gas è strutturalmente più costoso, dovremo lavorare su altri concetti che vanno a vedere il calcolo della bolletta. Abbiamo degli scenari, stiamo facendo le simulazioni». Per l’Italia il problema va quindi risolto in modo strutturale.

Poi, è fondamentale che si acceleri sulle rinnovabili attuali, ma allo stesso tempo «nel medio lungo termine serviranno investimenti e innovazione di alto livello. Per questo la tassonomia deve essere time-dependent, non può essere scritta oggi e valere per cento anni», afferma il ministro rivolgendosi ai colleghi durante la riunione.

L’Italia mostra anche qualche apertura sul nuovo nucleare e esorta a guardare oltre gli obiettivi del 2030 per investire nel futuro energetico delle prossime generazioni.

«La tassonomia deve veramente guardare avanti. Io non sono d’accordo quando sento dire che si debbano escludere il nuovo nucleare o altre forme di tecnologia. Non mi riferisco ovviamente al vecchio nucleare, sia chiaro: prima, seconda e terza generazione in questo momento non le considero tecnologia nuove – conclude Cingolani – Ma credo che, per il futuro dei nostri figli e nipoti, gli small modular reactors e soprattutto la fusione non possano essere fuori da un piano di visione, perché noi stiamo pensando a un futuro energetico molto più avanti che al 2030. Al 2030 la strada è segnata, sicuramente. Noi stiamo pensando a un futuro energetico molto più avanti che al 2030».


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