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IN soli due anni, tra il 2019 e il 2020, gli stipendi in Italia sono crollati così tanto da tornare persino sotto i livelli del 1990 in relazione al potere d’acquisto. Un salto nel passato di oltre 30 anni ma certamente non in senso positivo: se all’inizio degli anni ’90 l’Italia era il settimo Stato europeo, subito dopo la Germania, per salari medi annuali, nel 2020 è scesa al 13° posto. Non solo: tra i Paesi europei Ocse, l’Italia è l’unico in cui dal 1990 a oggi il salario medio annuale è calato. È la fondazione Openpolis a fare emergere il tracollo economico subìto dalle famiglie, solo in parte spiegabile con la pandemia Covid-19.
PARAGONE IMPIETOSO
«La pandemia – evidenzia infatti Openpolis – ha avuto effetti significativi sul mondo del lavoro. Ha creato più disoccupazione e inasprito molte disuguaglianze socio-economiche preesistenti. Nonostante ciò, osservando l’andamento nel tempo, vediamo che in tutti i Paesi europei, tranne che in Italia, i salari medi annuali sono aumentati».
Il Covid ha colpito tutto il mondo, ma gli stipendi si sono assottigliati solo nel nostro Paese. Secondo l’OIil (Organizzazione internazionale del lavoro), in tutto il mondo la pandemia ha messo alla prova i lavoratori e ne ha peggiorato le condizioni di vita. In Italia, secondo i calcoli della fondazione, tra il 1995 e il 2010 c’è stato un progressivo aumento dei salari, passati mediamente da 37 a 42mila euro annui.
«Un aumento – sottolinea Openpolis – comunque molto lontano da quello delle altre nazioni europee, se pensiamo che il salario medio irlandese, per esempio, è passato negli stessi anni da circa 31mila a quasi 50mila dollari».
IN DUE ANNI IL TRACOLLO
Poi, tra il 2012 e il 2019, la variazione è stata minima, mentre negli ultimi due anni si è registrato il tracollo che ha riportato i salari italiani al di sotto dei livelli del 1990. Così, mentre la Lituania fa segnare una variazione degli stipendi tra il 1990 e il 2020 pari a +276,3%, la Svezia +63%, la Danimarca +38,7%, la Germania +33,7%, la Francia +31,1%, persino la Grecia +30,5% e la Spagna +6,2%, l’Italia addirittura indietreggia: rispetto al 1990, trent’anni dopo le retribuzioni sono calate del 2,9%.
Secondo l’Ocse – riporta ancora Openpolis – in alcuni Paesi europei tra il 2019 e il 2020, nonostante la pandemia, i salari medi annuali sarebbero lievemente aumentati. È, per esempio, il caso dei Paesi Bassi (+2,4%), e di alcune nazioni dell’Europa centrale tra cui la Slovenia (+2,3%), ma anche dei Paesi baltici (soprattutto la Lettonia, con un aumento pari al 7,1%).
L’Italia, al contrario, ha fatto registrare la perdita più importante: -5,9%. «In tutti i Paesi europei Ocse – si legge nel report – fatta eccezione per l’Italia, dal 1990 a oggi il salario medio annuale è cresciuto. In alcuni casi, poi, in maniera molto evidente. L’aumento maggiore si è registrato nei Paesi dell’ex blocco sovietico. In Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, ad esempio, il salario medio annuale è raddoppiato. Ma le percentuali più alte si riscontrano nei Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), dove tra il 1995 e il 2020 i salari sono più che triplicati».
«Ovviamente stiamo parlando di Paesi in cui i salari medi annuali, 30 anni fa, erano molto bassi rispetto a quelli degli altri Stati europei. Se pensiamo alla Lituania ad esempio, il paese europeo Ocse che ha registrato il più ampio miglioramento in questo senso, nel 1995 la retribuzione era pari a poco più di 8mila dollari l’anno. Nel 2020, invece, è salita a circa 32mila. I paesi dell’Europa meridionale come Spagna, Portogallo e, in misura minore, la Grecia hanno invece registrato degli aumenti decisamente più modesti (13,7% per il Portogallo e 6,2% per la Spagna)».
L’EUROPA MERIDIONALE
«Rispetto agli Stati dell’Europa centrale e orientale, che hanno visto degli aumenti salariali consistenti partendo da livelli molto bassi, i Paesi dell’Europa meridionale hanno registrato oscillazioni piuttosto modeste negli anni. In Spagna, per esempio, il salario medio annuale nel 1990 era pari a circa 36mila dollari, mentre nel 2020 è arrivato a 38mila. Una situazione analoga è quella del Portogallo, passato da 25mila dollari di salario medio nel 1995 a poco più di 28mila nel 2020».
«Un po’ diverso il caso della Grecia che, partendo da circa 21mila dollari nel 1995, ha registrato un aumento piuttosto importante fino al 2009 (34mila), per poi calare progressivamente». Fa eccezione l’Italia dove c’è stata solo decrescita delle retribuzioni. E la Caporetto totale, durante la pandemia Covid-19, è stata evitata solo grazie al blocco dei licenziamenti.
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