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Parte il rilancio della Banca Popolare di Bari, il più grande istituto di credito del Mezzogiorno. L’assemblea degli azionisti ha deliberato all’unanimità la trasformazione in società per azioni aprendo la strada al piano di salvataggio da 1,6 miliardi, che vedrà la partecipazione del Fondo Interbancario di garanzia e del Mediocredito centrale che, attraverso Invitalia, fa capo direttamente al Tesoro.

Il cambio di governance (dopo sessant’anni come cooperativa) è stato approvato all’unanimità. Soddisfatto il ministro Roberto Gualtieri che ringrazia le strutture pubbliche che hanno contribuito al successo dell’operazione: dagli uffici del ministero a Banca d’Italia, dai due commissari straordinari (Enrico Ajello ed Enrico Blandini) ,alle autorità europee. “L’ampia partecipazione all’assemblea e il larghissimo consenso ricevuto danno conto del senso di responsabilità degli azionisti e dell’ampia condivisione di questo progetto da parte delle comunità locali”, ha evidenziato Gualtieri. “Sottolineo infine come il Fondo Centrale di Garanzia dei Depositi e il sistema bancario italiano abbiano svolto un ruolo fondamentale nella soluzione di questa crisi”, ha concluso il ministro.

Poco dopo l’assemblea Amco (la società di recupero crediti che fa capo al Tesoro) ha annunciato di aver acquistato 2 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi dall’istituto pugliese. I portafoglio è composto per circa il 60% da posizioni classificate come incagli ancora potenziali (unlikely to pay) e per la parte rimanente da sofferenze. Il prezzo complessivo dell’operazione è di circa 500 milioni di euro. Il salvataggio della Banca Popolare di Bari costerà alle banche 1,17 miliardi. Mediocredito centrale parteciperà con 430 milioni e prenderà il controllo.

Per garantire la partecipazione dei soci – serviva il quorum del 50% – è stato previsto dai commissari un sistema di incentivi con azioni gratuite fino a 20 milioni di euro. La proposta era una delle misure compensative a favore dei soci danneggiati dalla crisi dalla banca. In pratica i partecipanti all’assemblea hanno ricevuto un bonus di 2,38 euro ad azione (rispetto a quotazioni raggiunte anche di 9,50 euro), e un warrant gratuito per la sottoscrizione di azioni di futura emissione. In cambio c’è stata la rinuncia a ogni contenzioso. La Popolare di Bari occupa 2.700 dipendenti e vanta 600mila depositanti in tutta Italia, ma prevalentemente concentrati al Sud, quasi 70mila soci e ben 100mila aziende clienti. A quest’ultime fa riferimento il 60% degli impieghi, circa 6 miliardi di euro.

La banca commissariata possiede quote significative di mercato, sia nella raccolta che negli impieghi, in Puglia, Basilicata, Abruzzo e Calabria, oltre il 10% del totale. In Basilicata ha il 26% del mercato, in Puglia il 9,7%, in Calabria il 10%. L’obiettivo del piano di risanamento è quello di creare un importante polo bancario per il Sud. Proprio oggi c’è stato il primo passo del rilancio.


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