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Niente trasparenze e capo coperto. Ma il tocco di classe c’è e si vede: i colori della costiera amalfitana “vestono” il mondo arabo. L’obiettivo? Essere alla moda a prescindere dai dettami religiosi e culturali che ancora ne regolano usi e costumi. La moda made in Italy apre così le porte all’Islam con collezioni senza barriere nè confini.
È la Campania a veicolare un messaggio di integrazione e multiculturalità. Da Salerno saranno lanciate sul mercato le proposte di caftani da sera con i colori della Costiera Amalfitana o completi in seta fluida blu China fino a un abito evening-sustainable e a una mise realizzata con fili di pelle upcycling, per una moda anche green. Ecco l’arabian style.
Il Mezzogiorno, che dal mondo arabo ha ricevuto influenze ancora oggi evidenti nell’architettura, nell’arte, nel design e nelle tradizioni, è pronto a imporsi sul mercato con abiti di moda islamica di altissima e pregiata qualità.
Tra pret-a-porter di lusso e alta moda le maison delle otto regioni del Mezzogiorno) (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) puntano alla conquista di nuovi spazi all’estero con “Evening Dresses Show”, il salone internazionale di Salerno (ospitato alla Stazione Marittima Zaha Hadid a partire da oggi e fino al 3 settembre) diventato un punto di riferimento per le aziende della moda meridionali nell’ambito del piano Export Sud, con il sostegno di Ice, l’agenzia governativa per la promozione all’estero e per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. “Come back to life”, un ritorno alla vita, quella delle relazioni reali, dopo tanto digitale, è il claim adottato per questa suggestiva edizione.
Trentadue aziende di abbigliamento del Sud hanno prodotto e disegnato un outfit che rispetti i criteri della modest fashion, la linea che propone capi per tutte le donne che amano la moda nel rispetto delle leggi coraniche. È un primo importante esempio di come la creatività tipicamente italiana può fare breccia su abiti più propriamente islamici come i jilbab o i khimar.
IL CALENDARIO
Il calendario di Edshow culminerà la sera di domani con una sfilata collettiva diretta da Titti Baiocchi (MB Agency) che porterà in passerella le sole aziende di abbigliamento con due outfit per brand, insieme alla preview di un nuovo progetto buyer oriented dedicato alla moda femminile per il mondo musulmano. Sarà l’anteprima di un’iniziativa internazionale siglata da Ifta e da South fashion Italia, il consorzio di aziende moda indipendenti, nato in Campania per valorizzare e promuovere, nel mondo, la creatività e lo stile che caratterizzano l’unicità del tessuto produttivo del nostro Sud. Tra i 42 debutti totali saranno per la prima volta a Edshow di Salerno i little black dress di Simonetta Ricciarelli che vara la sua prima collezione di soli tubini neri; i caftani da sera con i colori della Costiera Amalfitana di La Dolce Vista; la capsule Capri di Antoinette Dema; la grande soirée Maria Elena di Terlizzi, di Arianna Laterza, di Ferdinand, all’abito evening-sustainable di Nanaleo, fino all’elegante dark lady della stilista sarda Anna Mattarocci e ai baby smoking di Petit-Teen by Nunzia Corinna.
LE CREAZIONI
Le creazioni in passerella sintetizzano un progetto retail internazionale varato a febbraio da “South Italian Fashion”, il consorzio nato tra le sole aziende moda del Sud. Qualche esempio: il robe-manteau con taglio smoking di Sartoria 74, la petit robe noir di Simonetta Ricciarelli che vara la sua prima collezione Noir fatta solo di tubini neri, i caftani da sera con i colori della Costiera Amalfitana di La Dolce Vista, l’outfit rosso ciliegia con Hijab di pizzo creato da Maja, i completi fluidi di seta blu China di Gianni Cirillo, la gran soirée di Michele Miglionico, di Nino Lettieri, di Ferdinand, di Valentina d’Alessandro, di Maria Elena di Terlizzi, dell’enfant prodige Arianna Laterza, fino all’abito evening-sustainable di Nanaleo e alle mise contemporary muslim che intrecciano fili di pelle upcycling siglate Emoba.
La modest fashion propone capi di abbigliamento per tutte le donne che amano la moda nel rispetto delle leggi coraniche (capo coperto, lunghezze alla caviglia, nessuna trasparenza né silhouette segnate) e rappresenta un mercato in crescita vertiginosa.
Il progetto “Italian Muslim Wear” diventa così una portentosa rampa di lancio per le aziende individuate, pronte a produrre e a commercializzare una nuova Muslim ready couture disegnata e realizzata nei loro laboratori e, al di là del business getta di fatto un ponte tra due culture, già tracciato dalla storia del nostro sud, dove le influenze arabe sono evidenti nell’arte e nelle tradizioni.
Vestire halàl (ovvero ciò che è permesso), ma con eleganza. Questa la sfida che le donne musulmane lanciano agli stilisti italiani. In fondo, la moda va dove i soldi girano. Alla serata assisteranno 100 tra compratori e distributori italiani, ma soprattutto 40 operatori stranieri (31 buyer e 9 giornalisti) invitati da Ice, provenienti da 15 Paesi. In palio 500 miliardi di dollari, questi i numeri di un mercato potenziale, secondo la Camera della Moda Italiana. Non resta che vincere la sfida dopo che adesso è stata accettata.
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