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L'area per la pista da bob per le Olimpiadi di Cortina

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Dalla pista da bob per le Olimpiadi di Cortina alle autostrade e ai collegamenti ferroviari, il Decreto infrastrutture e le decisioni del consiglio dei ministri fanno piovere soldi sul Nordest.

Il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha approvato definitivamente il progetto per la realizzazione del collegamento ferroviario dell’aeroporto “Marco Polo” di Venezia con la rete nazionale. L’opera è inserita nell’elenco degli interventi ferroviari funzionali alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, anche se non potrà essere completata in tempo per quella data, e consentirà la connessione dell’aeroporto attraverso sia la linea di alta velocità che il trasporto pubblico locale. Il costo totale è di 475 milioni di euro, per un tratto di 8 chilometri e mezzo e una stazione sotterranea in aeroporto.

La seconda partita è quella dell’Autobrennero, la A 22 che con una lunghezza di 314 chilometri collega Campogalliano al passo del Brennero, attraversando Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Produce utili annui per circa 70-80 milioni e ricavi che variano tra i 400 e i 500 milioni di euro (considerando tutto il gruppo). Un emendamento al Decreto infrastrutture autorizza una procedura di finanza di progetto che consentirà alle Province autonome di Trento e Bolzano, maggiori azionisti pubblici della società, di varare un mega-intervento da 6 miliardi di euro di ammodernamento. Diventeranno così promotori, potendo godere del diritto di prelazione se nella successiva gara internazionale dovessero spuntare altre offerte più convenienti.

E così otterrebbero la concessione per 30 anni, visto che nel 2014 è scaduta quella in essere, sempre prorogata. E’ un assist del governo alla Regione autonoma per poter continuare a gestire in proprio il nodo viario di collegamento con l’Austria e la Germania.

La terza partita è apparentemente minore, ma avrà una risonanza planetaria. La pista da bob è la chimera del governatore Luca Zaia che l’ha inserita nel 2019 nella candidatura di Cortina per le Olimpiadi della neve 2026. Gli ambientalisti la contestano, perchè impattante nella conca di Cortina dove esiste la vecchia pista “Eugenio Monti” non usata da dieci anni, e molto costosa. Per due anni Zaia ha parlato di un progetto da 85 milioni di euro con annesso parco giochi, una spesa a carico completo del contribuente veneto. Quando il Cio, nel 2020, ha detto che non si impegna per un progetto che esula dalle finalità strettamente olimpiche, il governatore ha ribadito che la pista si farà ugualmente e ha respinto l’invito delle autorità dei Giochi di far svolgere le gare di bob, slittino e skeleton a Innsbruck (Austria). Adesso la Regione Veneto ha optato per una soluzione meno costosa, il rifacimento della vecchia pista, con una spesa di 61 milioni di euro.

Siccome si tratta di una somma comunque importante, ecco l’aiuto dello Stato, grazie a un emendamento presentato da un deputato leghista. E pensare che nelle dichiarazioni ufficiali, il contribuente italiano non avrebbe mai dovuto sborsare un euro per gli impianti di gara, visto che le Olimpiadi dovrebbero autofinanziarsi. Così il Veneto sborserà solo 36 milioni di euro. Nella proposta di candidatura la spesa indicata per l’impianto da bob era di 47,7 milioni di dollari, pari a 39,3 milioni di euro. Adesso i 61 milioni indicano un incremento di 21,7 milioni di euro, pari al 55 per cento in più.

Gli ambientalisti hanno rimproverato alla Regione che la struttura poi non sarà utilizzata, visto che gli atleti del bob in Italia sono solo 14. Sappiamo la fine che ha fatto l’impianto da 110 milioni di euro di Cesana Torinese per le Olimpiadi Torino 2006, chiuso dal 2012. La Regione Veneto ha già calcolato che ogni anno del dopo-Olimpiadi la gestione causerà un disavanzo di esercizio di 400 mila euro. Per questo ha messo da parte 8 milioni di euro, per le perdite dei prossimi vent’anni.

Con il finanziamento statale, dovrebbe avviarsi ora la procedura per eseguire i lavori. Il fatto è che il Veneto è in grande ritardo rispetto al cronoprogramma indicato nel Masterplan olimpico. L’impianto va ultimato per dicembre 2024. Lo ha ammesso anche Zaia.

Nell’inverno 2024-25 dovrà essere fatto il collaudo, con le prove di Coppa del mondo. Perché un anno prima del dicembre 2025 data in cui sarà consegnato al Comitato dei Giochi?

Perché il collaudo non si può fare senza il ghiaccio, e quindi sicuramente non dopo il marzo 2025. Nel cronoprogramma della candidatura c’è scritto che i cantieri si sarebbero dovuti aprire ancora a giugno 2021, per arrivare al fine-lavori 40 mesi dopo, nell’ottobre 2024. La realtà è che nel novembre 2021 non è stato redatto nemmeno lo studio di fattibilità, ma soltanto il “Documento di fattibilità delle alternative progettuali”, previsto dal Codice degli appalti per escludere le ipotesi troppo onerose.

Il via libera allo studio di fattibilità è stato dato solo il 5 ottobre dalla giunta regionale, con due anni e mezzo di ritardo. Per arrivare all’apertura dei cantieri bisogna individuare un progettista (con gara internazionale), stendere il progetto definitivo, fare la Valutazione di Impatto Ambientale, concedere le licenze edilizie, redigere un progetto esecutivo dettagliato, bandire la gara internazionale per scegliere l’impresa di costruzione, infine, aggiudicare l’appalto. E se non dovessero farcela in tempo?


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