Sabrina Benetton si è dimessa dal Cda di Atlantia
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Si rompe il fronte della famiglia Benetton, rendendo più agevole l’accordo con Cdp per la vendita di Autostrade per l’Italia. Con una decisione a sorpresa, ma a lungo meditata dicono fonti vicine alla famiglia, Sabrina Benetton, si è dimessa dal consiglio d’amministrazione di Atlantia, la holding controllata dalla dinastia cui fa capo la concessionaria autostradale.
Una decisione dall’alto valore simbolico, considerando che Sabrina, pur non avendo deleghe operative, era l’unico consigliere a portare il nome Benetton. Ma soprattutto è un’esponente di primo piano della seconda generazione in quanto figlia di Gilberto, il primo dei quattro fratelli fondatori che, dopo aver assunto la presidenza del gruppo, aveva guidato la diversificazione. I maglioncini di Luciano e di Franca perdevano peso a favore di autostrade, ristorazione (Autogrill) e aeroporti.
LO STRAPPO
La decisione, si legge in una nota, è «maturata anche alla luce degli accadimenti (recenti o meno) relativi alla controllata Autostrade per l’Italia, e al disagio anche reciproco che necessariamente determina la posizione di azionista di rilievo nel socio di maggioranza».
Uno strappo importante nella famiglia delle autostrade italiane, all’indomani dell’approvazione dei conti 2020 di giovedì scorso, che riflette le crescenti difficoltà legate non solo alla trattativa con il consorzio a guida Cassa depositi e prestiti per Aspi, ma anche alla vicenda del Ponte Morandi.
La decisione di Sabrina non ha avuto conseguenze in Borsa, visto che il titolo Atlantia è rimasto stabile a 16,1 euro. Costituisce comunque la conferma dei rumors che da settimane parlano di crescenti divergenze tra la famiglia Benetton, primo azionista di Atlantia al 30,2% con la holding Edizione – e il consiglio di amministrazione della società. In particolare con l’amministratore delegato Carlo Bertazzo e il presidente Fabio Cerchiai.
Sarebbero proprio i vertici della società che, nel quadro della trattativa con il consorzio a guida Cdp (che comprende anche gli statunitensi di Blackstone e gli australiani di Macquarie), avrebbero spinto per avere condizioni più favorevoli per gli azionisti. A cominciare dal prezzo finora sempre definito inadeguato. L’ultima offerta, arrivata nella serata del 23 febbraio, metteva sul piatto un ammontare di poco superiore ai nove miliardi, definito inadeguato dai vertici di Atlantia che, insieme al Fondo Tci (secondo azionista con una quota del 10%), spingono per una valutazione di almeno 11 miliardi.
TRATTATIVA ALLUNGATA
Una posizione che ha sicuramente allungato la trattativa acuendo le tensioni tra le parti coinvolte, che mantengono i contatti – la settimana scorsa la cordata ha chiesto una ulteriore proroga dei termini fino al 27 marzo – ma con i nodi del prezzo e della manleva che rimangono irrisolti.
Prosegue quindi, come confermato anche da Carlo Bertazzo agli analisti finanziari la scorsa settimana, la trattativa per trovare un accordo che, come ribadito dagli analisti di Equita «eliminerebbe il rischio politico, risolverebbe il problema del debito della holding e assicurerebbe flessibilità finanziaria ad Atlantia per nuovi investimenti, compreso il sostegno ad Abertis, il cui debito resta elevato».
Sabrina Benetton era entrata nella stanza dei bottoni di Atlantia circa un anno e mezzo fa, subito intenzionata a dare un segnale di discontinuità nel rapporto tra la famiglia e Autostrade, convinta che la tragedia del Morandi dovesse implicare un cambio di passo netto anche nei posti di comando.
ROTTURA NELLA DINASTIA
La decisione di Sabrina sancisce anche la rottura all’interno della dinastia. La sua decisione, infatti, ha avuto l’appoggio di Alessandro, figlio di Luciano, altro volto storico della prima generazione. Sono stati loro, Sabrina e Alessandro, a spingere per la sostituzione del manager storico dei Benetton, quel Gianni Mion che ha guidato il gruppo in quel sistema di scatole cinesi che da Atlantia porta poi al controllo di Autostrade.
C’è anche da aggiungere che Mion era stato richiamato dalla famiglia dopo più di tre anni. Aveva litigato proprio con Gilberto ed era uscito. Alla morte del capostipite la famiglia, incapace di esprimere una leadership condivisa, aveva richiamato Mion. Tranne poi licenziarlo un’altra volta per far posto a Enrico Laghi come presidente di Edizione.
Con l’addio di Sabrina al tavolo del consiglio di amministrazione Atlantia non c’è più un componente che porta il cognome Benetton. Edizione ha un altro consigliere, ma non è la stessa cosa.
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