Daniele Franco
3 minuti per la letturaUna carriera passata a sorvegliare i conti pubblici. Ora ne diventerà il custode. Daniele Franco 68 anni bellunese di Tirchiana è il nuovo ministro dell’Economia dopo essere stato per sei anni Ragioniere generale dello Stato e prima ancora capo della finanza pubblica al servizio studi di Banca d’Italia.
Nessuno in Italia conosce i labirinti del bilancio statale come lui. Sicuramente un super-tecnico. La nomina è arrivata direttamente da Mario Draghi che lo aveva apprezzato negli anni trascorsi come governatore della Banca d’Italia.
Saranno loro a gestire l’assegnazione dei 209 miliardi del Recovery Fund in arrivo da Bruxelles (i primi venti forse già in estate). Sicuramente una sorveglianza di ferro considerata l’esperienza e la capacità dimostrata sul campo. Entrambi custodi della cultura di Banca d’Italia cui la politica ha fatto ricorso quando ha dovuto rispondere all’emergenza. Prima Lamberto Dini. Poi Ciampi. Adesso l’accoppiata di Draghi e Daniele Franco.
Il neo ministro dell’Economia dovrà lasciare per la seconda volta il palazzo di via Nazionale dov’era entrato nel 1979 in forza all’ufficio studi. La divisione che per decenni ha preparato i governatori. Franco ha scalato tutte le tappe fino alla direzione generale con la nomina avvenuta lo scorso anno.
Nel 2013 aveva lasciato per la prima volta Palazzo Koch per assumere la direzione della Ragioneria generale dello Stato. Una carica che nel 2018 l’aveva portato allo scontro con il governo gialloverde. Il culmine era stato toccato nel volgare fuori onda in cui Rocco Casalino lo attaccava perché cercava di difendere l’integrità del bilancio pubblico.
Erano i giorni in cui i gialloverdi volevano sfondare i conti pubblici (il famoso 2,4% poi diventato 2,04%), fare la flat tax, il reddito di cittadinanza, quota 100. Daniele Franco, servitore dello Stato, non boicottò ma pretese un “catenaccio” per monitorare le spese e inserire clausole anti-sforamento. E in quel periodo, mentre Bruxelles teneva l’Italia sotto tiro, la sua frequentazione con gli uffici della Commissione europea, fu utile per mantenere aperti i canali di comunicazione. I contatti con il governo, però erano stati aspri.
Nel 2019 con grande soddisfazione aveva accolto l’invito del Governatore Visco a tornare a Palazzo Koch. Dapprima come vice direttore generale e poi come direttore generale e presidente dell’Ivass. Probabilmente l’incontro più felice di Daniele Franco nei messi in cui dovette fronteggiare l’arroganza del governo gialloverde fu quello con Giancarlo Giorgetti, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio e oggi ministro dello Sviluppo economico. Due anni fa Giorgetti aveva il compito di tenere sotto sorveglianza l’inesperienza di Conte e di tutti i grillini appena arrivati al potere. Le cronache dell’epoca raccontano la progressiva insofferenza verso le strambate dei grillini. Era stato il primo a sostenere la necessità che la Lega rompesse l’alleanza con i grillini.
Le sue antenne ben radicate nel mondo della finanza e dell’imprenditoria (è stato a lungo presidente della commissione bilancio della Camera) gli facevano cogliere la progressiva insofferenza verso le scelte del governo gialloverde. Oggi è stato il regista della conversione di Salvini che ha rinnegato l’antico sovranismo. La poltrona di ministro dello Sviluppo Economico è il premio.
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