Montecitorio
4 minuti per la letturaCentoquarantacinque miliardi al Mezzogiorno, 64 al Centro Nord: è questa la proposta di distribuzione dei 209 miliardi assegnati all’Italia con il Recovery fund avanzata dal Movimento 24 agosto per l’Equità territoriale che il presidente Pino Aprile porta oggi in piazza Montecitorio con una manifestazione per sensibilizzare governo e Parlamento sull’urgenza di sanare la frattura nel Paese. Un obiettivo, si sostiene, che difficilmente potrà essere raggiunto se non si destina al Sud almeno il 70% dei fondi europei riservati al nostro Paese. Nel rispetto dei criteri utilizzati dall’Unione europea nell’assegnazione delle risorse ai diversi Stati, e a vantaggio anche del Centro Nord, in virtù dell’interdipendenza economica tra le aree che compongono la penisola. Perché – è lo “slogan” che i dati portati in piazza spiegano – la ricchezza nazionale cresce se cresce il Sud.
LO STUDIO
«Nell’assegnare le risorse del Next Generation Eu, l’Europa ha tenuto contro di tre parametri: la popolazione, il reddito pro capite e il tasso medio di disoccupazione degli ultimi 5 anni – spiega Paolo Mandoliti, insieme a Pasquale Cataneo, referente della commissione Economia e sviluppo del Movimento 24 Agosto e autore dello studio alla base della proposta –. All’Italia è stato riservato circa il 28% delle risorse totali, invece del 13,5% equivalente al nostro “peso” in termini di abitanti, pari a poco più di 100 miliardi, perché le nostre condizioni economiche e sociali sono peggiori rispetto a quelle degli altri Paesi, e lo sono proprio a causa dell’alto tasso di disoccupazione e del basso reddito pro capite del Mezzogiorno, nonché delle sue condizioni di arretratezza, povertà e carenza di infrastrutture».
Con una popolazione che rappresenta il 34% del Paese, il Meridione ha una media di Pil pro capite di circa 19mila euro rispetto ai 33mila del resto d’Italia, e un tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni del 17% contro il 7,64%. Lo studio ha quindi “calato” i criteri usati dalla Ue sullo Stivale, stimando in oltre 145 miliardi il «giusto» ammontare dei fondi da riservare al Mezzogiorno, quasi 64 miliardi al resto del Paese.
L’INTERDIPENDENZA ECONOMICA
Si tiene poi conto dell’interdipendenza economica tra le diverse aree, e quindi dell’impatto delle risorse: «Come mostra uno studio Srm-Prometeia, e come hanno ribadito anche Bankitalia e Svimez – afferma Mandoliti – ogni 100 euro investiti al Mezzogiorno creano 40,9 euro di “dispersione”, ovvero domanda di beni e servizi, a favore delle regioni del Centro Nord. Al contrario, su 100 euro investiti al Centro Nord, soltanto 5 “rimbalzano” al Sud». Ne deriva, continua Mandoliti, che il 70% delle risorse assegnate al Sud porterebbero nel Nord 120 miliardi, ovvero il 57% dei 209 del Recovery; contro gli 89 “finali” che arriverebbero al Sud, il 43%. Diversamente, se dovesse passare la linea del 40% al Sud ipotizzata dal ministro per i Trasporti e le infrastrutture, Paola De Micheli, sottolineano dal Movimento, alle regioni settentrionali andrebbero 125,4 miliardi, al Sud e alle Isole solo 83,6: il 40% del totale a fronte del 70% “dovuto” in base ai criteri europei. L’effetto interdipendenza, poi, porterebbe al Nord oltre 153 miliardi, al Sud solo 55,6: quindi, il 73% dei fondi andrebbe al primo, appena il 27% al secondo, «ovvero poco più del «solito 26% per una popolazione del 34%».
Bocciato il 40% della ministra, a maggior ragione il Movimento 24 Agosto ritiene «inaccettabile» il 34% che pure trova d’accordo «molti esponenti politici e governativi»: «Il divario è tale, ormai – si sottolinea – che la regola del 34% non è più sufficiente. Occorre concentrare i finanziamenti sulla parte più debole del Paese in modo da consentirne un reale sviluppo».
«Noi, e l’Europa prima di noi, crediamo che la ripartenza del Paese debba partire dal Mezzogiorno, dandogli quelle possibilità finora negate, considerando anche i fondi di coesione che non vengono ripartiti uniformemente per la mancata applicazione dei Lep (Livelli essenziali di prestazione) – puntualizza Mandoliti – I fondi del Recovery, inoltre, devono essere considerati aggiuntivi e non sostitutivi della spesa ordinaria dello Stato che finora è stata appena del 26%, invece del 34% che prevede la legge».
«L’Italia – sostengono ancora dal Movimento – dovrebbe aggiungere altri fondi nazionali per cercare di recuperare il gap di risorse finora sottratte al Sud e alle isole, riducendo il divario territoriale con il resto della Penisola, e realizzando l’equità territoriale».
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