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I nuovi numeri dello scippo

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di GIUSEPPE SORIERO*

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato i primi esiti del confronto aperto negli Stati Generali dell’Economia, evento da lui fortemente voluto per accelerare la riflessione strategica sul futuro dell’Italia, proprio nel momento in cui gli italiani provano a uscire dalla solitudine per misurarsi con tante contraddizioni di una società ancora ingiusta e diseguale. La quarantena di tre mesi ha sconvolto equilibri, abitudini e anche la concezione delle relazioni tra il cittadino e lo Stato, tra l’iniziativa privata e la funzione dei poteri pubblici.

RISCHIO PASSERELLA

Non temo tanto il rischio della “ passerella” quanto quello ben più insidioso della “gabbia” politicista di circuiti ristretti del potere che hanno demotivato tante energie positive.
In questi anni non sono state forse costanti le sollecitazioni alla politica e alle istituzioni per allargare i circuiti del confronto e delle decisioni?
Apprezzo quindi la determinazione con cui il Presidente Conte ha chiuso il varco alle insidie mediatiche periodiche su potenzialità e rischi di un nuovo partito per concentrare l’attenzione sul metodo (confronto europeo al di là del sovranismo) e sul campo ( circuito virtuoso tra competenze e decisioni istituzionali).
Rispetto i richiami alla concretezza purché la fretta non diventi l’alibi per il continuismo di vecchi metodi ed equilibri di potere. Il vezzo italiano, nei decenni scorsi, non è stato forse quello di stroncare sul nascere ogni tentativo di riflessione strategica?

I PRECEDENTI

  1. E’ appena il caso di ricordare, con le parole di Giorgio Ruffolo, che Il progetto 80, primo tentativo complesso di programmazione economica e territoriale del Governo di Centrosinistra (1969) fu subito bollato come “libro dei sogni” dall’ala conservatrice della DC facente capo ad Amintore Fanfani.
  2. Più di recente (2003) quando Romano Prodi esternò il suo manifesto strategico Il sogno l’Europa e le Scelte i decisori politici, dopo un primo avvio proficuo, imprigionarono tutta l’esperienza nel dibattito lezioso sull’uso del trattino tra centrosinistra o centro-sinistra.

SVOLTA CULTURALE

Perciò la Politica di Piano va adesso incoraggiata, verificata e attuata con un vero e proprio afflato culturale che possa collegare etica, economia e politica per rendere suggestivo e concreto il futuro dell’Italia. E auspico il confronto non solo in rete tra giovani, donne e associazioni culturali.

Il contributo dell’associazione IL CAMPO Idee per il futuro è già visibile sul nuovo sito www.associazioneilcampo.com, rilanciato proprio il 2 giugno scorso data-simbolo dell’Italia che, dopo la guerra, ha saputo costruire lo Stato, e poi fondare la Comunità europea, nell’afflato unitario tra persone (donne e uomini) e territori (Nord e Sud) con visione strategica e autorevolezza delle classi dirigenti.

Questa sfida si ripropone oggi, in un contesto storico certamente mutato, per sollecitare i partiti a uscire dal bozzolo di rituali dialettici ormai consunti e a contrastare più incisivamente i mali strutturali dell’Italia: mafia, affarismo, evasione fiscale.

La parola chiave adesso non può che essere “coesione”, come hanno ricordato autorevolmente il Presidente della Repubblica, per primo e poi il Governatore della Banca d’Italia Visco; per contrastare disuguaglianze, povertà, disoccupazione (aggiornate da recenti ricerche Svimez), insomma la solitudine degli individui e dei territori. La pandemia ha stracciato gli schemi superficiali dei rancori ideologici laceranti tra il Nord e il Sud del Paese e ha fatto giustizia delle facili sbornie di un capitalismo degenerato.

Adesso ruolo dello Stato, sanità pubblica, tutela dell’ambiente e protezione civile, diritto all’istruzione, valore della ricerca e dell’alta formazione sono diventati di necessità riferimenti fondativi di una nuova coscienza di massa. Il Piano Colao, per i suoi stimoli interessanti, va certamente discusso in Parlamento, ma deve irrompere anche in tanti circuiti della società civile che non accettino di essere meri spettatori. Senza partire da zero, bensì magari ricominciando da tre, ad esempio dai tre progetti indicati domenica scorsa sulla stampa da Romano Prodi: lotta all’evasione, estensione del diritto allo studio, funzione nuova del volontariato.

E con l’impegno di ripensare il rapporto tra Stato e Regioni per superare subito la schermaglia sulle competenze esclusive e rendere davvero concorrenti le competenze in grado d’intaccare finalmente al centro e in periferia quel circolo vizioso che tante volte, in nome di un bisogno impellente, continua a eternare meccanismi di protezione, clientela e complicità oggettiva con le forme più proterve della burocrazia frenante. Ovviamente non ci si può affidare solo alle attese di Bruxelles, giacchè ci sono implicazioni più dirette di alcuni provvedimenti nazionali approvati e che vanno davvero coordinati.

Come far corrispondere ai finanziamenti ingenti, messi a disposizione dall’Europa e dal Governo, la visibilità rapida degli investimenti produttivi finalizzati a superare “i vent’anni di solitudine” di cui ho parlato nel mio recente libro?

“Hic Rhodus hic salta!” per risvegliare l’anima del Paese, in tutte le sue componenti sociali e territoriali, senza più oscillare tra facili ottimismi e irrimediabili delusioni
Questa grande occasione storica può imprimere nuovo slancio all’impostazione già definita dal Ministro per il Sud poiché entra in campo di necessità l’utilità del Sud anche per il Nord, data la collocazione strategica tra Europa e Mediterraneo. Per il Mezzogiorno non c’è più dunque da rincorrere l’omologazione subalterna a vecchi modelli di sviluppo per far leva proprio su possibili nuovi scenari della macroarea euromediterranea.

Vanno dunque finalizzate prioritariamente le capacità operative di grandi strutture pubbliche, a partire dalle Ferrovie Italiane ed Anas, rendendo più rigorosi i controlli sulle modalità e i tempi di attuazione d’investimenti strategici nei porti, aeroporti, aree di scambio intermodale per dotare l’Italia e l’Europa di una piattaforma logistica in grado di misurarsi con il ripensamento obbligato che la Cina dovrà effettuare sulla Via della Seta.

L’EGEMONIA RUSSA

Non possiamo considerare ineluttabile la pretesa della Turchia e della Russia di imporre un primato su questa parte del mondo e della storia, giacché proprio le vicende del lockdown hanno ricominciato a connettere i brandelli lacerati del vecchio continente con sentimenti di fiducia e tenacia di tantissimi giovani che pretendono nuovi scenari di prospettiva unitaria.

Accogliamo quindi con attenzione gli apporti culturali e tecnici espressi nel corso degli interventi negli Stati Generali dai vertici della Commissione e del Parlamento europei, poiché oggi più che mai sentiamo il bisogno di un’Europa forte che aiuti l’Italia a cooperare per  un nuovo sogno  suggestivo e concreto di pace e di sviluppo.

Presidente Associazione IL CAMPO idee per il futuro*


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