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ROMA – La Corte dei conti mette il freno a Quota 100. «Mentre nel 2018 il quadro normativo che fa da sfondo alla gestione dell’Inps ha registrato una sostanziale stabilità – si legge nella relazione della Corte dei conti sul controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’INPS – significativi elementi di novità hanno caratterizzato il 2019 sia nel settore previdenziale che in quello assistenziale avuto riguardo principalmente all’introduzione con d.l. 28 gennaio 2019 n. 4 della cosiddetta Quota 100 e del cosiddetto Reddito di cittadinanza».
Per i giudici contabili «in un sistema pensionistico a ripartizione ed in cui la maturazione del diritto a pensione prescinde dal regolare versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa va verificata la sostenibilità della spesa nel lungo periodo e agli effetti che sulla adeguatezza delle prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente».
Inoltre, «vanno considerate le conseguenze di dette azioni sulla sostenibilità del modello da parte del sistema produttivo, sia con riguardo al contributo richiesto alla fiscalità generale, che nei confronti dei soggetti tenuti al versamento della contribuzione».
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Osservo che il titolo non rispecchia il contenuto del ponderoso rapporto della Corte dei Conti https://www.corteconti.it/HOME/StampaMedia/Notizie/DettaglioNotizia?Id=31e1bcf9-5396-407b-9f4d-46a55368479c. Peraltro, Quota 100 è una misura temporanea e parzialmente inutilizzata.
Inoltre, la stessa Corte dei Conti rileva che nella spesa pensionistica ci sono sia oltre 50 mld di imposte (che per lo Stato sono una partita di giro), sia assistenza: “Occorre, tuttavia, considerare: i) che il disavanzo tra entrate contributive e spesa pensionistica è parzialmente compensato dal fatto che sui trattamenti pensionistici vengono operate trattenute fiscali (52,115 md su 279,744 md nel 2018); […] Va opportunamente rimarcato, in particolare, che nel calcolo delle entrate contributive è ricompresa una quota Gias che finanzia prestazioni assistenziali e sociali non strettamente riferibile a costi pensionistici coperti da contribuzione Ivs. Si tratta, cioè, di interventi in materia di povertà, esodo pensionistico, supporto alle famiglie, disoccupazione, decontribuzione riconducibili ad una funzione assistenziale che ovviamente cresce nelle fasi congiunturali di crisi ma che – seguendo la metodologia di calcolo prevista dal Sistema europeo delle statistiche integrate della protezione sociale (Sespros) – vengono imputati alla spesa per pensioni piuttosto che trovare corretta e separata classificazione tra misure assistenziali quali in effetti sono.”
Aggiungo che le voci spurie valgono una novantina di mld, si veda il mio commento qui https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/le-due-italie/2020/09/18/a-riposo-in-anticipo-e-sistemi-premiali-le-pensioni-regalate-abitano-al-nord/ .