L'Ilva di Taranto
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Lo scorso sabato abbiamo celebrato la “Festa dei lavoratori”. E che si tratti di un pilastro della nostra società non solo è cosa nota, ma è del pari comprovato dagli articoli della nostra Costituzione.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, recita infatti l’art. 1 Cost. e molti altri fanno da contorno al cd. “principio lavorista”.
LA GENESI DELLA FESTA
La stessa ricorrenza che, da poco, abbiamo festeggiato, è approdata in Italia a seguito della decisione presa in Europa durante la Seconda Internazionale di Parigi nel 1889, ufficializzata dai delegati socialisti.
A questo, si aggiunse l’eccidio di Portella della Ginestra, il 1° maggio del 1947, in occasione del quale la banda di Salvatore Giuliano aprì il fuoco su circa duemila lavoratori in festa, uccidendone quattordici e ferendone una cinquantina.
QUANTO SANGUE VERSATO
È quindi evidente quanto sia costata una festa del genere, quanto sangue – nel tempo ed in tutto il mondo – sia stato versato per poter assicurare diritti ai lavoratori e per raggiungere veri e propri obiettivi di civiltà.
Eppure, prendendo in esame i dati Inail, nonostante la pandemia e l’evidente contrazione del mercato, nel 2020 le morti sul lavoro sono state 181 in più rispetto a quelle del 2019, per un totale di 1270.
Sono quindi 1270 le vite spezzate nel tentativo di assicurarsi il pane in tavola; 1270 le volte in cui lo Stato ha fallito nel proteggere la propria forza lavoro.
E come non pensare alle varie manifestazioni che, soprattutto negli ultimi mesi, si sono succedute, vedendo come protagonisti lavoratori dei più vari settori (in primis quello dello spettacolo) piagati e piegati dal Coronavirus e, al tempo stesso, forse abbandonati dalle Istituzioni.
E come non pensare all’ormai celebre lavoratore dell’ex Ilva Riccardo Cristello, prima sospeso e poi licenziato da ArcelorMittal per un post appartenente ad una catena su Facebook in cui si suggeriva di guardare ‘Svegliati amore mio’, la fiction di Tognazzi e Izzo che racconta un dramma per molti aspetti similare a quello di Taranto.
La solidarietà nei confronti del lavoratore si è immediatamente attivata con sit-in, manifestazioni e dichiarazioni, ivi compresa quella di Sabrina Ferilli (interprete nella fiction, ndr) tanto che il lavoratore è arrivato ad incontrare il ministro del Lavoro Andrea Orlando.
Il tutto nasce dal fatto che la ArcelorMittal ha ritenuto la ricondivisione di quel post da parte di un suo dipendente denigratoria nei confronti dell’azienda, tanto da determinare il licenziamento del lavoratore.
ARRIVA LO STATO
La ArcelorMittal Italia S.p.A., guidata da Lucia Morselli, ha ora aperto alla possibilità di un confronto col dipendente e, si rammenta, tra poco lo Stato farà il suo ingresso nel capitale dell’acciaieria di Taranto con 400 milioni di euro.
Sebbene in particolare quest’ultima vicenda ancora debba essere puntualmente chiarita, è evidente come, in merito al mondo del lavoro, l’Italia stia passando un periodo di certo buio dove in molti si sono sentiti abbandonati e dove, a più riprese, in molti hanno letto negli accadimenti di cui sopra una sorta di “pausa” da quel famoso art. 1 della Costituzione.
Ed in effetti, non stiamo riuscendo a garantire a tutti, in questo periodo denso di drammi, un modo per tirare avanti né stiamo tutelando adeguatamente i lavoratori che ancora hanno un’occupazione. Si spera che, la ricorrenza appena trascorsa, muova le coscienze e ci permetta di guardare avanti, tornando a tenere fede a quanto promesso e garantito nella nostra Carta Costituzionale.
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