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Pil procapite e disoccupazione, due parametri – citati dagli oltre 300 sindaci del Sud nella lettera al capo dello Stato e al premier italiano – che misurano la distanza tra il Nord e il Mezzogiorno. Pil e reddito procapite di Nord e Sud viaggiano su livelli talmente diversi che sembrano dati provenire da due Paesi lontani.

La classifica del Pil procapite vede in cima alla graduatoria l’area del Nord-Ovest con un valore in termini nominali di oltre 36mila euro, quasi il doppio di quello del Mezzogiorno, pari a circa 19mila euro annui.

Dati sopra i 30mila euro anche per il Nord-Est, con 35,1mila euro e il Centro, con 31,6mila euro. Le ragioni di un divario tanto profondo sono a ricercarsi nel tasso di crescita del Prodotto interno lordo, cresciuto dell’1,4% nel Nord Est, dello 0,7% nel Nord Ovest e nel Centro e di appena lo 0,3% nel Mezzogiorno. Media nazionale: 0,8%. La Calabria chiude la classifica Istat, confermandosi la regione più povera d’Italia, con un Pil procapite di 12,7 mila euro.

Le famiglie residenti nel Nord-ovest dispongono del livello di reddito disponibile per abitante più elevato (22,6mila euro), quasi il 60% in più di quelle del Mezzogiorno (14,2mila euro). Con 48,1mila euro Bolzano ha il Pil procapite più elevato, seguono Lombardia (39,7mila euro) e Valle d’Aosta (38,8mila euro). Con 34,2mila euro, Il Lazio risulta la prima regione del Centro in termini di Pil per abitante.

Nel Mezzogiorno la prima regione è l’Abruzzo con 25,1mila euro, mentre l’ultimo posto della graduatoria è occupato dalla Calabria, con17,3mila euro. Nel 2019 in Italia la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante, valutata a prezzi correnti, è stata di 18,1mila euro.

I valori più elevati di spesa pro capite si registrano nel Nord-ovest (20,8mila euro) e nel Nord-est (20,6mila euro); il Mezzogiorno si conferma, invece, l’area in cui il livello di spesa è più basso (13,9mila euro). A un maggior dettaglio territoriale, il più alto livello di consumi finali pro capite si registra in Valle d’Aosta e nella Provincia Autonoma di Bolzano (rispettivamente 25,7mila e 24,8mila euro), mentre il livello più contenuto si registra in Campania (12,8mila euro).

Il tasso di disoccupazione in Italia, a dicembre 2020, era al 9,8%, nel Mezzogiorno al 16,6%, contro il 6,5% nel Nord e il 9,2% del Centro. Nel Mezzogiorno una donna su cinque non trova un impiego. Il tasso di disoccupazione rilevato dall’Istat sfiora infatti il 20%. Nel 2019 il tasso di disoccupazione era del 17,6% nel Mezzogiorno, e del 6,8% nel Centro-Nord.

Per la disoccupazione giovanile era del 21,2% nel Centro-Nord e del 45,5% nel Mezzogiorno (per le giovani donne del Sud si sfiora il 50%).

Se vogliamo aggiungere ai disoccupati anche coloro che non hanno cercato lavoro ultimamente, ma lo vorrebbero, e i cassintegrati a zero ore (si giunge così al cosiddetto “tasso di disoccupazione corretto”) le percentuali sono del 9,1% nel Centro-Nord del 27,6% nel Mezzogiorno.

Dal 2008 al secondo trimestre del 2020) l’occupazione nel Centro-Nord è cresciuta molto poco, ma quel poco ha il “segno più”. Nel Mezzogiorno, invece l’occupazione è molto al di sotto del livello di dodici anni prima.


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