Mara Carfagna
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L’Italia è determinata a non «sprecare nemmeno un euro» delle risorse in arrivo dall’Europa. La sfida è attuare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza nei tempi stabiliti e mettere il Sud nelle condizioni di intercettare gli 82 miliardi che gli sono stati riservati.
Nel frattempo il Mezzogiorno può continuare a contare sulla decontribuzione del 30% sul costo del lavoro almeno fino al 30 giugno 2022, grazie alla proroga del Temporary framework della Ue, la normativa sugli aiuti di Stato cui la misura è vincolata.
L’obiettivo è renderla strutturale, pertanto in caso di mancato rinnovo degli aiuti di Stato, il governo valuta la possibilità di legarla a un’altra base giuridica in via di definizione.
LA SFIDA PNRR
A Bruxelles per il Consiglio Affari generali dell’Unione europea sulla politica di coesione, il ministro per il Sud, Mara Carfagna ha assicurato che l’Italia farà di tutto per non perdere l’occasione storica di rilanciare il Paese e ridurre il divario tra Nord e Sud. «Siamo determinatissimi nel voler trasformare la coincidenza tra il ciclo 2021-27 delle politiche di coesione e Next Generation Eu in una vera e propria occasione della vita che non intendiamo sprecare». E pronti ad affrontare quella che è la vera sfida, ovvero dare attuazione agli interventi previsti nel Recovery plan nei tempi previsti. La preoccupazione non è peregrina visti i risultati tutt’altro che brillanti del Paese nella spesa dei fondi strutturali e considerando l’impoverimento del capitale umano delle amministrazioni meridionali.
«Dobbiamo mettere tutte le amministrazioni, nazionali, regionali e locali, nelle condizioni di realizzare i programmi di investimento del Pnrr», ha affermato la ministra. Per irrobustire quelle del Centro Sud dovrebbero arrivare a breve i 2.800 profili tecnici selezionati attraverso due bandi di concorso, altri 500 entro la fine dell’anno. «Dovessero emergere altre necessità siamo pronti a intervenire perché l’unico lusso che non possiamo concederci è quello di sprecare questa straordinaria opportunità che l’Europa ha messo in campo. L’Italia deve essere all’altezza». E tutti devono remare nella stessa direzione.
Secondo Carfagna in Europa c’è «grande fiducia nella possibilità che il Mezzogiorno riesca a spendere bene queste risorse». «Non c’è dubbio che l’Italia si trovi in una condizione privilegiata anche grazie all’autorevolezza e alla credibilità del presidente del Consiglio», ha riconosciuto.
GLI INVESTIMENTI NEL MEZZOGIORNO
Il Mezzogiorno è la sfida nella sfida: «Il Sud beneficia del 40% dei fondi del Recovery plan – ha ricordato Carfagna – e questo ci consentirà di intervenire sui collegamenti, a partire da quelli ferroviari, alta velocità, ferrovie regionali, connessioni diagonali ma anche riqualificazione delle grandi stazioni del Mezzogiorno, investimenti nei porti (oltre 1,2 miliardi), investimenti nelle zone economiche speciali». Ci sono poi gli investimenti nella transizione digitale ed ecologica, nella sanità, nella scuola, nella portualità e nella logistica che «consentono di valorizzare la posizione geografica del Sud come piattaforma logistica naturale nel Mediterraneo». «La vera grande sfida – ha ribadito quindi – è mettere il Sud nelle condizioni di intercettare queste risorse, circa 82 miliardi di euro, che per legge sono vincolati al Mezzogiorno».
LA DECONTRIBUZIONE SUD
Intanto per continuare a sostenere l’occupazione meridionale l’Italia notificherà alla Commissione europea la proroga della decontribuzione Sud: «Oggi è stata pubblicata la proroga del Temporary framework fino al 30 giugno 2022 e questa è una buona notizia» perché «ci consente di chiedere la proroga della decontribuzione Sud del 30% almeno fino al 30 giugno», ha spiegato la ministra. «Sono qui – ha aggiunto – anche per chiedere che questa misura possa acquisire un carattere permanente, stabile, duraturo, per consentire al Mezzogiorno di recuperare i posti di lavoro perduti». Di questo ha parlato anche con i commissari europei all’Economia e al Lavoro, Paolo Gentiloni e Nicolas Schmit, cui ha illustrato i benefici che il Sud trarrebbe da una proroga della misura ben oltre i sei mesi.
I FONDI STRUTTURALI
A Bruxelles la ministra ha poi illustrato il lavoro che il governo italiano sta impostando sul prossimo ciclo di programmazione dei Fondi strutturali: «Abbiamo distinto i nostri interventi tra le aree metropolitane, le aree urbane medie e le cosiddette aree interne – ha spiegato – Nelle aree metropolitane proseguirà l’intervento nazionale già avviato nella programmazione 2014-2020, per rafforzare la capacità delle stesse di rispondere ai cambiamenti climatici e alla transizione verso l’economia circolare e per contrastare i fenomeni di disagio socio-economico e abitativo, con un’attenzione privilegiata alle periferie e alle aree più marginali. Nelle aree urbane medie – ha proseguito – si favorirà il rilancio economico, l’incremento del livello dei servizi di base ai cittadini, la transizione verso l’economia circolare. Infine, proseguirà l’azione nelle aree interne, basato su un approccio integrato di interventi di sviluppo locale e di rafforzamento di servizi essenziali (salute, trasporti, istruzione) nell’ambito di un quadro strategico nazionale. In questo approccio sarà essenziale la leadership delle comunità locali e un attivo coinvolgimento sul territorio delle parti economiche e sociali e della società civile».
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