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Nei teatrini di avanspettacolo dei paesi di periferia, quando il pubblico non era convinto delle doti canore del cantante di turno, cominciava a gridare “senza microfono”. Il senso era di dimostrare che le capacità delle corde vocali del malcapitato non erano di buon livello. Ma era una strada di non ritorno perché non appena il nostro si metteva a cantare senza microfono veniva sommerso dai fischi della platea inferocita. 

Sembra una storiella simile a quello che sta accadendo con i 21 parametri che posizionano le Regioni in una area piuttosto che in un‘altra. Prima non ti adeguo la sanità e poi visto che non l’hai adeguata ti chiudo. Perché il dato che gioca sull’attribuzione di un colore, che vuol dire penalizzazioni via via crescenti per le attività economiche, non è solo il rapporto tra contagiati e tamponi fatti, che dimostra la circolazione del virus, o l’indice Rt, ma anche la capacità di contrastare e gestire le fasi successive. Quindi i posti in terapia intensiva per esempio, oppure il numero di tamponi fatti, tutti parametri che nulla hanno a che fare con il virus, ma riguardano la capacità di contrastarlo.

Sembrerebbe a prima vista tutto corretto. Invece in realtà si conferma un meccanismo che non penalizza l’inadeguatezza di coloro che gestiscono la epidemia ma la gente. È un meccanismo simile al disimpegno automatico che viene attivato con i fondi strutturali comunitari. Tu policy maker non riesci a spendere? Io Unione Europea ti tolgo i soldi, invece di sostituire le organizzazioni inadeguate.

Meccanismo perverso che penalizza due volte i territori; per avere una classe dirigente inadeguata e contemporaneamente perché subisce la sottrazione delle risorse. Fuor di metafora alcune regioni meridionali come Calabria, Sicilia, Puglia, strano che non ci sia anche la Campania per uno strano calcolo tutto da controllare, sono state penalizzate nel tempo con una sanità inadeguata, dovuta ad una spesa pro-capite che è la metà di quella Emiliano romagnola, oltre che ad una gestione improvvisata delle risorse a disposizione.

Il caso della Calabria poi è incredibile. La sua sanità è commissariata da sempre ed ora con un Rt dell’1,29, quindi estremamente basso , viene posizionata in zona rossa. La povera Jole Santelli si agiterà nella sua sepoltura.

Bene adesso il Governo centrale non si sostituisce agli amministratori locali e controlla che gli obiettivi di posti di terapia intensiva vengano raggiunti, o la organizzazione per effettuare tamponi sia adeguata. Invece ti chiede maggiori blocchi anche se i tuoi dati in termini di diffusione del virus sono molto contenuti: il rapporto tra tamponi e contagi in Sicilia sono il 12.31 in Puglia del 15,41, in Calabria ancora più basso, mentre in Liguria del 18,27 e nelle Marche del 17,88, entrambe solo zone gialle.

Considerato che una seconda ondata era ampiamente prevedibile, perché chi aveva la responsabilità di attrezzare le realtà con posti letto per il Covid non è chiamato a rispondere di questo disastro per le economie coinvolte? 

Ma anche coloro che dal Centro dovevano controllare che le indicazioni del Governo venissero adottate. Invece paga sempre solo Pantalone, che, gregge inerme, viene punito per colpe non proprie. E mentre le realtà settentrionali hanno un fermo perché il loro indice di contagiosità é estremamente elevato, Rt di Lombardia 1,64, Piemonte 1,83,Emilia Romagna 1,52, quelle del Sud come Sicilia 1.28, Calabria 1.29, vengono penalizzate e soffrono per colpe non collegate alla diffusione del virus ed alla consistenza dell’ indice Rt, ma alla disorganizzazione dell’attività di contrasto.

Si tratta di una seconda penalizzazione inaccettabile: perché la prima è stata quella di non capire che le realtà dovessero essere trattate nella prima ondata in maniera differente, in base alla differenza della diffusione del contagio. Sono stati necessari 8 mesi, in un approccio che da un lato vede un virus Speedy Gonzales e dall’altro un Governo Tartaruga per capire che bisognava diversificare.. D’altra parte a bocce ferme mi pare legittimo che se non hai approntato le misure e gli strumenti per combattere l’epidemia, per evitare che il numero dei morti aumenti progressivamente, che si proceda a chiusure progressive.

Adesso però visto che non è un problema di risorse, che teoricamente non dovrebbero mancare, allora si diano dei tempi di attuazione delle misure per attrezzarsi da un punto di vista sanitario e poi, se alcune Regioni non ce la faranno, si sostituiscano i loro staff operativi con una task force nazionale. Non si può continuare a penalizzare i territori.

Ma in ogni caso questa è un’ulteriore dimostrazione della necessità del cambiamento del titolo V, altro che ulteriori e autonomie. E dell’esigenza per alcune realtà di un centralismo virtuoso, visto che le aree che non sono riuscite a tenere il passo sono prevalentemente meridionali, per un passato di mancanze si risorse ma anche per l’incapacità di gestirle. Ma il nostro è un Paese in cui non paga mai nessuno ed i commissari possono tranquillamente autoassolversi con difese parolaie indipendentemente dai risultati ottenuti, che dovrebbero parlare come le pietre del Vangelo.

Se non è opportuno in questo momento cambiare ministri con rimpasti pericolosi, forse però considerare le efficienze e le deficienze della parte operativa procedendo a cambi mirati può essere opportuno. Squadra che vince non si cambia ma se la squadra continua a perdere qualche giocatore forse va sostituito.


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