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Potrebbe essere il carburante della ripresa, la scintilla che rimette in moto il Paese. Il jolly da calare al momento giusto per ripartire dopo un lungo stallo. Il Superbonus 110% per le ristrutturazioni dell’edilizia.

Chi lo ha ideato – il precedente governo, Decreto rilancio 2020 – non aveva previsto che senza semplificare le procedure in pochi ne avrebbero usufruito. C’era l’idea, mancava il libretto delle istruzioni.

Ora, dopo la quinta modifica in poco più di un anno, sono saltati alcuni macchinosi passaggi. Non serve più la dichiarazione di conformità edilizia che avrebbe intasato di richieste gli uffici. Basta una Cila, la comunicazione di inizio lavori asseverati

Il settore, filiera compresa, mette insieme un milione e mezzo di professionalità diverse. Le ultime semplificazioni al Superbonus 110% sono nate sotto una spinta corale, hanno generato persino euforia nel settore. Così che le imprese ora non riescono a star dietro alla produzione e agli ordini mentre il costo della materia prima continua a salire.

DUE MILIARDI E MEZZO 18,560 INTERVENTI

L’ultimo rapporto basato su dati Enea-Mise e pubblicato dall’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, fotografa la realtà al 3 giugno scorso: gli interventi legati alla misura fiscale introdotta nella scorsa primavera sono 18.560, pari a 2,5 miliardi di euro.

Un numero che contiene gli effetti benefici che deriveranno dalle ultime modifiche e tra questi, appunto, la possibilità di iniziare i lavori con una semplice Cila. Un passaggio strategico. “Dobbiamo augurarci che durante la conversione in legge il decreto non venga modificato – è la premessa del presidente Ance – è un intervento che impatta su tutta la filiera. Senza l’ultima revisione non sarebbe possibile centrare gli obiettivi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico”.

La moltiplicazione dei tubi innocenti è felicemente iniziata. Ripartono i lavori per eliminare le barriere architettoniche, si snelliscono i faldoni con le pratiche che intasavano gli uffici comunali.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Il presidente Buja vede nubi all’orizzonte. “Innanzitutto il caro-materiali. Perché con questi aumenti sproporzionati anche i tempi di riferimento rischiano di saltare.  La materia prima oggi manca e gli incentivi per unità abitativa previsti (50mila euro per singola unità residenziale; 40mila per immobili fino a 8 unità; 30mila ad unità con più di 8 abitazionii, ndr) – potrebbero risultare insufficienti a coprire le spese.

“Si rischia di non rispettare – continua il presidente Ance – gli indicatori previsti dalla norma. Oggi noi siamo tenuti ad adeguarci ai listini Dei, la società che pubblica il prezzario delle opere edili e ai listini delle regioni. I prezzi di riferimento possono infatti cambiare da regione da regione a seconda delle normative. E sono listini vecchi, non aggiornati. Le faccio un esempio: l’ultimo bollettino pubblicato dalla Dei nel gennaio scorso ha interrotto il rilevamento dei prezzi all’ottobre 2020 ma gli aumenti ci sono stati a partire d novembre. Non sono stati ancora rilevati. Non è un particolare da poco. I tecnici incaricati dovranno esprimere un parere di congruità. Se dopo i controlli ci saranno difformità rilevanti si rischiano le penali …in alcuni casi penali pari all’importo totale delle agevolazioni”.

Il ritardo nella consegna dei materiali resta l’altro principale problema. Si parla di estensione dei benefici anche al 2023. Al momento il decreto parla di “ultimazione lavori entro giugno 2022, se si tratta di condomini 31 dicembre.

Se si aprisse oggi un cantiere per un immobile di media grandezza quanto tempo passerebbe per avere a disposizione la materia prima? “Se dico dicembre non mi sbaglio di molto…”, è la risposta del presidente Buja. Come se ne esce? “Con un intervento che abbiamo già chiesto, un meccanismo revisionale che per quanto riguarda le materie prima tenga conto della revisione dei prezzi”. Ci sarebbero poi le polemiche sul presunto condono. “Questo decreto dice solo che per taluni interventi non è più richiesto la certificazione di conformità edilizia ma la Cila, non sana in alcun modo gli abusi”.

CASA: EFFETTO INCENTIVI, IL 30% DELLE FAMIGLIE RISTRUTTURA

La ripresa questa volta non passa da una colata di cemento ma al contrario da misure che riducono il rischio sismico e portano ad un risparmio energetico. La pandemia e gli incentivi spingono in questa direzione. Il 30,6% delle famiglie (quasi 8 milioni di famiglie) dichiara di voler effettuare interventi di ristrutturazione dell’abitazione principale o di altre abitazioni possedute nei prossimi 12 mesi.

Lo dice il 14° Rapporto sulla finanza Immobiliare di Nomisma, anche se, in relazione all’effettiva “capacità reddituale” delle famiglie, “le intenzioni credibili di ristrutturazione si assottigliano a 3,5 milioni di famiglie, risultando pari al 13,4%”. La pandemia ha fatto “riscoprire l’importanza e l’urgenza di vivere in un ambiente confortevole e adeguato alle diverse necessità”. Le riqualificazioni edilizie con le diverse misure di sostegno, tra cui il Superbonus 110%, vanno in questo senso.


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