Un tributo ai Padri fondatori dell’Europa: De Gasperi, Schuman, Monnet e Adenauer
4 minuti per la letturaNON TUTTE le crisi vengono per nuocere: si potrebbe così riassumere il testo delle Considerazioni finali del Governatore Ignazio Visco, che, pur senza ricorrere al noto ideogramma cinese weiji (che vorrebbe dire sia ‘crisi’ che ‘opportunità’, anche se, secondo i sinologhi, le cose sono un po’ più complicate), elenca gli spazi di riforma che questo sommovimento epocale ha aperto all’Italia. E non poteva mancare, nelle ultime parole – appunto, ‘finali’ – di queste considerazioni, la citazione – quasi obbligata per gli europeisti Doc – di Jean Monnet, che affermò, una sessantina di anni fa, che l’Europa sarà forgiata dalle crisi, e «sarà la somma delle soluzioni date a queste crisi».
Della crucialità del PNRR si è detto di tutto e di più, e Visco rincara la dose mettendo sulla torta una – anch’essa cruciale – ciliegina: l’Italia, con il PNRR, si assume una doppia responsabilità. La prima, naturalmente, sta nel fatto che il PNRR è un’occasione unica per raddrizzare quelle tante magagne che da due decenni ci costringono alla stagnazione. La seconda, meno nota, sta nel fatto che la crisi ha fatto fare un passo avanti all’Europa, come previse Monnet: un passo grosso, che per alcuni aspetti prefigura il venir meno di quella ‘zoppìa’ lamentata da Ciampi e riempie qualche tassello di una politica di bilancio comune, con le emissioni di debito comunitario e una manovra massiccia – il Next Gen-EU – di supporto all’economia continentale.
Cosa c’entra l’Italia? C’entra, perché di questi fondi l’Italia è il più grosso beneficiario, e se non saranno spesi bene il problema non sarà solo nostro: avremo fatto fare un passo indietro all’Europa tutta e avremo dato ragione agli euroscettici… Questa crisi ha avuto una risposta di politica economica forte e convincente. In occasione della Grande recessione del 2008-2009 ci fu una crisi finanziaria che poi tracimò in crisi reale. Questa volta c’è stata una crisi reale cui non è stato permesso di tracimare in crisi finanziaria, grazie ai fuochi d’artificio delle Banche centrali che, fra prestiti, tassi bassi, e ‘soldi dall’elicottero’ per finanziare i deficit pubblici, hanno mantenuto condizioni di liquidità atte a prevenire difficoltà nel sistema finanziario.
Visco ammette candidamente che le misure prese in occasione delle due crisi precedenti – la menzionata Grande recessione e, pochi anni dopo, la crisi da debiti sovrani – furono insufficienti. Insomma, abbiamo imparato la lezione.
E l’inflazione, di cui si parla molto in questi tempi (c’è sempre chi si preoccupa delle spine nel roseto)? Visco non è preoccupato, e ha detto chiaramente, sulla scia del Presidente della Fed e della Presidentessa della Bce, che le condizioni monetarie rimarranno espansive e che ogni pressione sui tassi di interesse a lunga verrà rintuzzata, utilizzando a pieno (‘front-loading’) gli ammontari di espansione quantitativa già approvati (avrebbe potuto aggiungere, alla Draghi, quelle parole – “e credetemi, sarà abbastanza” – che seguirono il famoso ‘whatever it takes’). Insomma, Visco è convinto che le pressioni sui prezzi sono dovute a fattori temporanei, e non influenzeranno la postura della politica monetaria. C’è di più: ha lasciato capire che l’obiettivo di inflazione sarà cambiato, e, dal ‘prossimo al 2%’, dove il ‘prossimo’ era da intendersi ‘al 2% o poco sotto’ si passerà, come del resto ha già fatto la Fed, a qualcosa di più flessibile, dove il 2% potrà essere superato, dato che il tasso di inflazione deve essere traguardato su una media di parecchi anni, talché, se per qualche tempo è stato, mettiamo, dell’1% (come in effetti è stato nell’Eurozona), per qualche altrettanto tempo potrà andare anche al 3% senza particolari patemi.
Sulle misure puntuali del PNRR il Governatore non ha detto molto – non era suo compito – ma ha fatto bene a ricordare che ci sono anche riforme a costo zero. Per esempio, nel caso delle giustizia, le differenze nei tempi dei processi da tribunale a tribunale, indicano che i fattori organizzativi giocano un ruolo; il che è un modo delicato di dire che ci sono procure efficienti e altre meno efficienti e imparare dalle ‘best practices’ non costa molto, a parte la volontà di farlo. Scendendo ancora nel ‘particulare’, il Governatore ha osservato, a proposito delle politiche attive del lavoro, che in Italia su 10 disoccupati solo 1 è assistito da un centro per l’impiego, mentre in Germania sono 7 su 10.
Il Mezzogiorno: è importante che Visco abbia messo l’accento sulla ‘questione meridionale’ in salsa post-Covid: « La riduzione dei divari territoriali nello sviluppo economico e sociale, oggi ancora più profondi dopo un decennio di stagnazione, costituisce una priorità cruciale del Piano». E che abbia fatto della debolezza del Sud un punto di forza: «I benefici degli investimenti e delle riforme potranno essere particolarmente elevati laddove è minore l’accessibilità alle infrastrutture e sono meno soddisfacenti la qualità dei servizi pubblici e il dinamismo dell’iniziativa privata».
Sui pericoli dell’alto debito pubblico, Visco è stato più ortodosso, ammonendo su un debito pari al 160% del Pil. Ma da questa cifra dovrebbero essere sottratti i titoli in possesso della Banca centrale, che ha priorità diverse da quelle occhiute ed esigenti del mercato. Il problema dell’Italia non è il debito ma la crescita. E su questa il Governatore ha notizie consolanti: se il PNRR funziona la crescita ritornerà, e già quest’anno e nel 2022 i rischi sono, finalmente, verso l’alto.
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