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L’Italia affida ai sindaci dei suoi circa 8mila Comuni un ruolo da protagonista nella sfida della ricostruzione del Paese attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza: Comuni e Città metropolitane, in qualità di soggetti attuatori, dovranno mettere a terra investimenti e interventi per quasi 50 miliardi.
«Il successo del Piano è nelle vostre mani, come anche nelle nostre. C’è bisogno di cooperazione tra tutti i livelli dell’Amministrazione, nella fase di pianificazione degli investimenti e in quella di attuazione. Questo sforzo deve coinvolgere tutti: Comuni, Regioni, Ministeri».
Nelle parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, di fronte all’Assemblea dell’Anci, c’è un appello alla responsabilità, che chiama in causa tutti; alla fiducia reciproca; all’impegno, ognuno per la sua parte; alla disponibilità a intervenire in corsa laddove le procedure e i meccanismi che devono consentire a tutti, anche ai centri più piccoli, di cogliere «questa opportunità storica» dovessero non risultare adeguati.
Da Nord a Sud i sindaci hanno espresso preoccupazione sulla carenza di capitale umano che mette a repentaglio la progettazione e l’attuazione dei progetti legati al Pnrr. Due numeri per dare la misura dell’emergenza: nei Comuni italiani oggi sono in servizio 361.745 dipendenti, nel 2007 erano 479.233.
La posta in gioco è alta: per l’Italia «si apre una fase nuova», «un’occasione di sviluppo, progettazione, idee che dobbiamo essere pronti a cogliere per i nostri cittadini e per le future generazioni». Dalla transizione digitale a quella ecologica; dagli investimenti nella cultura all’edilizia pubblica; dagli asili nido al sostegno agli anziani più vulnerabili; «il futuro dell’Italia vi vede oggi protagonisti», ha detto “Supermario”: così lo ha chiamato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, invitandolo a salire sul palco per il suo intervento di fronte ai sindaci riuniti a Parma che gli hanno tributato un lungo applauso accompagnato da una standing ovation.
Già la prossima settimana partirà il ciclo di incontri sul territorio con esponenti del governo per un confronto sulle opportunità e la realizzazione del Pnrr: «Siamo nel pieno della sua attuazione», ha sottolineato il premier. Lunedì il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, saranno a Bari per illustrare i progetti per il territorio e le modalità per accedere alle risorse.
La legge di Bilancio per il 2022 dà il suo contributo ai Comuni mettendo in campo, tra le altre, risorse per la manutenzione di viadotti e ponti (1,4 miliardi), per la manutenzione delle scuole (2,7 miliardi). Per quanto riguarda il Pnrr, sono stati approvati, ha ricordato Draghi, 159 progetti di rigenerazione urbana per un investimento di 2,8 miliardi. «Ben oltre il 40% è destinato a interventi per il Sud», ha sottolineato.
Settecento milioni sono stati assegnati ai gestori regionali per la riqualificazione delle stazioni ferroviarie del Mezzogiorno. Nel complesso, ha affermato, tra gli enti territoriali sono stati già ripartiti 21,6 miliardi per interventi infrastrutturali. Sono poi in arrivo i bandi per la costruzione di nuove mense e palestre, per un investimento di 1,3 miliardi; 4,6 saranno destinati alla creazione di 228mila nuovi posti negli asili nido e nelle scuole di infanzia. Un concorso di progetto dovrà poi portare alla realizzazione di 195 scuole innovative su tutto il territorio.
Questi alcuni degli impegni: «Ora – ha detto Draghi – tocca a noi, insieme, trasformare questi progetti in opportunità di crescita e sviluppo». C’è tuttavia la consapevolezza che «non tutti i Comuni sono attrezzati allo stesso modo per affrontare la spinta del Pnrr». Il governo, tra le altre cose, ha messo in campo la semplificazione delle procedure per l’affidamento dei contratti pubblici, il supporto di mille esperiti per aiutare gli enti territoriali ad attuare il Piano. Ed è disponibile a tener conto dei “suggerimenti” dei Comuni. Come quello del sindaco Decaro che al premier ha sottoposto le criticità delle procedure di reclutamento, sollecitandone lo snellimento.
«È l’unica richiesta che le facciamo oggi», ha affermato il sindaco di Bari, incassando la disponibilità del premier. Dall’Anci è arrivata anche un’altra richiesta: «Entro giugno 2022 tutti i ministeri devono assegnare le risorse ai Comuni e noi sindaci ci impegniamo ad aprire i cantieri entro dicembre 2023. Questo è il cronoprogramma per riuscire a fare bene. Fidatevi di noi».
C’è poi una sfida nella sfida, che è quella della riunificazione nazionale e dalla garanzia a tutti i cittadini dei diritti fondamentali sull’intero territorio. Dalla collaborazione con i sindaci, ha affermato la ministra per il Sud, Mara Carfagna, dipende il successo del Piano, «ma anche la vittoria della sfida del Sud come traino della ripresa del Paese». A loro è affidato il successo della “Quota Sud” – che Carfagna ha ribattezzato “Quota coesione” – che dovrà portare alla costruzione di una «nuova visione» del Mezzogiorno, «non più assistito», ma «punta avanzata nella nuova stagione dello sviluppo».
Per centrare l’obiettivo sono quattro, ha detto la ministra, le leve da azionare: la connettività, ovvero i collegamenti fisici e digitali, che nel piano possono contare rispettivamente su 21 miliardi su i 37 destinati alla mobilità sostenibile (il 56%), e 13 miliardi. Il secondo «asse» riguarda i diritti civili e i servizi essenziali come i trasporti, gli asili nido, i rifiuti, l’assistenza sociale. Il divario di cittadinanza tra Nord e Sud non solo, ha affermato Carfagna «è intollerabile in un Paese civile», ma «è una questione di sviluppo, benessere ed efficienza economica». Intanto, sugli asili nido, e anche sul trasporto scolastico degli studenti con disabilità, la legge di Bilancio segna un passo epocale – soprattutto per il Sud – introducendo i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni a vent’anni dalla “richiesta” che la Costituzione formalizza nell’articolo 117.
«Questo ci consentirà in questi due settori di superare il criterio della spesa storica e consentirà ai tutti i Comuni di avere le risorse necessarie per assicurare un posto al nido almeno al 33 % dei bambini residenti entro il 2027 e il trasporto scolastico agli alunni con disabilità indipendentemente dal luogo di residenza o di nascita», ha sottolineato Carfagna. Le Zes costituiscono il terzo asse, che insieme agli investimenti per i porti (1,2 miliardi) e ferroviari contribuiranno «a rendere più attrattivo il sistema economico e produttivo del Mezzogiorno». Ultima leva, le riforme.
Resta la questione del capitale umano da mettere a servizio dei progetti di sviluppo: accanto ai concorsi già avviati insieme al ministero della Funzione pubblica, Carfagna ha annunciato un nuovo intervento «per incrementare la dotazione di profili tecnici – ingegneri, architetti, progettisti ma anche giuristi – a valere sulle risorse del PON Governance».
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