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IL 29 giugno scorso il giornale “Il Sole 24 Ore” ha pubblicato un articolo di Carmine Fotina dal titolo “Sud, al via il riassetto del Fondo di Coesione: 79 miliardi in 12 obiettivi”. Ho aspettato un po’ di giorni prima di scrivere queste mie considerazioni perché ero sicuro che l’ex Ministro del Mezzogiorno Barbara Lezzi e l’ex Ministro, sempre del Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano avrebbero pubblicato immediatamente una smentita, addirittura, avrebbero attivato una formale procedura contro “Il Sole 24 Ore” invece nessuna reazione.
Il motivo della reazione da parte dei due ex Ministri era, a mio avviso, scontata, nell’articolo, infatti, si forniva finalmente un dato da me più volte riportato e rimasto sempre discutibile, invece nell’articolo si legge: “per cercare di migliorare performance di spesa drammatiche, che per il ciclo 2014 – 2020 fanno segnare appena un 7% (sette per cento) di pagamenti rispetto alle risorse programmate, l’idea è incardinare presso ogni amministrazione titolare di risorse Ministeri, Regioni o città metropolitane uno specifico Piano Sviluppo e Coesione.
Secondo la Delibera del CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) i nuovi piani dovranno contenere interventi in 12 aree tematiche”. In realtà finalmente sappiamo che dell’importo di 54 miliardi di euro Del Fondo Coesione e Sviluppo 2014 – 2020, cioè in sei anni, sono stati erogati appena 3,8 miliardi di euro e invece i due ex Ministri prima richiamati avevano assicurato una corretta evoluzione della spesa; in realtà era solo una corretta evoluzione dell’impegno, cioè una banale sommatoria di annunci.
Ma, sempre nell’articolo, si dava conto di una verifica analitica di tutte le risorse autorizzate nei vari periodi 2000 – 2006, 2007 – 2013, 2014 – 2020; ebbene da questa analisi capillare delle risorse è emersa una disponibilità di circa 32 miliardi di competenza dei vari Dicasteri e 47,5 miliardi delle Regioni e quanto prima si disporranno i dati anche delle aree metropolitane. In particolare il quadro delle risorse confluite nei Piani di Sviluppo Coesione (PSC) approvati dal CIPESS nella seduta di aprile 2021 è il seguente (vedi tabelle). Guardando attentamente le disponibilità finanziarie delle Regioni del Centro Nord scopriamo che circa il 19% è allocato in tali realtà territoriale; siamo in realtà preoccupati che circa 9 miliardi di euro siano davvero spesi mentre le risorse restanti destinate al Mezzogiorno pari a circa 38,5 miliardi di euro non lo siano in tempi quanto meno comparabili.
La vera preoccupazione va sempre ricercata nella capacità della spesa; se il Centro Nord riesce ad attivare la spesa entro un preciso arco temporale ed il Mezzogiorno per lo stesso periodo non riesce ad attivarla si ha una crescita del PIL pari allo 0,7% per il Centro Nord e per il Sud si amplifica ulteriormente il gap.
La proposta di incardinare presso ogni amministrazione titolare di risorse, Ministeri, Regioni o città metropolitane, uno specifico Piano Sviluppo e Coesione, è senza dubbio condivisibile in tal modo si rende più immediata la identificazione delle responsabilità di chi è realmente preposto alla corretta erogazione della spesa ma, ripeto, bisogna evitare che, pur in presenza di scostamenti tra Centro Nord e Sud, non scatti automaticamente un immediato azzeramento delle risorse allocate ad una determinata Regione inadempiente ed immediato subentro delle competenze dell’organo centrale.
Voglio in proposito richiamare l’attenzione su un vero e drammatico paradosso: stiamo dichiarando ormai da un anno il grande successo ottenuto con la disponibilità della Unione Europea ad assicurare un volano di risorse a fondo perduto attraverso il PNRR pari a 68,9 miliardi di euro e scopriamo oggi una disponibilità di 79 miliardi ed una ulteriore disponibilità di prossima assegnazione del Programma 2021 – 2027 del Fondo di Coesione pari a circa 50 miliardi. Allora scatta davvero una denuncia grave sulla incapacità del nostro Paese nell’attivare concretamente la spesa, una incapacità che negli ultimi sei anni ha raggiunto livelli patologici irreversibili.
Questo paradosso fa paura e impone una immediata verifica sui punti critici della intera macchina dello Stato che in realtà, essendo risorse che per l’ottanta per cento riguardavano il Mezzogiorno, ha praticamente deciso di annullare una crescita dell’intero territorio meridionale di circa il 4% del PIL.
Siccome ora sappiamo, finalmente, tutti i dati e tutte le allocazioni delle risorse disponibili non ci sono più alibi per “attendere”, per “programmare”, per “definire”, occorre che il Presidente Draghi decida una precisa scadenza, 30 – 60 giorni, in cui i vari responsabili della attivazione della spesa assicurino una misurabile agenda delle operazioni; il mancato rispetto delle varie cadenze temporali dovrebbe comportare, automaticamente, un trasferimento delle competenze al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Questa volta penso che una simile denuncia dovrebbe preoccupare tutti coloro che direttamente o indirettamente sono preposti nella gestione della spesa pubblica.
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