Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri
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La lista delle regioni rosse potrebbe allungarsi ancora nei prossimi giorni, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, non ne ha fatto mistero. E con l’elenco delle zone in lockdown si allunga quello delle attività cui assicurare un ristoro per contenere i danni provocati dalle chiusure previste dalle misure di contenimento della seconda ondata del Covid 19. Il premier, Conte, ha riconosciuto che le risorse messe in campo finora con i due decreti Ristori non sono sufficienti, anticipando un Ristori Ter su cui ha assunto anche precisi impegni con i Comuni intervenendo ieri all’assemblea annuale dell’Anci.
Il nuovo intervento di ristoro, da oltre un miliardo, è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri in programma oggi, insieme a un nuovo scostamento di bilancio da 7 miliardi. Un Ristori Quater dovrebbe arrivare subito dopo, cui dovrebbe seguire un’altra richiesta di extra deficit. E potrebbe non essere finita qui: nei vertici che si susseguono, tra il Mef e Palazzo Chigi, si è affacciata anche già l’ipotesi di un Ristori Cinque.
DECRETO RISTORI TER
Intanto, Il Ristori Ter dovrebbe giungere a Palazzo Chigi con una dote di 1,3 miliardi – che va ad aggiungersi agli oltre 8 già stanziati con il primo e il secondo decreto, rispettivamente di 5,4 e 2,8 miliardi – per potenziare le misure dei provvedimenti approvati sull’onda delle restrizioni degli ultimi Dpcm anti Covid, ha spiegato il viceministro all’Economia, Antonio Misiani: «È evidente – ha affermato – che se nuove regioni diventano zone rosse, questo comporta la necessità di ulteriori misure di sostegno». Senza contare le categorie e le filiere rimaste prive di una rete protettiva e che chiedono venga estesa anche a loro.
Con i Comuni, intanto, il premier si è impegnato su un via libera ad anticipare le somme per l’emergenza alimentare. «È giusto che i sindaci possano anticipare fondi per le emergenze alimentari, dobbiamo essere veloci – ha detto – sul fondo di previsione 2020 avete ancora un po’ di risorse, erano oltre 5 miliardi, potrei prendere l’impegno a inserire una norma nel prossimo dl Ristori Ter, per consentire di anticipare somme che noi ci impegniamo a restituire nel 2021». Un altro impegno che il capo del governo ha promesso di valutare è quello sulla tassa per il suolo occupazione delle aree pubbliche: «Già nel 2020 abbiamo stanziato circa 300 milioni, possiamo impegnarci a riprodurla per il 2021».
Per finanziare il Ristori Ter si dovrebbe attingere alla «quota parte non spesa dei 100 miliardi già autorizzati» di scostamento di bilancio, ha sottolineato il viceministro Minsiani. Il dl dovrebbe arrivare a breve in Senato come emendamento ai primi due già all’esame delle Commissioni Bilancio e Finanze che ieri hanno sconvocato la seduta pomeridiana, chiedendo al governo di avere un quadro completo degli interventi. Il voto sugli emendamenti dovrebbero prendere il via il prossimo giovedì.
IN CDM UN NUOVO SCOSTAMENTO DI BILANCIO
Domani dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri anche un ulteriore scostamento di bilancio sul 2020 per circa 7 miliardi, che dovrebbero essere utilizzati per rafforzare i ristori per il 2020, Quater compreso. La richiesta sarà votata dal Parlamento mercoledì prossimo.
Ma il governo sta anche valutando di ricorrere a un ulteriore scostamento di bilancio da circa 20 miliardi a valere però sul 2021 che potrebbe servire a finanziare nuovi interventi – magari il Ristori Cinque di cui si sta già discutendo – e a rafforzare la legge di bilancio. Difficilmente il Capodanno si lascerà alle spalle la pandemia e le macerie in cui ha ridotto l’economia del Paese. «Dovremo intervenire nei primi giorni del prossimo anno e sicuramente 20 miliardi di extra deficit sul 2021 è una cifra che può essere corretta», ha sostenuto il ministro per lo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
ENTRO DICEMBRE UN RISTORI QUATER
Il Ristori Quater, dovrebbe essere varato dal Cdm tra fine novembre e i primi di dicembre con la funzione di una chiusura perequativa delle misure già in campo. Il provvedimento, a differenza del Ter, dovrebbe seguire un percorso a se stante rispetto ai suoi “predecessori”.
L’ITER DELLA LEGGE DI BILANCIO
Una tabella di marcia con tempi strettissimi, per evitare arrivare a ridosso della data limite del 31 dicembre, attende la manovra. Arrivata mercoledì alla Camera, è ora all’esame della Commissione Bilancio. Entro il 28 novembre, alle 18, le forze politiche potranno presentare gli emendamenti ai 229 articoli che andranno al voto a partire dal 9 dicembre. L’approdo nell’Aula della Camera dovrebbe avvenire il 18 dicembre, con voto il 20 o il 21, probabilmente con la fiducia. Dopo il via libera di Montecitorio, la manovra passerà al Senato. Un cammino su cui ieri sera il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, esponente della Lega, ha posto già un primo ostacolo: sostenendo che il ritardo con cui il governo ha presentato il provvedimento non renderà possibile alle commissioni parlamentari di «esaminarla e approvarla secondo il dettato costituzionale», ha annunciato un ricorso alla Consulta che, a suo dire, «non potrà che giustiziare questa legge di Bilancio».
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