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Un treno ad alta velocità

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Gli scippi per il Sud non finiscono mai. E sarà per questo, per questa consolidata attitudine a penalizzare il Mezzogiorno nella distribuzione delle risorse nazionali, che 32 parlamentari hanno agito in maniera preventiva e presentato in Commissione bilancio un emendamento al cosiddetto decreto Fondone. Per evitare “brutte sorprese” si chiede che vengano riconosciuti al Sud gli accordi pattuiti tra il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi e la Commissione europea. E che dunque il 40% dei finanziamenti erogati tramite il Recovery Fund vada al Mezzogiorno. Il timore è che la destinazione d’uso delle risorse venga spalmata su mille rivoli o cambi strada facendo. Un sospetto fondato. «Chiediamo un monitoraggio del governo – spiega Vincenzo Presutto, senatore 5 Stelle e primo firmatario dell’emendamento – perché ogni voce di spesa sia riferita al territorio in cui vengono fatti gli investimenti. Serve chiarezza».

Se qualcuno pensa che l’emendamento sia il frutto di una preoccupazione eccessiva, dettato dagli errori delle passato, una miopia che ha segnato per troppi anni la crescita sghemba del nostro Paese, si sbaglia. Il rischio che i fondi vengano stornati altrove per poi finire – fatalmente – al Nord è molto reale. «Prendiamo – prosegue Presutto – il sistema di segnalazione per le linee ferroviarie più moderne. Nel Pnrr è prevista un’implementazione. Si dà il caso però che gli impianti per le linee più moderne in 9 casi su 10 si trovino al Centro nord. Gli investimenti sono previsti, certo. Ma non viene specificato in quali aree del Paese vengono collocati. E se dovessero finire altrove, secondo il nostro calcolo, il vincolo del 40% non verrebbe rispettato».

Qualche esempio: la “Missione 1, digitalizzazione”. I miliardi destinati al Mezzogiorno sono 14,6 pari al 36,1% dei 40,4 miliardi territorializzabili, ma visto che nel Pnrr (comprensivo del Fondo complementare) su tale voce lo stanziamento è di 49,1 miliardi, questo vuol dire che ci sarebbero ben 8,7 miliardi «non territorializzabili». Ergo: il vincolo di investire al Sud non verrebbe rispettato.

Idem per il capitolo “Infrastrutture”, quello in cui è prevista per la percentuale più elevata per interventi localizzati nel Mezzogiorno. E anche qui sono spuntati 4,1 miliardi «non territorializzabili». A quali interventi ci si riferisce? si chiedono i 32 parlamentari, per lo più 5 Stelle ma anche di Forza Italia. Risposta: in massima parte al sistema di controllo digitalizzato del traffico Ermts. Valore: 2,97 miliardi di euro. “Negli allegati al Pnrr però – si legge nell’emendamento – sono riportati, per ben due volte, i tratti ferroviari sul quali si effettuerà l’intervento. Un elenco di 14 pagine con la puntuale individuazione della localizzazione: in 9 casi su 10 al Centro nord”.

TRUFFA-TRUFFA AMBIGUITÀ

Truffa-truffa-ambiguità, era il tormentone del comico e musicista Pier Francesco Loche. «Pare, forse, non garantisco verità», scherzava dal palco. Ebbene, per evitare che vada in onda la medesima parodia va chiarito cosa si intende per intervento «non territorializzabile». O perlomeno che direzione quelle risorse prenderanno. Se ad avvantaggiarsene saranno le aree già dotate di strutture ferroviarie moderne questo non dovrà alzare artificialmente la percentuale di interventi nel Mezzogiorno. Troppo spesso il Mezzogiorno ha visto volatilizzarsi dalla sera alla mattina finanziamenti e risorse che sembravano intoccabili Da qui la richiesta di un monitoraggio degli interventi. Un «controllo preventivo” che garantisca il rispetto degli impegni presi e si soffermi in particolare su quella zona grigia degli investimenti «non territorializzabili». Si chiede inoltre che sulla pagina istituzionale del Ministero per il Sud e per la coesione territoriale se ne dia conto inviando alle commissioni parlamentari competenti un rapporto con cadenza semestrale.

Vale per tutte le missioni del Pnrr. «È necessario verificare la quota prevedibile ed effettiva allocata nel Mezzogiorno per ciascun intervento – si scrive nell’emendamento firmato da senatori e parlamentari, tra i quali Giammanco, Dell’Olio, Nugnes, Donno, Gallicchio, Gaudiano, Ferrrara, Angrisani, Turco, Castello, Moronese – parametro rilevante quando i meccanismi allocativi determinati dalla partecipazione ai bandi rischiano di replicare le attuali disparità territoriali, tradendo quindi l’obiettivo dichiarato del riequilibrio territoriale. Tale integrazione del comma 7 avrà effetto, per la natura del dl 59/2021, esclusivamente per le opere previste in tale decreto, tuttavia è auspicabile su indicazione del Parlamento che il monitoraggio della ricaduta territoriale sia esteso all’intero quadro del Pnrr, anche ai fini della verifica della legge sulla quota di investimenti ordinari da allocare nel Mezzogiorno in proporzione alla popolazione residente».

LA VARIANTE AGROPOLI

Un interesse bipartisan per i destini del Mezzogiorno resta l’unica strada percorribile dai partiti per non alimentare polemiche e remare tutti in direzione Sud. Perché non bastano purtroppo le indicazioni Ue, la condizione preliminare, le condizioni poste da Bruxelles: utilizzare le risorse per colmare le disuguaglianze. Bisogna anche vigilare, rimanere con le antenne dritte. All’articolo 4 dello stesso emendamento la richiesta di inserire in modo esplicito un finanziamento per l’adeguamento tecnologico della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, 20 milioni di euro per l’anno 2021 destinato alla “variante di Agropoli”.

Inutile dire che l’ammodernamento di questa tratta è un tassello fondamentale della linea Palermo-Berlino, la parte principale del corridoio ScanMed europeo che comprende il tunnel del Brennero. Fino al Pnrr poteva dirsi limitata alla sola fase di studio, ricordano i 32 firmatari, con due stanziamenti a impatto locale: 230 milioni per adeguamenti lungo il tracciato e 430 milioni per la variante di Agropoli, diventata meno rilevante dal momento che la linea principale non passerà dalla Costa cilentana. Va da sé che il corridoio ScanMed è il principale punto di forza per il collegamento con il Porto di Gioia Tauro, «lo scalo più vicino al centro geografico del Mediterraneo», nonché a lungo «il primo in Italia per traffico container».

Se si parla di transizione energetica è indispensabile che si potenzino le linee ferroviarie per abbattere le emissioni inquinanti e dunque ridurre il traffico dei Tir. L’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, 445 km non può non essere al centro dei progetti che mettono in connessione i collegamenti via terra e via mare. Rfi ha diviso il programma delle opere da realizzare in 9 lotti da ultimare entro il 2030. Il futuro del Mezzogiorno passa da questi binari.


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