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Una nuvola nera si addensa sulla testa degli italiani. Un numero imprecisato di cartelle esattoriali, secondo Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate, non meno di 22 milioni di atti di riscossione. Un temporale che il governo di proroga in proroga sposta per evitare che in piena emergenza Covid si scateni la tempesta. Con il decreto Agosto la nube color nero pece è stata spostata poco più in là: al 15 ottobre. Il che ha comportato uno scostamento di bilancio di 25 (leggasi venticinque) miliardi di euro. Poco meno di una Finanziaria. Il prezzo da pagare a una pace fiscale che pace non è. Casomai tregua, tregua armata per di più. Perché il fisco, finora, non sembra affatto intenzionato a ritirare gli artigli.

INDEBITATI E INCAVOLATI

Se non interverrà il solito condono o una nuova rottamazione il gigantesco contenzioso tra cittadini e fisco pare destinato a moltiplicarsi. L’ultima sospensione ha confermato lo stop all’attività di riscossione. Senza questa modifica dei termini, il 1° settembre prossimo sarebbe partito, via pec o tramite posta ordinaria, l’ultimo stock di cartelle esattoriali, qualcosa come 6,7 milioni di atti. Immaginiamo la reazione dei destinatari, i contribuenti “morosi”, molti dei quali elettori e presumibilmente molto incavolati. Lo spostamento di sei settimane, oltre a rappresentare una boccata d’ossigeno, avrà dunque degli effetti anestetici in vista delle prossime elezioni regionali. Un sedativo per allontanare dalle urne gli eccessi di rabbia…

TUTTE LE SCADENZE

L’articolo 97, Capo VII, del decreto Agosto prevede una ulteriore rateizzazione dei versamenti sospesi in un’unica soluzione entro il 16 settembre prossimo o mediante rateizzazione; i pagamenti potranno essere effettuati quindi senza applicazioni di sanzioni e interessi ma a condizione di versare da qui a un mese la prima di quattro rate di pari importo o in una unica soluzione il 50%. Il restante 50% delle somme oggetto di sospensione potrà essere rateizzato in 24 “comode” rate mensili, la prima delle quali con scadenza 16 settembre 2020. Questo ulteriore slittamento costerà alle casse dello Stato altri 3.748 milioni di euro. Se prima del Covid-19 circa 20 milioni di italiani avevano un conto in sospeso con il Fisco, possiamo immaginare sin da ora quali saranno gli effetti collaterali di questo ingorgo esattoriale: una platea monstre di indebitati. E un Paese che si sdebita a babbo morto.

Altro che pace fiscale, insomma. E stiamo parlando di un calcolo ancora incompleto. Nella cifra riferita da Ruffini alla Camera, infatti, non sono compresi gli atti di riscossione iscritti a ruolo a partire dal luglio scorso. E considerando che nell’arco di 12 mesi se ne produce una media di circa di 15 milioni, il conto è presto fatto. A tutto questo aggiungiamo un altro dato significativo: i contribuenti che hanno effettuato versamenti fiscali entro il 30 luglio scorso sono appena il 40% del 2019.

UN DICEMBRE DA ROTTAMARE

L’articolo 154 del Dl 34/20, meglio noto come decreto Rilancio, aveva differito al 31 agosto il termine finale di sospensione del versamento di tutte le entrate tributarie e non tributarie in scadenza dall’8 marzo al 31 agosto 2020. Con la proroga, fino al 15 ottobre l’Agenzia Entrate/Riscossione non effettuerà notifiche nemmeno tramite posta certificata. Calma piatta, come dicevamo. Che vale anche per gli obblighi derivanti da pignoramenti presso terzi se relativi a somme dovute a titolo di stipendio, salario o altre indennità derivanti da rapporti di lavoro. Il decreto ha concesso inoltre la possibilità di pagare le rate della Rottamazione Ter o del Saldo a stralcio, senza interessi e senza perdere i benefici della definizione agevolata entro il 10 dicembre prossimo. Non si potrà sforare, però, neanche di un giorno, il decreto non ammette ritardi, pena perdere tutte le agevolazioni.

È prevista però la possibilità di richiedere la rateizzazione dei debiti oggetto di rottamazione o saldo a stralcio, senza rinunciare ai benefici, per quei contribuenti che non avessero pagato entro i termini le rate in scadenza nel 2019. Benefici e vantaggi che rischiano però di ingolfare di burocrazia la macchina amministrativa. Gli sportelli dell’Agenzia delle entrate hanno iniziato gradualmente a riaprire. La maggior parte del personale è in smart-working. Si riceve solo su appuntamento. Alcune forze politiche, ad esempio Forza Italia, con l’ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, avevano chiesto di posticipare le scadenze alla fine dell’anno: «Serve coraggio e serve dare ossigeno alle imprese e alle famiglie, del resto non c’è alcun vincolo che collega la durata dello stato di emergenza alle tasse». L’appello, però, è rimasto inascoltato. Sempre che non si voglia di nuovo mettere la polvere sotto il tappeto e andare verso una nuova proroga e allontanare ancora di qualche mese la pioggia di cartelle a gò gò che si sta addensando minacciosamente sulla testa degli italiani.

SENZA BUSSOLA

Per capire fino a che punto si spinge l’inefficienza di certe amministrazioni, basti dire che dopo l’ennesimo ingorgo burocratico e dinanzi alle proteste dei commercialisti esasperati dai continui blocchi informatici, alcune province siciliane invitarono gli utenti a convogliare gli accessi alla piattaforma al di fuori dagli orari d’ufficio. A notte inoltrata, preferibilmente.

Insomma, un vero ginepraio di regole e controregole, di scadenze anticipate e posticipate. Un universo fiscale dove smarrirsi è sicuramente all’ordine del giorno e la bussola non è prevista. Per la complessa e arrugginita macchina dello Stato il rischio di andare in tilt è molto concreto. Per dirla alla Vasco Rossi: sarà tutto un equilibrio sopra la follia.


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