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Il piatto del fisco piange. La scadenza del 20 agosto non porterà il gettito che il ministero dell’Economia si attende. In questa data si sono concentrati quasi 200 versamenti. Numero che, considerando anche i giorni successivi, sale a quota 246 per il restante spicchio di agosto.

Gli impegni principali sono stati il saldo 2019 e l’acconto 2020 di Irpef e Ires per le partite Iva che rientrano negli Isa o nel regime forfettario.

Circa 4,5 milioni di contribuenti sono stati coinvolti e da loro il fisco si propone di incassare 8,4 miliardi di euro. Proprio a causa del peso di questa scadenza, per la quale era stata già prevista una proroga dal 20 luglio scorso, a patto di pagare lo 0,4% in più, l’Erario aveva opposto un secco rifiuto alla richiesta giunta dalle categorie interessate e dai commercialisti, che invocavano un nuovo slittamento.

LA RIFORMA FISCALE

L’occasione per un giro di vite sarà la scadenza della moratoria nel pagamento delle cartelle. Il termine è il 15 ottobre e il fisco conta di passare ai raggi “x” 9 milioni di contribuenti.

In questa situazione si innesta il lavoro sulla riforma fiscale. Far pagare meno ad alcune categorie significa trovarne altre sulle quali scaricare il costo del riequilibrio delle imposte.

Sul tavolo ci sarebbero le ecotasse, anche per venire incontro alle indicazioni di Bruxelles che pone il green deal tra le condizioni per il Recovery Fund. Nel mirino entrerebbero le attività considerate inquinanti. Il che vorrebbe dire aumentare la tassazione sul gasolio in misura tale da portarlo al livello della benzina, annullando ogni vantaggio economico nell’acquistare autovetture diesel.

Nel cassetto ci sono pure le tasse sul riscaldamento, anche se non sarebbe al primo posto. C’è poi il taglio di detrazioni e concessioni varie, vecchio pallino di ogni governo. Decine di studi sono stati sfornati sul tema, ma senza mai arrivare a un piano organico di intervento.

Riduzione degli scaglioni Irpef con risparmi concentrati sul ceto medio, acconti delle partite Iva, tax expenditure, taglio del cuneo fiscale sono gli altri ingredienti fondamentali della riforma fiscale che dovrebbe entrare nella prossima legge di Bilancio.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha un mese di tempo per preparare la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, primo rapporto che dovrà presentare a fine settembre per anticipare la manovra economica.

L’idea guida del Tesoro è di alleggerire al pressione fiscale sui ceti medi. Fra le ipotesi, eliminare un’aliquota Irpef portando gli scaglioni a quattro dagli attuali cinque, accorpando le due aliquote centrali del 38% e del 41%. Ma si parla anche del cosiddetto modello tedesco, che prevede una proporzionalità diretta fra reddito e tasse, senza scaglioni.

Per quanto riguarda le partite Iva, si pensa a una revisione dell’attuale sistema che prevede saldo e acconto, con un nuovo meccanismo di pagamento mensile calcolato sull’incasso effettivo.


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