La Banca centrale europea
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La cura Draghi rende il debito pubblico italiano sempre più sostenibile allontanando i rischi di default. Lo certifica la Bce nel suo ultimo Bollettino mensile. «I differenziali dei titoli di Stato italiani sono diminuiti notevolmente rispetto al periodo precedente la formazione del governo guidato da Mario Draghi – scrivono gli esperti di Francoforte – hanno brevemente raggiunto un nuovo minimo pluriennale prima di tornare a crescere». Un giudizio condiviso dall’agenzia di rating Moody’s che ieri ha migliorato il giudizio sulle banche italiane portandolo da “negativo” a “stabile” proprio facendo affidamento sul miglioramento delle prospettive dell’economia italiana.
GLI ANALISTI
Positivi anche gli analisti di Citigroup che invitano i loro clienti ad aver fiducia nel futuro del nostro Paese. Gli analisti Usa ricordano che complessivamente l’Italia paga sul suo debito un interesse del 2,5% Il calo dei rendimenti, determinati dall’arrivo di Draghi, potrebbe abbassare il costo al 2% prima del 2023, data delle prossime elezioni. Un onere ampiamente sostenibile se la ripresa, favorita anche dal Recovery fund, dovesse mantenersi stabile in una forbice compresa fra il 2 e il 3%.
L’analisi è sostanzialmente condivisa dai tecnici di Francoforte, visto che «i differenziali di rendimento dei titoli a 10 anni italiani e portoghesi si sono ridotti di 12 e 1 punto attestandosi rispettivamente allo 0,73 e allo 0,30%. Contemporaneamente i differenziali a 10 anni tedeschi, francesi e spagnoli sono lievemente aumentati di 1, 1 e 6 punti, rispettivamente, arrivando al -0,26%, al -0,01% e allo 0,41%».
Il calo dei rendimenti è stato confermato ieri dal nuovo Btp Short Term. Il rifinanziamento è avvenuto a costi più bassi per il Tesoro. Nel dettaglio, ha segnalato l’agenzia Reuters, il nuovo titolo con scadenza 29 novembre 2022, di cui sono stati collocati quattro miliardi, ha registrato un tasso pari a -0,39% rispetto al -0,308% del collocamento di febbraio per il Ctz 28 settembre 2022.
Per favorire l’ulteriore restringimento della forbice la Bce nel prossimo trimestre intensificherà gli acquisti di Btp sul mercato secondario, come già annunciato da Christine Lagarde.
«I tassi d’Interesse di mercato hanno registrato un incremento a partire dall’inizio dell’anno, ponendo rischi per le condizioni di finanziamento nel loro complesso – scrive la Bce – Se considerevole e persistente, l’aumento dei tassi d’Interesse di mercato, ove non contrastato, potrebbe tradursi in un inasprimento prematuro delle condizioni di finanziamento per tutti i settori dell’economia. Un tale sviluppo sarebbe indesiderato».
LE PROSPETTIVE
Secondo la Bce la ripresa dell’Italia potrebbe essere più vigorosa delle attese nella seconda metà dell’anno. L’impatto maggiore del virus è stato registrato dal turismo che in Italia, così come in Spagna, ha un peso molto elevato sul Pil (circa il 13%). Non a caso si tratta dei due Paesi (insieme alla Grecia) che più insistono sul passaporto vaccinale per aprire in maniera permanente le frontiere in vista della stagione estiva.
Il recupero dell’industria delle vacanze potrebbe generare un rimbalzo per l’Italia, superiore alla media europea. Una possibilità, invece, esclusa per la Germania, molto legata alla manifattura e in particolare all’auto la cui risalita si annuncia più lenta del previsto. Difficile pensare, infatti, che, superata la paura del virus la prima preoccupazione dei consumatori sia quella di cambiare auto. Per questa ragione l’Ifo, l’istituto di ricerca di Monaco di Baviera, ha ridotto le previsioni di crescita dal 4,2% al 3,7%.
La clamorosa marcia indietro della Merkel sulle chiusure pasquali è probabilmente legata alle preoccupazioni che arrivano dal mondo dell’industria. Per l’Italia la crescita stimata resta al momento ferma al 4,1% e quindi leggermente migliore della media europea. La Bce indica «una crescita annua del Pil in termini reali pari al 4% nel 2021, al 4,1% nel 2022 e al 2,1% nel 2023».
«Nel complesso – si legge nel rapporto – i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro nel medio termine risultano più equilibrati, benché nel breve periodo permangano rischi al ribasso». Si rileva per l’Eurozona «un tasso annuo di inflazione dell’1,5 per cento nel 2021, dell’1,2 per cento nel 2022 e dell’1,4 per cento nel 2023. Rispetto all’esercizio condotto a dicembre 2020 dagli esperti dell’Eurosistema, le prospettive d’inflazione sono state corrette al rialzo per il 2021 e il 2022, soprattutto per effetto di fattori temporanei e dei più elevati prezzi dei beni energetici, mentre restano invariate per il 2023».
LE INCOGNITE
Molte di queste stime dipendono dal successo della campagna vaccinale. «L’incertezza continua a caratterizzare le prospettive economiche a breve termine», tuttavia «in prospettiva le campagne di vaccinazione in atto e il graduale allentamento delle misure di contenimento, al netto di ulteriori sviluppi avversi associati alla pandemia, sostengono le aspettative di un solido recupero dell’attività economica nel corso del 2021».
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