Vittorio Colao e Giuseppe Conte (Foto Filippo Attili/LaPresse)
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L’impegno è quello di garantire la cassa integrazione a tutti i lavoratori finché sarà necessario. «A differenza di altri governi, noi non lasciamo i lavoratori. Non li abbandoniamo per strada, non consentiamo che siano licenziati». Ad assumerlo è il premier Giuseppe Conte nella seconda giornata degli Stati Generali dell’economia a Villa Pamphilj, dove ha incontrato i rappresentanti dei sindacati, dopo il confronto – il primo de visu – con Vittorio Colao. «È una politica molto onerosa dal punto di vista finanziario – ha spiegato Conte – Sono stanziati 25 miliardi per questo obiettivo. Noi vogliamo prevenire ed evitare la disoccupazione».
Il punto di partenza è il decreto legge approvato ieri sera del Consiglio dei ministri che, alle aziende che hanno già esaurito le prime 14 settimane coperte dall’ammortizzatore, consente di chiedere subito le altre 4 previste nel decreto Rilancio. Intanto, il Governo lavora alla riforma e alla semplificazione degli ammortizzatori sociali per il superamento della Cig, che si è rivelato un meccanismo «farraginoso» con un «nuovo e molto più veloce».
IL PIANO PER IL LAVORO
Ai sindacati il premier ha riconosciuto lo spirito di collaborazione rivelatosi prezioso nei momenti più critici della pandemia. E ha, poi, illustrato le principali linee dell’azione di governo a tutela del reddito dei lavoratori: dall’istituzione di un salario minimo nel Paese alla lotta senza quartiere alla contrattazione pirata, dalla detassazione dei rinnovi contrattuali alla creazione di un documento unico di regolarità contributiva su appalti e subappalti per il costo del lavoro al contrasto al caporalato e al lavoro nero, dall’incentivazione del welfare contrattuale alla promozione della contrattazione di secondo livello. «Per quanto concerne la promozione della qualità del lavoro – ha detto – dovremo lavorare innanzitutto su misure volte a favorire la rimodulazione dell’orario di lavoro, anche in vista di un ricorso sempre più insistito allo smart working, che è destinato a trasformare tempi, spazi e relazioni di lavoro. Dovremo poi promuovere il ricorso ai contratti di espansione e alla staffetta generazionale, favorire in ogni modo l’inserimento lavorativo dei giovani, contrastare il ricorso al part-time involontario che frustra le aspirazioni e gli standard di vita, modulando anche i contratti di lavoro al fine di eliminare le fattispecie più precarie».
I sindacati hanno chiesto al premier un “patto per la ripartenza”, che per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, non può prescindere dal blocco dei licenziamenti sino alla fine dell’anno. «Discutiamo e arriviamo a protocolli su temi concreti per rimettere al centro il ruolo pubblico in economia e dare sicurezza al lavoro combattendo la precarietà», ha affermato il leader della Cgil. Secondo Annamaria Furlan della Cisl, bisogna individuare «quattro o cinque obiettivi prioritari» su cui concentrarsi per sostenere l’economia «dallo sblocco delle infrastrutture materiali immateriali al sostegno a settori strategici» e ovviamente il lavoro, mentre il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha individuato nella riforma fiscale il punto di partenza di un nuovo progetto per il Paese.
NUOVE SCINTILLE CONTE-BONOMI
Intanto, l’attenzione è già puntata sul confronto con Confindustria in programma mercoledì e che ieri ha avuto un prologo “frizzante” con un nuovo botta e risposta tra Conte e Carlo Bonomi. «Io mi sarei aspettato che, nelle convocazioni a Villa Pamphilj, il Governo presentasse un piano ben dettagliato, con un cronoprogramma, con gli effetti attesi, in quanto tempo, gli effetti sul Pil – ha detto il numero uno degli industriali incontrando la stampa estera – Io questo piano non l’ho visto, quindi sarei curioso di leggerlo».
«Detto ciò come Confindustria noi siamo sempre positivi e propositivi e quindi andremo a Villa Pamphjli dicendo quello che pensiamo e soprattutto presentando un nostro piano ben preciso. Sarà pubblicato e ne abbiamo fatto un libro», ha aggiunto mostrando un volume dal titolo “Italia 2030“. «La battuta che avevo fatto, che non si presenti solo con un piano di taglio delle tasse, ha avuto effetto: si presenteranno con un piano. Se Confindustria ha un piano ben venga, ma non ci si dica che il governo non abbia un piano», ha replicato il premier in conferenza stampa rivendicando un lavoro portato avanti su «186 progetti specifici». «Questa non è una passerella – ha ribadito – Ho chiesto anche ai sindacati osservazioni dettagliate, ma su progetti. Ora abbiamo bisogno di suggerimenti. Se Confindustria ha raccolto il suggerimento, ben vengano, noi li attendiamo».
IL PIANO COLAO
La prima giornata “italiana” degli Stati Generali è stata anche l’occasione per il primo confronto de visu tra il presidente del Consiglio e Vittorio Colao. Conte lo ha ringraziato per quello che definito «un lavoro di ampio respiro» e «un’ottima base per poter elaborare il piano per il rilancio». Il manager, dal canto suo, ha insistito sulla necessità di una continua opera di monitoraggio sui provvedimenti che il Governo deciderà di adottare, che rientrino o meno tra quelli suggeriti dal team dei esperti. Un suggerimento di metodo, quindi, quello che il Coala ha voluto consegnare agli esponenti della maggioranza prima di lasciare la capitale e fare rientro a Roma.
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