Il ministro Daniele Franco e il premier Mario Draghi
3 minuti per la letturaLA legge di Bilancio 2022, la prima del governo Draghi, è in via di definizione. Entro venerdi è previsto il via libera al Def da inviare a Bruxelles. Entro il 20, la trasmissione del provvedimento alle Camere. Un disegno di legge molto atteso anche alla luce del quadro sanitario, per fortuna decisamente mutato.
Le novità non riguardano solo il virus. La manovra dell’anno prossimo contiene un autentico salto di parametro: per la prima volta non si parlerà di tagli e nemmeno di austerity, ma di crescita e di sviluppo. Il tradizionale assalto alla diligenza da parte di partiti e gruppi di potere avrà un segno diverso: l’obiettivo non sarà, come al solito, scansare i tagli, ma accaparrarsi la fetta più grande possibile della torta.
LE RISORSE SUL PIATTO
A disposizione ci saranno infatti 23 miliardi di euro: ai 22,5 miliardi dovuti al differenziale tra il deficit tendenziale e quello programmatico rispetto al Pil, che nell’era dello stop ai vincoli di bilancio rappresenta una ragguardevole dote finanziaria tutta da spendere, vanno aggiunte le entrate fiscali, migliori delle attese.
Altre risorse potrebbero emergere grazie al calo del fabbisogno e tra le pieghe del bilancio. L’agenda ancora non è definita e per gran parte della settimana il ministro dell’Economia, Daniele Franco, sarà a Washington per le riunioni annuali del Fondo monetario internazionale e per il G20.
Nel frattempo gli uffici del Mef completeranno la lista dei desideri non solo degli altri ministeri, ma anche degli enti locali, che andranno poi sottoposti al vaglio politico per chiudere il menu.
Di sicuro arriveranno fondi per il rinnovo dei contratti della Pa (in particolare per le nuove carriere e per lo sblocco del salario accessorio) con una spesa prevista di 2 miliardi. Per fissare i livelli essenziali delle prestazioni per asili nido, assistenti sociali e trasporti per i disabili dovrebbe servire un miliardo. Ci sarà la proroga dei bonus edilizi, compreso il Superbonus al 110% fino al 2023, ma si stanno ancora valutando eventuali ritocchi. E ci saranno i fondi per la riforma degli ammortizzatori (compreso il rifinanziamento della Cig per Alitalia nel 2023), un avvio del taglio delle tasse che dovrebbe concentrarsi sul cuneo fiscale, anche se l’intervento dipenderà dalle risorse che resteranno a disposizione.
Per quanto riguarda il cuneo fiscale ammontano ad almeno 6 miliardi gli stanziamenti allo studio, così come altri 6 miliardi sono previsti per il finanziamento dei nuovi ammortizzatori sociali e delle misure per il welfare. Per gli incentivi alle imprese le ipotesi di lavoro predispongono circa 3 miliardi.
PENSIONI, INFLAZIONE E RDC
Il capitolo più oneroso sarà quello delle pensioni, e non tanto per attutire l’uscita da Quota 100 (a partire dal rafforzamento dell’ape sociale). Secondo le ipotesi allo studio servirebbero circa tre miliardi per attuare uno schema di graduale innalzamento dell’età di ritiro prevedendo deroghe per i lavoratori usuranti.
Da disinnescare in manovra anche la mina della rivalutazione in linea con l’inflazione di 22,8 milioni di assegni pensionistici, voce che si preannuncia più cara dello scorso anno alla luce delle recenti fiammate dell’energia che spingono al rialzo l’indice sui prezzi al consumo. Per allinearli al caro-vita servirebbero 4 miliardi di euro. La decisione andrà bilanciata con gli altri interventi.
Insieme alla manovra dovrebbe arrivare anche il classico decreto fiscale collegato, in cui potrebbero entrare le cartelle esattoriali (e forse l’avvio della riforma della riscossione, che potrebbe però trovare posto in manovra) ma anche il rinnovo dell’indennità di quarantena per 900 milioni a valere su quest’anno e probabilmente anche un ulteriore rifinanziamento del reddito di cittadinanza, con la platea che è lievitata durante la pandemia.
Sul reddito ancora si attende l’esito del lavoro della commissione guidata da Chiara Saraceno, ma sul tavolo ci sono alcune idee di modifica, a partire dal riequilibrio del beneficio nei confronti delle famiglie numerose.
Ma anche sul reddito gli alleati hanno posizioni opposte, con il centrodestra che punta invece a un ridimensionamento della misura bandiera del M5S. Da finanziare poi le misure per la sanità, in primis l’acquisto di nuovi vaccini. Si ragiona su una cifra intorno ai 2 miliardi. Per le spese indifferibili servirebbero almeno 2 miliardi.
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