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Un cantiere per la viabilità

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Ci sono i commissari straordinari, c’è un cronoprogramma per l’apertura dei cantieri e c’è la parola del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a garanzia che i tempi verranno rispettati: per le 57 opere pubbliche bloccate da anni- tra pastoie burocratiche, carenza di fondi e ritardi progettuali – è stata posta ieri la prima pietra virtuale: solo per alcune, infatti, il 2021 sarà l’anno dell’avvio dei lavori, altre sono ancora nella fase di progettazione.

Ma con la nomina ieri dei 29 commissari – come ha sottolineato il ministro dell’Infrastrutture, Enrico Giovannini, si avvia «il rilancio delle opere pubbliche in Italia». E su un pacchetto da circa 83 miliardi, 36,3 – il 44% – sono investiti al Sud.

Si parte davvero stavolta. «Mi ricordo altri elenchi di opere fantastiche, la domanda che uno si fa è quando le vedo?», ha ironizzato il premier durante la conferenza a Palazzo Chigi per poi sottolineare: «Giovannini ed io siamo certi delle date e la certezza viene dal fatto che le procedure per le aperture sono state compiute o saranno compiute», ha affermato anticipando le prime “inaugurazioni”: «5 da giugno, 8 a settembre, 5 in dicembre e così via».

Le 57 opere valgono 82,7 miliardi, nel Mezzogiorno la quota più sostanziosa degli investimenti: 33,6 miliardi contro i 21,6 del Nord e i 24,8 del Centro. «Considerato che una parte significativa delle opere è localizzata al Sud, ci aspettiamo impatti positivi in termini di riduzione del gap infrastrutturale tra i territori del nostro Paese», ha detto il ministro Giovannini evidenziandone la valenza in termini di ricadute economiche e occupazionali. In cantiere ci sono 16 infrastrutture ferroviarie, 14 stradali, 11 idriche, 3 portuali, 12 caserme di pubblica sicurezza e una metropolitana, ovvero la linea C di Roma.

Sono già finanziate opere per 33 miliardi, le altre attingeranno a risorse nazionali ed europee, compreso il Next Generation Eu. Intanto nel fondo complementare al Pnrr, ha anticipato Draghi, «c’è una posta per l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria» che rientra tra le opere sbloccate. Nell’elenco delle infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno rientra, tra le altre, anche l’alta velocità Palermo-Catania-Messina. E tra le due linee c’è lo stretto di Messina.

Sulla possibilità di realizzare il ponte Giovannini ha preso tempo, in attesa che la commissione nominata dall’ex ministra, Paola De Micheli, completi il suo lavoro, ma ha annunciato un dibattito pubblico, sottolineando poi che «nelle raccomandazioni del Parlamento al governo per la preparazione del Pnrr c’è un investimento sul miglioramento dell’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina, tema sul quale sono previste delle risorse sul Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Intanto su 60,8 miliardi per le infrastrutture ferroviarie 28,6 sono per le 7 previste nel Mezzogiorno; 6,5 miliardi su 10,9 per le 8 opere stradali, tra cui la 106 Ionica; 462 milioni su 528 per i presidi di pubblica sicurezza; 501 milioni su 2,8 miliardi per le infrastrutture idriche, concentrate in Sardegna in gran parte e in Sicilia; 155,5 milioni, su 1,7 miliardi, per il rilancio del polo della cantieristica navale nel porto di Palermo e l’interfaccia porto-città (in tabella l’elenco completo). I cantieri sparsi nel Paese partiranno a breve: secondo le previsioni nel 2021 se ne apriranno 20, 50 nel 2022 e 37 nel 2023.

Per accelerare i tempi di realizzazione si lavorerà h24, in accordo con i sindacati. Secondo le valutazioni di Anas e Rfi, l’impatto occupazionale sarà in media di 68 mila posti all’anno, con un picco di 118 mila unità tra il 2026 e il 2027. Resta il tema della semplificazione. Annunciando un nuovo elenco di opere da commissariare che sarà definito entro giugno, Giovannini ha detto che si sta lavorando a interventi normativi e procedurali per ridefinire le regole per la realizzazione delle infrastrutture, a partire già da quelle previste nel Pnrr – senza provvedimenti di semplificazione, ha sottolineato Draghi, «il programma imponente di investimenti diventa poco credibile» -.

Intanto, il commissariamento garantisce alle opere un percorso meno tortuoso: è previsto, infatti, ha evidenziato il ministro, che l’approvazione dei progetti da parte dei commissari, d’intesa con i presidenti delle regioni territorialmente competenti, «sostituisca a effetto di legge ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori», eccezion fatta per i vincoli legati alla tutela ambientale e dei beni culturali e paesaggistici, «per i quali è definita una specifica disciplina».


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