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Tempo di grandi cambiamenti nell’industria e nella finanza. Due assemblee dei soci che si sono svolte in contemporanea hanno segnato una svolta ai piani alti del sistema imprenditoriale italiano ed europeo. Carlos Tavares, gran capo del gruppo Stellantis (nato dall’integrazione fra Fiat Chrysler e i francesi di Psa) ha annunciato che la nuova direttrice di sviluppo dell’azienda sarà concentrato sulle auto elettriche.
Nelle stesse ore a Milano i soci di Unicredit hanno eletto il nuovo consiglio d’amministrazione. Andrea Orcel è stato nominato amministratore delegato. Alla presidenza Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia con i governi Renzi e Gentiloni. Per passare al vertice della banca ha rinunciato al seggio di deputato del Pd eletto nel collegio di Siena, tradizionale feudo della sinistra fin dai tempi del Pci. Il nuovo board dovrà studiare il piano di salvataggio del Montepaschi, la “banca rossa” per eccellenza.
I RISVOLTI PER IL SUD
Queste novità avranno influenza anche per il Sud. Lo stabilimento di Melfi, infatti, è destinato a diventare uno degli hub dell’auto elettrica mondiale. Nell’impianto è stata collocata buona parte degli investimenti di Stellantis per l’auto a batteria e la produzione della nuova Compass. Sarà il modello di punta di Jeep, il marchio più pregiato di tutto il gruppo. Sarà venduto anche negli Usa, come già accade alla Renegade che è l’altro punto di forza di Stellantis.
L’annuncio segna un cambio di passo, tenendo conto che nel 2021 la casa punta a triplicare le immatricolazioni di auto a batteria, superando le 400 mila unità (14% delle auto vendute in Europa dal gruppo). Gli obiettivi sono più ambiziosi: 38% nel 2025 e 70% nel 2030. Nel 2025 in Europa tutta la produzione sarà disponibile anche in versione a batteria o plug-in. La svolta richiederà ingenti investimenti, per arrivare alla costruzione di vetture con un’autonomia compresa fra 500 e 800 chilometri. A parere di Tavares ciò dovrebbe risolvere «l’ansia da autonomia» che allontana molti consumatori dall’acquisto di auto elettriche
Anche per i grandi istituti di credito è tempo di novità. Se Intesa Sanpaolo è la prima ad aver scelto la strada dell’’aggregazione, con Ubi, e affronta oggi le prime conseguenze, ci sono novità in arrivo anche per Unicredit con l’arrivo di Orcel che affianca Padoan cooptato in precedenza.
«Analizziamo e valutiamo costantemente il nostro portafoglio di attività, al fine di individuare opportunità di ottimizzazione o di crescita», scrive l’istituto in una delle risposte alle domande degli azionisti in cui si chiede se sono in progetto nuove operazioni straordinarie. Una risposta che lascia intendere che operazioni straordinarie sono in agenda.
IL CAPITOLO MPS
L’attenzione del mercato va a un matrimonio con Mps. A riaccendere l’attenzione è anche un articolo del Financial Times in cui un banchiere che venne sondato per il ruolo di ad di Unicredit spiega: «Monte dei Paschi è una priorità per il presidente di Unicredit Giancarlo Padoan, ma anche per l’Italia. Non c’è un’altra banca, a parte Unicredit, che potrebbe rilevarla».
Un altro banchiere, che conosce Orcel da più di 30 anni, ha affermato che l’integrazione con Mps rappresenterebbe un clean-up trade per Orcel, visto che fu lui stesso l’artefice dell’operazione con cui Mps acquistò Antonveneta da Santander nel 2007, per 9 miliardi di euro, alla vigilia della crisi finanziaria: un accordo che molti ritengono all’origine dei continui problemi della banca senese.
LE SCELTE STRATEGICHE
Il mercato è dunque in attesa. L’attenzione dei soci sarà intanto rivolta alla remunerazione del futuro capo dell’azienda. La Fondazione Crt ha già annunciato che esprimerà un voto favorevole.
Secondo la fondazione la politica del gruppo è in linea sia con le migliori scelte internazionali di gruppi analoghi, sia con il perseguimento dell’obiettivo della creazione di valore nel medio-lungo termine nell’interesse di tutti gli stakeholder.
Stesso orientamento era stato espresso nei giorni scorsi da CariVerona. La politica di remunerazione della banca di piazza Gae Aulenti prevede 7,5 milioni di compenso al nuovo Ceo Andrea Orcel nel 2021, indipendentemente dalle performance conseguite. L’auspicio della Fondazione Crt, azionista dell’1,65% di Unicredit, è che il nuovo ceo guidi le scelte strategiche del gruppo verso il più opportuno posizionamento sul mercato in un periodo sfidante come quello attuale, con una particolare attenzione ai territori.
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