Matera è un set cinematografico. Lo è stato per The Passion con Mel Gibson e per la fiction su Imma Tataranni
5 minuti per la letturaSistemi di trasporto e politiche di mobilità indici del declino socio-economico di una regione. Sì, proprio così. Il Parlamento europeo si cimenta in un’analisi tutta diversa per valutare lo stato di salute delle regioni, e la Basilicata risulta un paziente in condizioni gravi. Territorio povero, che induce la popolazione ad andarsene, e che rende poco conveniente investire in loco proprio per la scarsa domanda di servizi quale diretta conseguenza dello spopolamento. La fotografia è scattata nello studio su “Infrastrutture di trasporto in aree a bassa densità e spopolamento”, condotta dal centro studi e ricerche dell’Eurocamera per conto della commissione Trasporti, e lancia un campanello d’allarme su una regione già in crisi ancora prima dell’avvento della pandemia di Coronavirus.
Il documento di lavoro prende in considerazione solo alcune regioni d’Europa. Per l’Italia sono solo due i modelli messi a confronto: Valle d’Aosta e Basilicata. Il primo è un esempio di eccellenza, il secondo non proprio. Anzi. Regione montuosa situata nel sud Italia, recita la sintesi per il territorio del Mezzogiorno, la Basilicata “si sta rapidamente spopolando e la sua popolazione sta rapidamente invecchiando”. Nel 2019 sono sparite, in media, 7,5 persone ogni mille abitanti. Tutta persone che hanno abbandonato la regione per sistemazioni di vita migliore. Ciò è dovuto al basso tasso di attività economia e alla mancanza di connettività (la banda larga copre solo il 78% delle famiglie). “Il turismo resta sottosviluppato e non rappresenta un’alternativa al basso sviluppo economico”. Il tasso di motorizzazione è piuttosto elevato nonostante la rete ferroviaria “abbastanza estesa”. Ciò può essere dovuto alla mancanza di servizi ferroviari efficaci (pochi vagoni, ritardi frequenti).
Quest’ultimo aspetto chiama in causa la responsabilità di politici e amministratori. C’è tuttavia una precisazione che serve a fare un po’ di chiarezza. Viene sottolineato l’aspetto della popolazione non a caso, poiché le aree a bassa densità di popolazione e spopolamento sono quelle che “soffrono di un livello generalmente inferiore di investimenti e competenze complessivi, che limita la loro capacità di innovare e crescere”. Guardando nello specifico alla questione della mobilità, fornire mezzi di trasporto in aree a bassa densità e spopolamento spesso implica costi operativi più elevati. La scarsità di popolazione riduce il numero di utenti in una data regione o area e di conseguenza i possibili ricavi. Il privato non investe, il pubblico è scoraggiato a farlo.
In altre parole, la Basilicata rappresenta un tipico esempio di “circolo vizioso di declino”. Laddove i movimenti migratori verso ambienti economici più favorevoli diminuiscono ulteriormente il dinamismo socioeconomico delle aree rurali e remote.
Eppure qualcosa si muove. Il programma operativo regionale 2014-2020 sembra voler provare a far uscire la Basilicata dal circolo vizioso in cui è finita. Si ritiene ci sia “un focus significativo” sulle infrastrutture di trasporto che rende questo programma politico “rilevante ai fini dello studio”. È vero che il POR solo “parzialmente” è incentrato su aree a bassa densità e scarsamente popolate, ma spiccano i 55.755.200 euro stanziati per rafforzare i collegamenti dei nodi secondari e terziari delle “aree interne” e di quelli in cui si trovano importanti distretti di produzione agricola e agroindustriale con gli assi stradali e ferroviari principali della rete ten-t.
Si mette in sostanza la Regione in comunicazione con sé stessa e con i corridoi europei. Rendendo i territori più accessibili si rilanciano turismo ed economia locale, contribuendo alla sostenibilità di una regione “fortemente dipendente dalle automobili”. Il centro studi del Parlamento europeo ritiene però doveroso di mettere in guardia, rivolgendosi ai poteri locali. La politica regionale dell’UE concepita a livello di Regione.
Il governo centrale regionale “potrebbe trascurare esigenze locali specifiche”, e si rende allora necessario avvicinare comuni, comunità montane e piccoli centri e coinvolgere le parti interessate nel processo. Dal punto progettuale, invece, si ricorda che spesso la costruzione di nuove infrastrutture “può essere meno efficiente ed efficace del miglioramento di quelle esistenti”.
Eppure le autorità locali sono spesso più propense a finanziare progetti faro piuttosto che eseguire la manutenzione di quelli esistenti. Parola d’ordine è dunque potenziamento e ammodernamento. In questo discorso di rilancio e intervento c’è il paradosso della Basilicata. Il turismo è poco sviluppato, si è detto. Questo può essere un bene, perché “l’attenzione al turismo può distorcere l’allocazione delle risorse dalla manutenzione ordinaria delle strade al di fuori delle zone turistiche più importanti”, senza contare che le nuove infrastrutture di solito si concentrano sul turismo e “potrebbero non essere rilevanti per soddisfare le esigenze locali”. La situazione mette la Basilicata nella condizione di non poter sbagliare. Si tratta di recuperare il ritardo accumulato.
L’Ue può dare una mano. La proposta di regolamento sul Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per il nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 prevede l’opzione di costi operativi per il settore trasporti. Un dispositivo concepito per le regioni ultraperiferiche, ma le aree scarsamente popolate sono menzionate anche nella relazione esplicativa che accompagna la proposta poiché interessate da problemi simili. Il nuovo POR della Basilicata può dunque rilanciare i trasporti della regione e, con essi, tutto il resto.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA