Angela Merkel e Giuseppe Conte
4 minuti per la letturaAppesi alla Bce. Senza il suo sostegno l’economia europea sarebbe crollata per colpa del Covid 19. A soffrire molto è anche la Germania che registra, per la prima volta da quarant’anni un calo del Pil a due cifre. Un annuncio che spiega bene tutto quello che sta accadendo in questo momento in Europa: dalla sospensione del Patto di Stabilità al Recovery Fund che ha visto Angela Merkel spendersi in prima persona come mai finora. Mai come in questo momento i tedeschi hanno bisogno del resto d’Europa per ripartire. Tutte queste informazioni sono contenute nel Bollettino Bce di luglio. L’Eurozona è in ripresa a partire da giugno, ma permangono forti incertezze sul futuro.
In attesa che il Recovery Fund faccia la sua strada così come il Sure e i finanziamenti Bei c’è solo il bazooka monetario imbracciato dai banchieri di Francoforte per combattere la recessione. Christine Lagarde garantisce che gli interventi della Banca centrale andranno avanti per tutto il tempo necessario. Tuttavia non è pensabile che la supplenza possa durare all’infinito. Ed è proprio questa incertezza a rendere più debole la ripresa. A confermare le perplessità di Francoforte contribuiscono i bilanci semestrali del sistema industriale. Dati tendenzialmente negativi se non addirittura molto negativi come quelli registrati dal settore petrolifero («I peggiori nella storia dell’oil & gas» ricorda l’amministratore delegato di Eni, Claudio De Scalzi). Male anche l’auto con Renault che annuncia 15 mila licenziamenti. E Volkswagen che perde 800 milioni in un trimestre. I riflessi sull’occupazione sono molto pesanti anche in Italia. L’Istat dice che sono stati persi 600 mila posti di lavoro per via del lockdown.
Il Bollettino della Bce offre cifre anche più preoccupate: «Se si fosse tenuto conto del numero dei lavoratori in regime di riduzione dell’orario di lavoro e temporaneamente licenziati, il tasso di disoccupazione dell’area dell’euro avrebbe di fatto raggiunto livelli molto più elevati di quelli attuali». In Italia si stimerebbe un tasso di disoccupazione a ridosso del 25%, includendo i lavoratori in cassa integrazione a zero ore, calcolati nella «metà dei lavoratori in regime di riduzione oraria». In particolare , all’inizio del lockdown (21 febbraio) l’indicatore relativo alle offerte di lavoro si attestava a +14,2. A causa dell’epidemia il tasso di assunzioni e’ «passato in territorio fortemente negativo» e al 20 giugno segna un -33,1 in Italia, dove – ancora più che negli altri Paesi europei – hanno registrato un vero crollo le assunzioni nel turismo (-77,9) mentre il calo è stato contenuto (-9,9) nella sanità.
Secondo la Bce non bisogna eccedere con l’ottimismo sulla ripresa. Basterà ricordare il dato della Germania che nel secondo trimestre ha registrato un crollo del 10,1% del Pil rispetto al primo trimestre dell’anno. Si tratta del più ampio calo da quando sono cominciate le rilevazioni nel 1970, molto più grande del -4,7% del primo trimestre del 2009, nel pieno della crisi finanziaria. Dopo la contrazione del Pil del 2 per cento tra gennaio e marzo, il paese e’ ufficialmente in recessione tecnica. Il dato di giugno supera le previsioni, che stimavano il declino al 9 per cento. La crescita dovrebbe tornare nel terzo trimestre con un rimbalzo del 3% Tuttavia, secondo Claus Michelsen del Diw, probabilmente saranno necessari due anni prima che l’economia della Germania torni ai livelli precedenti alla crisi.
Per questa ragione la Bce stima che i posti di lavoro a rischio potrebbe essere fino a 10,6 milioni in Germania (26% dei dipendenti), 12 milioni in Francia (47%), 3,9 milioni in Spagna (23%) e 1,7 milioni nei Paesi Bassi (21%). Il tasso di disoccupazione, considerando anche coloro che godono di misure di sostegno a zero ore balzerebbe al 12,5% in Germania, al 30% in Francia, al 23% in Spagna e al 17,5% nei Paesi Bassi. Una prospettiva davvero inquietante.
A fronte di una situazione così difficile la Bce promette che il bazooka monetario resterà in funzione a pieno ritmo. «Il Consiglio direttivo ribadisce il massimo impegno a intraprendere tutto ciò che sarà necessario nell’ambito del proprio mandato per sostenere tutti i cittadini dell’area dell’euro in questo momento di estrema difficoltà». La banca si impegna ad «assicurare che la politica monetaria sia trasmessa a tutti i settori dell’economia e a tutti i paesi, nel perseguimento del mandato di stabilità dei prezzi» e resta pronta «ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito».
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