Il porto di Gioia Tauro
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Ma non sarebbe meglio il rapporto diretto con l’Europa? L’Unione europea ha 448 milioni di abitanti, con una media per nazione di 17 milioni. Il Mezzogiorno, se fosse uno Stato, sarebbe il sesto Paese, per dimensione demografica, dopo Germania, Francia e Italia del Nord, che sarebbe ovviamente ridimensionata a 39 milioni e diventerebbe la quarta dopo la Spagna. Poi verrebbe la Polonia, che sarebbe quinta con i suoi 38 milioni, e poi il Mezzogiorno che sarebbe il sesto Paese. A seguire gli altri 21 Paesi europei, dodici dei quali sono più piccoli della sola Campania, gli altri nove della Sicilia. Tutti questi dati per avere un’idea della dimensione comparativa di un’area che invece non riesce ad avere una sua forza all’interno del Paese di appartenenza.
LINEA DIRETTA
Per cui a qualcuno potrebbe venire in mente che un collegamento diretto con l’Unione potrebbe essere vantaggioso per un Sud che di volta in volta potrebbe trattare le condizioni direttamente sia con gli organismi europei che con quelli internazionali. In termini di richieste di agenzie europee, per esempio, visto che non ve ne è localizzata nessuna. O in termini di grandi eventi che non hanno mai luogo in tali aree. O in termini di visibilità globale, partecipando a tornei internazionali come ha fatto la Croazia, che di abitanti ne ha un quarto. Oggi il Mezzogiorno conta meno di Malta, che ha meno di un quarantesimo della sua popolazione e del suo territorio.
Nel caso del Recovery Plan la battaglia incredibile che sta portando avanti, con i sindaci in testa, i presidenti delle Regioni, gli ordini professionali, molti dei rappresentanti politici è difficilissima. E tutto per avere ciò che l’Europa ha destinato all’area. L’Unione ha distribuito le risorse in funzione della popolazione, del tasso di disoccupazione, commettendo un errore perché doveva farlo riferendosi agli occupati sulla popolazione, così avrebbe evitato la distorsione degli scoraggiati e del reddito pro capite.
L’Italia in tal modo riesce ad avere una somma rilevante e assolutamente maggiore di quella che avrebbe avuto se il parametro di riferimento fosse stato quello della sola popolazione: 82 miliardi di euro a fondo perduto contro i 32 miliardi della Francia malgrado abbiano la stessa popolazione.
LE MISTIFICAZIONI
Si tenta intanto di mistificare. Ecco cosa scrive sul sito della Stampa Giacomo Barbieri il 14 gennaio 2021. «L’Italia è stata la Nazione più colpita dalla pandemia, e ha ricevuto quindi la maggior parte dei fondi Next Generation EU per la ripresa dal coronavirus».
Affermazione chiaramente falsa. Intanto molti dei nostri governanti si prodigano con affermazioni che sostengono che il Sud avrà più del 34% della sua popolazione. Cioè ci “regalano” qualcosa in più di quello a cui avremmo diritto in base alla popolazione, ma certamente molto meno di quello che ci spetterebbe in base ai parametri utilizzati dall’Unione. Cioè si deve fare una grande battaglia per avere quello che l’Europa ha destinato e che sarebbe ovvio arrivasse, se il Meridione fosse uno Stato autonomo.
INFRASTRUTTURE TRADITE
Stesso discorso si potrebbe fare per il ponte sullo stretto che l’Europa ha sempre voluto e che solo l’insipienza della classe dirigente nordica del Paese, in combutta con gli sparuti ambientalisti locali, con grande visibilità costruita da parte di quel Nord miope, ha rinviato sine die, insieme al ponte, l’alta velocità Salerno Augusta, facendo perdere al nostro Paese quel ruolo di piattaforma logistica che hanno acquisito, udite udite, i furbi e frugali olandesi, facendo diventare centrale un porto periferico, rispetto ai traffici mediterranei e a quelli dell’Estremo Oriente, come quello di Rotterdam o favorendo anche TangeriMed, certamente più defilato di Augusta e Gioia Tauro.
GLI UTILI IDIOTI
Essere utili idioti, in mano a una classe dominante estrattiva locale predominante e idrovora, figlia spuria della aristocrazia locale dalla quale ha imparato il metodo, è triste. Ma essere portatori d’acqua di una realtà dominata dalla destra leghista lombardo veneta, in combutta con la sinistra tosco emiliana, vera classe dirigente inadeguata del Paese, che non capisce che insegnare al suo asino a non mangiare può portare a risparmiare ma alla fine lo porta alla morte, è disarmante.
Tranne che in un moto d’orgoglio questo Sud maltrattato, ma anche disperso e conflittuale, riesce a trovare una voce unica competente e professionale, mettendo da parte i mille rivoli di protagonismo o alcune volte di rendite di posizione, per cui ormai si sono costituiti professionisti dello sviluppo del Sud che, come quelli dell’antimafia di sciasciana memoria, continuano a dare ricette per soluzioni improbabili, malgrado i fallimenti che hanno caratterizzato finora quelle dagli stessi proposte. O pensano sempre a nuovi progetti, come per il ponte/ tunnel subalveo/tunnel adagiato/ponte a più campate che possano foraggiare, con nuove soluzioni, già scartate in anni di studi, le proprie esigenze di commesse professionali milionarie.
Mentre Pietro Salini, ad di We Build, dopo 30 anni di studi del progetto, dice di essere pronto a partire con 100.000 occupati, immagino nei sei anni di costruzione, quindi 15.000 l’anno. Aggiungendo poi i sei miliardi che ogni anno verrebbero pagati dalla Regione Sicilia per i costi dell’insularità, come afferma uno studio della Regione con il timbro prestigioso di Prometeia, l’operazione è di quelle che sembra incredibile non partano.
GLI OBIETTIVI MANCATI
Certo, se non ci fosse stata l’intermediazione del Paese ma un rapporto diretto con la Ue il ponte e l’alta velocita/capacità ferroviaria sarebbero già realtà da decine di anni, e avrebbero cambiato il destino non solo del Mezzogiorno ma anche dell’Italia.
Chi pagherà per questi ritardi e questa mancanza di visione è chiaro a tutti. Pagano le migliaia di giovani meridionali, 100.000 annui secondo Svimez, che ogni anno, armi e bagagli e volo low cost, si trasferiscono verso altri lidi, in parte italiani. Con una perdita per il Sud di 20 miliardi in termini di costi affrontati per la loro formazione e di parecchi punti di Pil per il Paese, ormai fanalino di coda nella crescita rispetto a tutti gli altri Paesi europei.
Con buona pace dei Bonaccini e degli Zaia, dei Fontana o dei Sala che con orgoglio parlano degli emiliani romagnoli, o dei veneti o dei lombardi, dimenticando le lotte e il sangue per far passare il nostro Paese dall’Italia dei Comuni alla grande Nazione che è conosciuta nel mondo.
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Finalmente cominciamo a ragionare. Direttore Napoletano quest’articolo apre una breccia significativa sul progetto vero a cui dobbiamo tendere, la nascita della Repubblica Mediterranea, sesta nazione europea con i suoi 20 milioni di persone, che parlerà in proprio con Bruxelles senza intermediari. Avendo risorse immense: petrolio (Basilicata), raffinerie (Gela, Milazzo), acciaierie (Taranto), industrie tecnologiche di vario tipo (Sicilia Campania Puglia), la migliore agricoltura europea, i luoghi più belli e ambiti per il turismo, università eccellenti piattaforma logistica nel mediterraneo e mi fermo qui, potremmo benissimo puntare alla nascita della Repubblica Mediterranea. Questa soluzione che sembra utopica invece è alla portata degli uomini del Sud.
Anziché perdere tempo con queste ipotesi irrealizzabili, sarebbe meglio concentrarsi su come dare la sveglia ai presidenti di Giunta regionale del Sud per presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Sono loro i responsabili (e chi li vota) dei diritti negati al Sud, non certamente quelli del Nord, i quali sanno fare i loro interessi.
Certo, però stiamo parlando d’interessi territoriali non nazionali. Fermo restando sulla incapacità dei politici meridionali di ieri e di oggi, ma i tedeschi hanno accolto i “FRATELLI TEDESCHI DELL’EST “, i politici del nord con la Confindustria, invece, pensano di sfruttare la colonia Sud come serbatoio di consumatori e braccia e cervelli a basso costo. Dall’avvento della Lega l’unità d’Italia si è sfilacciata, con leggi truffa (Calderoli) o peggio autonomia differenziata.