La sede di Banca d'Italia
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Dopo la reprimenda del presidente della commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, Carla Ruocco, recapitata via Abi, ieri a bacchettare le banche per i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti alle piccole e medie imprese è stata Bankitalia. In serata, poi, sul sistema creditizio si acceso anche il faro dell’Antitust che ha avviato istruttorie e moral suasion nei confronti di sedici istituti bancari per irregolarità e ritardi su moratorie e prestiti.
A ufficializzare il richiamo della Banca d’Italia è stato il capo del dipartimento di Vigilanza di via Nazionale, Paolo Angelini, nel corso dell’audizione in Commissione.
LA LETTERA ALLE BANCHE
Da Palazzo Koch, nei giorni scorsi, è partita una lettera agli istituti che hanno dato prova di maggiore lentezza, in cui si chiedono spiegazioni in merito e le si sollecita ad «attivarsi rapidamente per rimuovere eventuali cause di ritardo imputabili a loro carenze». Dinnanzi alle difficoltà in cui versano le imprese in seguito alla crisi economica scatenata dal Covid «la rapidità dei prestiti è sacrosanta», ha detto Angelini.
I FINANZIAMENTI EROGATI
Fino al 29 maggio, secondo i dati di Bankitalia, su 797mila richieste per un totale di circa 50 miliardi, ne sono state finanziate 450mila circa per 12,4 miliardi: alle imprese è quindi arrivato il 25% dei finanziamenti richiesti.
Mentre per i finanziamenti fino a 25mila euro la percentuale dell’erogato raggiunge il 63%: su oltre 724mila domande per un importo di 14,5 miliardi, ne sono state finanziate 440mila per oltre 9 miliardi. Registrando anche una certa accelerazione come ha riconosciuto anche la presidente Ruocco, sottolineando che «è quasi raddoppiata nella seconda metà di maggio, dal 33% del 15 maggio al 61-63% in termini di importi del 29 maggio».
I RITARDI
Ancora troppo pochi quasi tre mesi dall’entrata in vigore – il 17 marzo – del decreto Liquidità. Dalle prime evidenze, spiega il capo del dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria, i ritardi «non sono legati al capitale o alla liquidità» delle banche – ha affermato Angelini – ma a una serie di fattori temporanei quali l’organizzazione, l’elevato numero di domande, le norme e le difficoltà della pandemia». Nelle ultime settimane si è registrata un miglioramento dei tempi di effettiva erogazione dei crediti garantiti da parte delle banche rispetto alle domande dei clienti, ma resta l’eterogeneità dei comportante tra i diversi istituti che «non si sta attenuando». Ad agire da freno, per Angelini, è stata anche la necessità per le banche di valutare i clienti in termini di merito di credito, profili antiriciclaggio e di antimafia. «Il DL 23 – ha sottolineato – pur prevedendo procedure semplificate per la concessione della garanzia e la valutazione da parte del Medio credito centrale, non ha esonerato le banche dall’effettuare i controlli su queste materie, che possono comportare tempi lunghi, soprattutto per i nuovi clienti».
AUTOCERTIFICAZIONE
L’ampliamento del ricorso all’autocertificazione, avvenuto in sede di conversione in legge del decreto, dovrebbe contribuire a snellire il processo, limitando la discrezionalità delle banche nella valutazione del merito creditizio, tuttavia, ha evidenziato Angelini, «come nella formulazione originaria, la legge non chiarisce se la valutazione del merito di credito possa esaurirsi nella verifica formale dei soli requisiti per l’accesso al credito previsti dalla legge stessa. E’ dunque presumibile che un certo grado di eterogeneità rimanga». Più netta la presa di posizione del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo il quale l’autocertificazione «non basta, perché non cancella le responsabilità penali che il direttore di agenzia ha nel momento in cui concede il credito».
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