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Lavoratori in una fabbrica

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L’Italia è penultima in Europa per numero di occupati, fa peggio solo la Grecia. E, ultima tra gli ultimi, è la Campania, con appena il 40,9% di tasso di occupazione, ma il resto del Mezzogiorno certo non può sorridere guardando i dati del report pubblicato dalla fondazione Openpolis: la Puglia, per esempio, è tra le regioni europee con il più ampio divario di genere in tema di lavoro.

IL QUADRO INTERNAZIONALE

L’Italia è il secondo Paese con il più basso tasso di occupazione e si posiziona 10 punti percentuali al di sotto della media europea. «È anche – si legge nello studio – il Paese con le maggiori differenze occupazionali a livello regionale, ulteriormente inasprite dalla disparità di genere».

Nel report Openpolis analizza il tasso di occupazione spiegandone il motivo: «La disoccupazione – è scritto – riguarda solo parte della popolazione in età lavorativa che non ha un impiego, e specificamente quella che un impiego lo sta attivamente cercando. Ma ci sono anche gli inattivi, ovvero le persone che non lavorano né sono alla ricerca di un lavoro. Analizzare il tasso di occupazione permette, quindi, di quantificare la porzione di popolazione che sta effettivamente svolgendo un lavoro. Da questo punto di vista, l’Italia si trova in una posizione difficoltosa all’interno del panorama europeo».

Infatti, con un tasso di disoccupazione del 9,4% nel 2020, l’Italia non è distante dalla media europea del 7,2%. Eppure, è penultima in tutta Europa per il tasso di occupazione: fa peggio solamente la Grecia. Nel 2020, meno del 60% della popolazione in età lavorativa risultava occupata, oltretutto con un leggero peggioramento rispetto al 2019: sono 1,1 punti percentuali in meno rispetto al tasso del 2019, pari al 59%.

«In quanto al tasso di occupazione nazionale – si legge ancora – l’Italia si posiziona al di sotto della maggior parte dei Paesi dell’Europa meridionale e piuttosto lontano anche dai Paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria e Romania, dove pure le condizioni lavorative sono spesso difficili».

LA SITUAZIONE A LIVELLO LOCALE

Sono importanti le differenze anche tra le regioni europee: si passa dall’81,5% di popolazione occupata nella regione finlandese dell’Åland al 40,9% della Campania, fanalino di coda. Il resto del Mezzogiorno, però, non mostra dati migliori.

«Ad eccezione di alcuni territori europei localizzati al di fuori del continente (Ceuta, Réunion, Mayotte e Guyana francese), Puglia, Sardegna, Calabria e Sicilia sono le uniche regioni europee in cui meno del 50% della popolazione in età lavorativa risulta occupata» si legge nel monitoraggio.

Per quanto riguarda il confronto tra le regioni italiane, al primo posto per tasso di occupazione c’è la Provincia autonoma di Bolzano, che registra un tasso superiore al 70%, ai livelli di molte regioni dell’Europa settentrionale. «Rispetto alla Campania c’è una differenza di ben 30 punti percentuali, e questo fa dell’Italia il Paese più eterogeneo in quanto a tasso di occupazione», aggiunge Openpolis. In nessun altro Stato europeo, insomma, le differenze tra regioni, in quanto a occupazione, sono significative come in Italia. La macroregione italiana del Nord-Est è quella con il più alto tasso di occupazione (67,5%), seguita dal Nord-Ovest (65,9%), dal Centro (62,7%) e, a maggiore distanza, dal Sud (44,6%) e dalle isole (43,7%).

DISUGUAGLIANZE AMPLIFICATE DAL COVID

«Come nel resto del continente – si legge nel report – anche in Italia la pandemia ha avuto un impatto sul mondo del lavoro. Rispetto al 2019, il tasso di occupazione del nostro Paese è diminuito di circa un punto percentuale. Fatta eccezione per il Friuli Venezia Giulia, tutte le regioni italiane, seppur con leggere differenze, hanno registrato cali. Una battuta d’arresto che negli ultimi anni stava registrando un lento ma costante miglioramento”.

Ma sono aumentati anche i divari occupazionali di genere, oltre che quelli legati al titolo di studio. Ci sono notevoli differenze di genere: rispetto agli uomini, le donne sono decisamente meno inserite nel mondo del lavoro. Il divario di genere è più significativo nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali e la Puglia è la regione in cui la disparità è più evidente. Sono circa 27 i punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione degli uomini (59,7%) e quello delle donne (32,8%) in Puglia. Una disparità ampia, così come quella che si registra nelle altre regioni del Mezzogiorno, tutte con un divario superiore ai 20 punti.


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