I governatori di Puglia e Campania, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca
4 minuti per la letturaA suonare la carica sono stati Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, il Sud chiede pari opportunità, infrastrutture, asili, equa ripartizione dei fondi nazionali, stesso numero di dipendenti ospedalieri delle regioni del Nord.
«L’Italia è in serie B perché la metà dell’equipaggio non ha i remi per vogare», ha tuonato ieri il governatore pugliese intervenendo ai lavori della prima giornata di “Sud – Progetti per ripartire”, organizzato dalla ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna. Nonostante “in ambito sanitario la Puglia” abbia “20mila dipendenti in meno rispetto all’Emilia Romagna, pur essendo la Puglia grande più o meno quanto l’Emilia Romagna che ha la metà degli ospedali, siamo la prima regione italiana per il numero di vaccini anti Covid effettuati”, ha evidenziato più volte Emiliano.
Mentre c’è una Lombardia che annaspa sull’organizzazione della campagna vaccinale, la Puglia “vola” nel numero di somministrazioni. La stessa Lombardia che, dal 2017 al 2018, ha visto aumentare la sua quota del riparto del fondo sanitario dell’1,07%, contro lo 0,75% della Calabria, lo 0,42% della Basilicata o lo 0,45% del Molise, lo 0,3% della Puglia.
Eppure, da Foggia a Lecce la campagna vaccinale va a gonfie vele rispetto alle dosi a disposizione: «Perché evidentemente abbiamo la capacità di fare le nozze coi fichi secchi», ha sottolineato Emiliano.
«Il Recovery Fund – ha incalzato il presidente pugliese – deve servire a incidere sul divario Nord-Sud. Non deve servire solo ad un immediato recupero di competitività del sistema di impresa del Nord per poi ricominciare questo sistema infernale che tiene l’Italia in serie B. Noi siamo in serie B perché la metà dell’equipaggio non ha i remi per vogare e per farlo, la Puglia ha pensato 15 anni fa di mettersi a fare sul serio. E vedo che anche molte altre regioni del sud fanno la stessa cosa, si stanno impegnando allo spasimo».
Non le ha mandate a dire nemmeno De Luca: «Qualcuno al Nord si era illuso di poter fare della Padania una Baviera più grande e molto ricca – ha evidenziato – ma così l’Italia rischia di non contare più nulla sul piano politico e di non difendere i punti di forza del nostro sistema industriale, che invece vanno difesi con i denti». «Mi auguro – ha continuato – che in Italia, e magari il governo Draghi ci riesce, possa emergere una spinta patriottica come accaduto in Germania dopo la caduta della Germania orientale. Quel Paese ha avuto la forza di portare la Germania tutta agli stessi livelli di efficienza. In Italia, invece, parliamo della questione del Sud come di una questione ancora marginale».
Per De Luca non ci sono dubbi: «Decidere quello che deve essere il mezzogiorno significa decidere cosa deve essere l’Italia nel futuro. Siamo passati dal 4-4,5% del mercato mondiale a meno dell’1,8, siamo stai scavalcati come pil da tanti altri Paesi e il Sud non ha ancora recuperato i posti di lavoro perduti nella crisi del 2009-2010. E il divario demografico rischia di tramutarsi in un problema di desertificazione del Sud. Per me quindi è indispensabile avere almeno il 50% delle risorse», ha battuto i pugni sul tavolo.
Di “operazione verità sul Sud” ha parlato De Luca, operazione che il Quotidiano del Sud porta avanti da quasi due anni: «Bisogna rimuovere tante sciocchezze – ha detto – nel Sud i fondi aggiuntivi in realtà sono diventati fondi sostitutivi della spesa ordinaria. E quando si parla di Sud si continua a parlare di spesa storica, quindi chi ha più avuto in passato continua ad avere più risorse, e chi ha avuto meno continua ad avere di meno».
«Il Sud – gli ha fatto eco Emiliano – ha bisogno di recuperare in termini di qualità della vita. Abbiamo dei gap in termini di welfare rispetto al Nord stratosferici. E di questo ne pagano le donne perché chi viene a investire se non ci sono asili nido e se non si incentiva nelle scuole il tempo pieno?». «Il Molise non è un’isola, ma io mi sento isolato per le difficoltà di raggiungere Roma, Napoli, Bari, Pescara, L’Aquila, le mete più vicine. Mi sento frustrato perché sono problemi che mi paiono insormontabili», ha aggiunto il presidente della Regione Molise Donato Toma.
«L’Italia non ci considera ancora Italia, l’Europa non ci considera Europa perché se così fosse si dovrebbero ricordare tutti che siamo la porta nel Mediterraneo. Abbiamo il porto di Gioia Tauro che è il più importante nel Mediterraneo», ha chiosato il presidente facente funzione della Regione Calabria Nino Spirlì.
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