La sede della Cassa Depositi e Prestiti
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LO STATO sostiene il rilancio delle imprese messe al tappeto dal Covid 19. Lo fa anche ritagliandosi un posto nelle loro stanze. Come? Attraverso una sorta di “affiancamento temporaneo” ad opera del ministero dell’Economia e delle Finanze che, a sua volta, delega a due delle sue controllate la gestione di una sua “partecipazione” nelle aziende private. A Invitalia il compito di sostenere il rafforzamento patrimoniale delle aziende fino a 50 milioni, a Cdp l’incarico di supportare quelle con un fatturato ancora maggiore. Attraverso la sottoscrizione di strumenti finanziari, la partecipazione ad aumenti di capitale e acquisto di azioni sul mercato, lo Stato finisce, quindi, per “accomodarsi” – seppur temporaneamente – nelle aziende.
Il FONDO GESTITO DA INVITALIA
Con il decreto Rilancio, il Mef ha istituito il “Fondo Patrimonio Pmi” cui ha affidato l’obiettivo del rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane di medie dimensioni, e una dote di 4 miliardi di euro per il 2020. A gestirlo ha chiamato Invitalia, controllata dal Tesoro al 100%. L’accesso al fondo è destinato alle società di capitali o società cooperative con sede legale in Italia, con ricavi nel 2019 tra i 10 e i 50 milioni, che per via del Covid 19 abbiano subìto una riduzione del fatturato di almeno il 33% rispetto all’anno precedente, e che abbiano deliberato, eseguito e interamente versato un aumento di capitale non inferiore a 250mila euro dopo l’entrata in vigore del decreto ed entro il 31 dicembre 2020.
La logica dovrebbe essere quella del “pari passu”, ovvero lo Stato partecipa alla ricapitalizzazione delle aziende private con somme analoghe a quelle messe dai soci. Il fondo, infatti, è finalizzato a sottoscrivere entro l’ultimo dell’anno obbligazioni o titoli di debito di nuova emissione, per un ammontare massimo pari al minore importo fra tre volte l’ammontare dell’aumento di capitale – che non deve essere inferiore a 250mila euro e il 12,5% dell’ammontare dei ricavi del 2019, che devono essere appunto compresi tra i 10 e 50 milioni. Gli strumenti finanziari vengono rimborsati dopo sei anni, salvo la possibilità per la società emittente di un rimborso anticipato dopo tre. Gli strumenti finanziari sono immediatamente rimborsati in caso di un’informazione interdittiva antimafia. Nel caso in cui la società, poi, sia assoggettata a fallimento o altra procedura concorsuale, i crediti del fondo per il rimborso del capitale e il pagamento degli interessi verranno soddisfatti dopo ogni altro credito e prima dei finanziamenti dei soci a favore della società (articolo 2467 del codice civile).
GLI IMPEGNI
La società dovrà impegnarsi a non deliberare o effettuare distribuzioni di riserve e acquisti di azioni proprie o quote, e di non procedere al rimborso di finanziamenti dei soci; a destinare il finanziamento a sostenere costi di personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia; e fornire a Invitalia un rendiconto periodico, con i contenuti, la cadenza e le modalità che la stessa società del Tesoro avrà indicato. Infine, gli interessi maturerano annualmente e sono corrisposti in unica soluzione alla data di rimborso, mentre un decreto del Mef, di concerto con il Mise, provvederà a delineare caratteristiche, condizioni e modalità del finanziamento e gli obiettivi al cui conseguimento può essere accordata una riduzione del valore di rimborso degli strumenti finanziari.
IL FONDO GESTITO DA CDP
Destinato alle imprese con un fatturato superiore a 50 milioni è invece il maxi fondo che verrà gestito da Cassa depositi e prestiti (partecipata dal Tesoro per l’82,77%). La “dote” che il Mef metterà a disposizione, in questo caso è di 44 miliardi. Per gestirla Cassa depositi costituirà un patrimonio destinato, denominato “Patrimonio Rilancio”, completamente separato dal patrimonio di Cdp. Cdp potrà intervenire – attraverso patrimonio destinato – a sostegno di aziende di medie e grandi dimensione – che abbiano, come già scritto, un fatturato sopra i 50 milioni – con sede in Italia e che operino in settori diversi da quello bancario, finanziario e assicurativo. L’intervento nel capitale, che avrà carattere temporaneo, si declina in tre modalità: la sottoscrizione di prestiti obbligazionari convertibili, la partecipazione ad aumenti di capitale e l’acquisto di titoli azionari sul mercato secondario per operazioni strategiche.
LE VALUTAZIONI
Interventi che dovranno avvenire nel rispetto dei criteri e delle logiche di mercato o in linea con la nuova disciplina sugli aiuti di Stato delineata dal Temporary framework della Commissione europea. Sono poi possibili anche operazioni di ristrutturazione di società che, nonostante temporanei squilibri patrimoniali o finanziari, siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività.
Nel valutare le richieste di sostegno da parte delle aziende, Cdp dovrà considerare l’incidenza dell’impresa con riferimento allo sviluppo tecnologico; alle infrastrutture critiche e strategiche; alle filiere produttive strategiche; alla sostenibilità ambientale; alla rete logistica e dei rifornimenti; ai livelli di occupazione e del mercato del lavoro. Per ora l’orizzonte di vita di Patrimonio destinato è di 12 anni: la decisione di ridurlo o ampliarlo spetta a Cdp, su richiesta del Mef.
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