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Mario Draghi e Daniele Franco

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Dalla storica svolta sui Livelli essenziali delle prestazioni – che a regime consentirà a tutti i Comuni, dal Nord al Sud, di garantire gli stessi servizi, colmando lo storico divario nei diritti di cittadinanza – alla non scontata proroga del credito d’imposta per il Mezzogiorno.

Dal rifinanziamento del Fondo di sviluppo e coesione – che riserva l’80% dei fondi al Sud – all’incremento delle risorse per le aree interne. Dalla rinegoziazione delle anticipazioni di liquidità per gli enti locali alle risorse per nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, che andranno a sostenere l’attuazione del Pnrr, soprattutto al Sud; ai fondi per il contrasto del flagello Xylella e per la bonifica dell’area ex Cemerad, in provincia di Taranto.

Alcuni interventi guardano direttamente al Sud, altri hanno un “raggio d’azione” nazionale, ma avranno un impatto più rilevante sul Mezzogiorno rispetto ad altre aree del Paese perché incidono su problematiche che su questi territori pesano più che altrove.

Dalla riduzione delle tasse e dall’aumento degli investimenti di una manovra espansiva arriveranno poi altri benefici per i territori meridionali.

La legge di Bilancio è stata trasmessa alle Camere nella tarda serata di giovedì, dopo oltre due settimane di confronto tra maggioranza e governo sulle misure contenute nel provvedimento. La sessione di bilancio che dovrà portare all’approvazione entro la fine dell’anno prenderà il via martedì al Senato.

La dote per le modifiche parlamentari ammonta a 600 milioni.
Su alcune misure la battaglia è annunciata: per esempio, nel mirino del leader della Lega, Matteo Salvini, c’è il reddito di cittadinanza, con i suoi circa 9 miliardi considerati «uno spreco» e che vorrebbe sforbiciare a vantaggio del taglio delle tasse e le pensioni di invalidità. I Cinquestelle chiedono al governo una «riflessione» sui recenti interventi che riguardano il Superbonus.

L’intervento sui LEP (Livelli essenziali delle prestazioni)

Intanto per il Mezzogiorno la manovra segna un passaggio epocale nella battaglia per la riduzione del divario di cittadinanza. Lo fa introducendo per la prima volta in un testo di legge i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni – “invocati” dalla Costituzione da vent’anni – sugli asili nido e per il servizio di trasporto per gli studenti disabili.

La manovra stanzia le risorse che consentiranno a tutti i Comuni di aumentare gradualmente il numero dei posti negli asili nido, fino ad arrivare a garantire nel 2027 un posto al 33% dei bambini tra i 3 e i 36 mesi. Per dare la misura del gap, la Campania raggiunge appena il 7,4%, a fronte di una Valle d’Aosta che arriva al 31,2%. Per raggiungere l’obiettivo del 33% il Sud deve recuperare ben 106.582 posti (dati Sose).

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia 4,6 miliardi – di cui 2,7 riservati al Mezzogiorno – per la costruzione e la riqualificazione di asili nido e scuole per l’infanzia, i fondi previsti nella finanziaria garantiranno la copertura dei costi di gestione, compresa ovviamente l’assunzione del personale necessario.

In particolare, per il 2022 si stanziano 120 milioni, 175 nel 2023, 230 nel 2024, 300 nel 2025, 450 per 2026, 1,1 miliardo l’anno a partire dal 2027. Nell’assegnazione dei fondi verrà data priorità ai comuni più svantaggiati – e quelli del Sud sono quindi in prima linea – fino al raggiungimento per tutti della soglia minima di copertura del 28,8%. Quando la copertura sarà omogenea, i fondi verranno ripartiti tra i comuni per il raggiungimento del Lep al 33%.

Per rafforzare il servizio di scuolabus per gli studenti con disabilità si stanziano 30 milioni nel 2022, 50 nel 2023, 80 nel 2024, 100 per ciascuno degli anni 2025 e 2026, 120 dal 2027 in poi. Il prossimo anno i Comuni potranno garantire il servizio a 7.248 nuovi utenti, a 12.081 in più l’anno dopo, 19.325 nel 2024, 24.165 nel 2025 e nel 2026, 28.994 dal 2027 in poi. Si punta a raggiungere ovunque il livello di prestazioni della virtuosa Emilia Romagna.

Per sostenere queste misure – cui si aggiungono anche i Leps, i Livelli essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza – viene previsto l’incremento delle risorse del Fondo di solidarietà comunale: si parte con 94 milioni in più per il 2022 e si arriva a oltre un miliardo dal 2030 in poi.

IL CREDITO DI IMPOSTA

Non era scontata la proroga del credito di imposta per le imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive che hanno sede nelle zone assistite di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo. La misura è stata invece prorogata per tutto il prossimo anno: si va fino a un tetto del 25% per le grandi imprese, il 35% per le medie e il 45% per le piccole.

FONDO SVILUPPO E COESIONE

La legge di Bilancio incrementa il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) con di 23,5 miliardi per il periodo di programmazione 2021-2127. Risorse che vanno ad aggiungersi ai 50 miliardi stanziati dalla manovra del 2021, portando la dote complessiva del fondo a 73,5 miliardi: l’80% è destinata per legge a interventi per il Mezzogiorno.

I FONDI PER LE AREE INTERNE

Si aggiungono 50 milioni al fondo da 350 milioni previsto nel Piano complementare al Pnrr per miglioramento dell’accessibilità e la sicurezza delle strade delle aree interne. Per rinforzare la pubblica amministrazione viene finanziato un fondo per le assunzioni a tempo indeterminato (100 milioni nel 2022, 200 per l’anno successivo, 250 milioni dal 2024): nuovo capitale umano e nuove competenze per affrontare la sfida – ardua soprattutto nel Mezzogiorno – dell’attuazione del Recovery plan.

GLI INTERVENTI A SOSTEGNO DEI COMUNI

Si prevede poi saranno soprattutto i comuni meridionali ad avvantaggiarsi della possibilità di rinegoziare le anticipazioni di liquidità “concessa” agli enti locali in manovra: il Mef e Cassa depositi e prestiti potranno modificare i termini di anticipazione di liquidità concesse: in questo modo gli enti locali che hanno contratto mutui potranno avere uno “sconto” sui tassi di interesse, alleggerendo i costi e liberando risorse per altri interventi. I piccoli comuni – con meno di 5mila abitanti – in difficoltà economica potranno far conto su i 50 milioni del fondo istituito dal Mef, e sicuramente gran parte delle richieste di aiuto arriveranno dai municipi meridionali.

Mira alla valorizzazione dei piccoli borghi e delle aree interne – e anche qui c’è tanto Sud – l’intervento che destina in via sperimentale 10 milioni per il 2022 e 10 per il 2023 alla copertura dell’imposta municipale sugli immobili a favore di commercianti e artigiani che iniziano, portano avanti o trasferiscono la propria attività in comuni delle aree interne che contano fino a 500 abitanti.

Ci sono poi 5 milioni l’anno – dal 2022 al 2024 – per finanziare le attività di ricerca del Cnr per il contrasto della Xylella che ha fatto stage degli ulivi pugliesi. Restando in Puglia, 8,8 milioni sono impegnati per il completamento degli interventi di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi stoccati nel deposito dell’area ex Cemerad nel territorio del comune di Statte, in provincia di Taranto.

Lascia a desiderare la ripartizione dei 500 milioni stanziati dal governo per l’abbattimento delle liste d’attesa Covid. Le regioni meridionali sono quelle più in difficoltà a livello sanitario, e sul fronte liste d’attesa i ritardi erano gravi già prima della pandemia, come mostrano i numeri del “turismo sanitario” che ogni anno porta i cittadini meridionali a curarsi nelle altre regioni.

Al Sud è destinato il 33,41% del fondo complessivo, “deviando” da quel 40% che il Pnrr ha imposto nella ripartizione delle risorse per colmare il divario territoriale. In particolare, la Lombardia si aggiudica il 16,78% , pari a 83,8 milioni, segue il Lazio con il 9,59% e 47,9 milioni. L’Emilia Romagna continuerà a incassare più soldi della Puglia: 37,7 milioni contro 32,8. Alla Calabria, una tra le regioni più disastrate, ne andranno 15,7.


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