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Palazzo Chigi

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È annunciato entro il mese di luglio il varo di un nuovo decreto con cui il Governo intende garantire nuovi interventi a sostegno delle imprese, dei lavoratori e gli enti locali stretti nella morsa della crisi economica scatenata dalla pandemia. Per questo sarà necessario un nuovo scostamento di bilancio – la cifra oscilla tra i 10 e i 20 miliardi – da sottoporre all’autorizzazione del Parlamento. Mentre si lavora al nuovo testo normativo, molti dei provvedimenti previsti nei decreti varati in piena emergenza sono operativi solo in parte, perché mancano le norme le norme attuative, “le istruzioni per l’uso”, volendo semplificare.

Insomma, la “potenza di fuoco” – parole del premier Conte – messa in campo del Governo disinnescata da ritardi e lentezze operative. E così, prendendo in considerazione i decreti più importanti, si scopre che per il Decreto Cura Italia – entrato in vigore il 17 marzo 2020 con le misure più urgenti per contrastare l’epidemia e sostenere le famiglie e i lavoratori – sui 36 decreti attuativi previsti, ne mancano all’appello ancora 19.

Per il Decreto Liquidità dell’8 aprile, cui l’esecutivo ha affidato principalmente la missione di aiutare le imprese ad attraversare la crisi economica, restano ancora da scrivere 8 decreti su 12. Per il più “giovane”, il Decreto Rilancio del 19 maggio, che dovrebbe spingere la ripartenza del Paese, i decreti attuativi mancanti sono 77 su 103. La fonte è l’Ufficio per il programma di Governo.

DECRETO CURA ITALIA

Per il Decreto Cura Italia, tra gli atti “mancanti” troviamo il decreto del presidente del Consiglio dei ministri per l’istituzione di un Fondo, per il 2020, per l’adozione di misure di solidarietà per i familiari dei medici, infermieri e personale socio-sanitario morti di Covid tentando di salvare più vite possibili. All’articolo 79, comma 4, il provvedimento affidava la definizione della nuova società pubblica, controllata dal Mef, per gestire la “nuova” Alitalia. L’operazione è ancora in alto mare, e il decreto attuativo in capo al Mef ovviamente “non adottato”.

DECRETO LIQUIDITÀ

Tra i principali provvedimenti “sospesi” del Decreto Liquidità compare quello che stabilisce – ad opera del Mef, con il coinvolgimento degli Affari esteri e del Mise – le modalità per il rilascio da parte di Sace delle garanzie da parte dello Stato a favore di banche e istituzioni finanziarie nazionali e internazionali per i finanziamenti concessi alle imprese con sede in Italia, entro l’importo massimo di 200 miliardi di euro. E nell’ambito delle misure di contrasto del Covid, manca il decreto del presidente del Consiglio per la nomina di un Commissario straordinario per l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali.

DECRETO RILANCIO

Sul Decreto rilancio è in corso, in Commissione Bilancio della Camera, la battaglia sugli emendamenti tra le forze politiche che hanno a disposizione un “tesoretto” di 800 milioni, accantonato dal Governo, per le modifiche al testo durante l’iter di conversione nelle Camere. Mentre si va verso la richiesta del voto di fiducia per l’approvazione alla Camera provvedimento di legge, sono tantissimi gli interventi che l’esecutivo aveva messo in campo per spingere l’economia disinnescati dall’assenza delle procedure d’attuazione. Tra questi l’ecobonus fino al 11o%, uno degli interventi più attesi, per dare respiro a un settore, l’edilizia, cui la crisi ha dato il colpo di grazia. Bloccato. Tra le proteste delle associazioni di categorie delle imprese che hanno messo nel mirino l’Agenzia delle Entrate cui spetta la stesura delle “istruzioni” per trasformare le detrazioni fiscali relative, tra le altre cose, al recupero del patrimonio edilizio o per l’efficienza energetica, in sconto sul corrispettivo dovuto e in credito d’imposta cedibile. Idem per il bonus mobilità: bici elettriche e monopattini a ruba ovunque, ma il ministero per l’Ambiente non ha ancora dato direttive.

Stessa sorte, ovvero niente istruzioni, per termini e modi cui è subordinata l’erogazione del contributo previsto dal fondo compensazione per i danni subiti nel settore aereo per via del Covid o per la ripartizione del fondo per le Autorità di sistema portuale e l’Autorità portuale di Gioia Tauro, entrambi in capo al Mit. Il ministero dell’Economia non ha ancora provveduto a definire la ripartizione di un fondo destinato al ristoro di Regioni e Province autonome per il mancato versamento dell’Irap o, ancora, le modalità degli interventi del “Patrimonio Destinato” gestito da Cassa depositi e prestiti e i criteri di operatività della garanzia dello Stato sulle obbligazioni di “Patrimonio Destinato” in caso di incapienza e i criteri per l’esecuzione della garanzia Sace in favore delle assicurazioni sui crediti commerciali. Mentre le agenzie di viaggio e i tour operatori – che hanno registrato perdite di fatturato fino al 70% – aspettano che il ministero dei Beni e attività culturali e turismo definisca i criteri per la ripartizione e l’assegnazione delle risorse loro destinate per provare a superare la crisi più nera che il settore abbiamo mai sperimentato. E l’elenco è ancora lungo.


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