Mara Carfagna
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Il Sud conquista un capitolo ad hoc nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Mef sta riscrivendo, stringendo i tempi per rispettare l’appuntamento con Bruxelles che lo attende entro il 30 aprile.
Se il governo Conte, nella seconda bozza del Recovery Plan, aveva fatto del Sud una “missione” trasversale a tutte le altre, l’esecutivo Draghi cambia registro. «Vogliamo rendere evidente il peso del Mezzogiorno nel Pnrr, creando un vero e proprio e capitolo dedicato al Sud».
Ad anticiparlo è stata la ministra per il Sud, Mara Carfagna, raccontando di averne discusso nei giorni scorsi con il ministro dell’Economia, Daniele Franco.
«Vogliamo creare un capitolo Sud che evidenzi gli interventi e le risorse destinate ad avere ricadute nel Sud e a essere assorbite dal territorio», ha spiegato intervenendo in video a “Top 500 Campania”.
LA QUOTA SUD
Obiettivi, progetti e dotazione finanziaria necessaria dovrebbero, quindi, trovare una puntuale definizione nel nuovo documento, in modo da rendere facile individuare la “quota Sud”.
Infrastrutture, alta velocità, banda larga, reti idriche, sistemi portuali, edilizia sanitaria e scolastica: «Ci aspettiamo che le risorse del Recovery servano davvero, e faremo in modo che sia così, a ridurre il gap tra Nord e Sud del Paese», ha puntualizzato la ministra, considerando prioritari anche gli investimenti in infrastrutture sociali che possono consentire di liberare «un potenziale di energia inespresso nel nostro Paese»: le donne.
«Sappiamo quanto questo sia avvertito al Sud, dove lavora solo una donna su tre: se avremo più asili nido, più tempo pieno a scuola e una rete di protezione e assistenza per non autosufficienza potenziata, le donne potranno liberarsi del peso del lavoro domestico e familiare che grava quasi sempre su di loro e dedicarsi a cercare un lavoro e a realizzare i loro progetti».
LIBERARE GLI INVESTIMENTI
Da “liberare” ci sono poi gli investimenti delle imprese del Sud, rimuovendo gli ostacoli – dalla burocrazia al fisco alle infrastrutture – che impediscono una competizione alla pari con quelle del Nord e del resto del mondo.
Tra gli ostacoli anche «l’assenza di risorse, che ora è attenuata grazie alle risorse che ci arrivano dall’Europa, ma – ha avvertito Carfagna – bisogna realizzare in fretta i progetti per attrarre queste risorse e realizzare le opere collegate».
E in questo senso è essenziale «irrobustire le pubbliche amministrazioni, a partire da quelle del Mezzogiorno».
«Per questo stiamo correndo, per dare attuazione alla norma della legge di bilancio che ha previsto la possibilità di assumere 2.800 unità con competenze tecniche specifiche, che andranno a irrobustire le pubbliche amministrazioni meridionali».
L’Agenzia per la coesione territoriale sta ultimando la ricognizione per individuare le competenze necessarie e dove impiegarle, mentre gli uffici stanno definendo lo schema di decreto da presentare in Conferenza unificata.
Intanto il Sud si prepara a “rientrare” nel Comitato interministeriale per la transizione ecologica, in cui ne era inizialmente prevista la presenza, ma di cui non c’era più traccia nel decreto sulla Gazzetta ufficiale.
«Tutto il governo sa che il Sud gioca una partita cruciale e che ha davanti un’occasione che non può essere persa. Anche il ministro Colao, per quanto riguarda la transizione digitale, si è dimostrato molto sensibile alla necessità di sviluppo del Mezzogiorno in questo campo e lavoreremo insieme per renderlo possibile».
D’altra parte, ha poi puntualizzato, «all’Italia spettano 209 miliardi di Next Generation Eu proprio perché esiste una questione meridionale ancora aperta».
Ieri, su Recovery Fund e fondi strutturali la ministra ha fatto il punto anche con Elisa Ferreira, commissaria europea per la Coesione e le riforme.
FISCALITÀ DI VANTAGGIO E LEP
Intanto c’è la partita della fiscalità di vantaggio da garantire fino al 2029, assicurandosi l’ok di Bruxelles, quella della riforma delle Zes, al momento «scatole vuote», per ridurre la burocrazia e potenziare il ruolo dei commissari, rendendoli dei «facilitatori», coinvolgendo le Regioni nella loro scelta.
«Se riusciremo a snellire la burocrazia, a creare un unico referente istituzionale, a ridurre costi, tempi e scartoffie, faremo delle Zes dei modelli da ampliare e replicare. Il sistema portuale del Mezzogiorno potrà diventare così un avamposto di scambi e relazioni commerciali nel Mezzogiorno».
C’è poi la «battaglia» sui Lep, i Livelli essenziali di prestazione: «Non si può pensare che un cittadino del Sud possa avere servizi di più bassa qualità solo perché si assume per il riparto delle risorse il criterio della spesa storica che penalizza il Mezzogiorno e avvantaggia il Nord – ha affermato – Non è guerra del Sud contro il Nord, ma semplicemente l’affermazione di un principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto che il ministero del Sud faccia parte della Commissione fabbisogni standard che si occupa di questo tema».
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