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Bambini all'asilo

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In Calabria, i Comuni dotati di almeno un servizio educativo per l’infanzia da 0 a 6 anni sono appena il 6%, mentre in Friuli si arriva al 100%. Il rischio di abbandono scolastico al Nord è quasi dimezzato rispetto al Mezzogiorno, dove, nonostante il grave pericolo di eventi sismici, il numero delle scuole in possesso del semplice collaudo non arriva nemmeno alla metà dell’intero patrimonio.

Nel Sud, il 50% dei bambini sono a rischio povertà ed esclusione sociale, al Nord all’incirca il 15%. Sempre in Calabria esistono 15 punti nascita, solamente 5 in più dell’Umbria. In Lombardia 70.

LE DISPARITÀ

Una vera e propria disuguaglianza su base territoriale, che è stata denunciata nelle sue “Osservazioni 2019” dal Comitato Onu sui Diritti dell’Infanzia, che ha ribadito – per quanto riguarda l’Italia – le preoccupazioni più volte manifestate in merito alle «disparità esistenti tra le Regioni relativamente all’accesso ai servizi sanitari, allo standard di vita essenziale e all’istruzione per tutti i minorenni del Paese».

I dati a cui il Comitato Onu fa riferimento sono quelli raccolti, per la prima volta Regione per Regione, nell’ultimo Report del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC – Convention on the Rights of the Child) – del quale fanno parte 96 associazioni del Terzo settore, tra le quali Unicef, Caritas, Save the Children, Società Italiana di Pediatria, Cittadinanzattiva, con il supporto di Istat, Miur e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Sono dati dai quali emerge chiaramente che, nel nostro Paese, le bambine e i bambini al Sud faticano molto più che al Nord per nascere, avere una casa, mangiare adeguatamente, curarsi, andare a scuola. Evitare di diventare poveri prima del compimento della maggiore età.

E dunque, nel 2019 – a quasi trent’anni dalla ratifica da parte dell’Italia della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza – quella registrata dal Gruppo Crc in casa nostra è una «forte differenziazione territoriale nella fruizione dei diritti dell’infanzia, tanto che il tema delle differenze regionali è stato trattato come fattore di discriminazione».

ALLOCAZIONE RISORSE

Non solo. Le conseguenti Raccomandazioni dell’Onu che sono rivolte al nostro Stato – pur ispirandosi ai numerosi Protocolli, ai Patti, alle Convenzioni e alle leggi che sono state fino a questo momento approvate – toccano un punto cruciale: l’allocazione delle risorse.

Una volta ribadita la necessità di definire presso la presidenza del Consiglio dei ministri un coordinamento chiaro per l’attuazione della Convenzione, non solamente a livello nazionale, ma anche regionale e locale, il Comitato Onu passa infatti alla questione del bilancio pubblico e sottolinea come le misure di austerità – che dal 2010 in poi hanno contribuito all’aumento di disoccupazione, povertà e povertà minorile – vanno riconsiderate nel loro impatto sui singoli territori, tenendo presente la loro incidenza su comunità svantaggiate o emarginate.

E facendo bene attenzione a tutti quegli indicatori specifici, anche territoriali, che sono in grado di razionalizzare proprio l’assegnazione delle risorse. Tutto questo anche nelle situazioni di crisi economica, di disastri naturali e di altre emergenze di vario tipo.

LA RACCOLTA DEI DATI

La raccolta dei dati diventa a questo punto il presupposto di qualunque politica davvero efficace e la loro disaggregazione per età, sesso, origine etnica e sociale, ma soprattutto per collocazione geografica, la sola a consentire un’analisi realistica e quindi interventi molto più mirati, coordinati ed economicamente sostenibili di quanto avvenuto finora.

E’ appena il caso di ricordare come i dati sui fondi destinati all’infanzia e all’adolescenza a livello regionale siano del tutto carenti.

Tra i grandi temi su cui il Report CRC 2018 si sofferma Regione per Regione ci sono l’andamento demografico, la scuola, la salute e le condizioni sociali ed economiche.

Il dato demografico non presenta grandi divari regionali, con una bassa natalità diffusa un po’ ovunque (7,6% su 1000 abitanti).

DIVARI IMPRESSIONANTI

Ma se in Italia un bambino su tre è a rischio povertà ed esclusione sociale, il divario tra Nord e Sud è impressionante. In Calabria, i minori in questa condizione sono oltre il 49%, in Campania il 47%, in Sicilia il 56%, in Puglia il 43%, Molise al 44%, oltre il 40% in Basilicata.

La situazione è completamente ribaltata in Friuli ed Emilia Romagna, con 1 bambino su 7 a rischio, rispettivamente il 14,9% e il 15,8%. Risale di poco la Lombardia al 22%, il Veneto al 17,5% e l’Umbria al 20%.

L’altra gravissima disparità riguarda la scuola, con differenze regionali pesanti per i bambini della fascia 0/6 anni. Sotto i 3 anni, tutte le regioni del Sud sono al di sotto della media nazionale (22,8%) per posti disponibili nei servizi educativi per l’infanzia. La Campania è ferma al 6,4%, la Calabria all’8,7%, la Sicilia al 9,9%.

I bimbi più fortunati sono quelli del Centro-Nord, con una copertura al 37,2% dell’Umbria, 35,7% in Emilia-Romagna e 33,1% della Provincia di Trento.

Sul fronte educativo e culturale, persino la lettura registra un primato meridionale del tutto negativo. Se in Italia la metà dei bambini non ha letto neppure un libro nell’arco di un anno (a parte quelli scolastici), in alcune regioni come Sicilia, Campania, Calabria, questa percentuale raggiunge il 65%, ma meno di 1/3 a Trento, dove – guarda caso – la possibilità di una biblioteca pubblica è ben maggiore.

ABBANDONI SCOLASTICI

Anche il fenomeno dell’abbandono scolastico aumenta nelle aree più disagiate del Paese: per la scuola secondaria di I grado, per esempio, il Mezzogiorno ha riportato una percentuale dello 0,84%; le regioni centrali lo 0,69%, il Nord Ovest in media dello 0,64% e il Nord Est lo 0,47%.

Tra le singole regioni spiccano la Sicilia con l’1,2%, Calabria, Campania e Lazio con lo 0,8%; le percentuale più basse si evidenziano in Emilia Romagna con lo 0,4%, e in Veneto e in Basilicata entrambe con lo 0,5%.

CURE SANITARIE

Il settore salute, infine, conferma per i più piccoli un’Italia a due velocità, ben documentata del resto dai Livelli Essenziali di Assistenza delle varie regioni. La mortalità infantile, con media nazionale intorno al 2,8 per mille, varia molto tra il Nord (Friuli Venezia Giulia al 2,1 per mille e Piemonte 1,6 per mille) e il Sud (Basilicata 3,6 per mille, Calabria 4,7 e Sicilia 4,1).

Anche per quanto riguarda sovrappeso ed obesità, anche se le disparità tra le Regioni sembrerebbero diminuite, i tassi permangono comunque più elevati al Centro-Sud (in Campania si attestano rispettivamente al 26,2% e al 13,2%) rispetto al Settentrione: Friuli Venezia Giulia al 19,1% e 4,2%, Lombardia con il 19,2% e 4,5%, il Piemonte al 18,4% e 4,7% e la Sardegna con il 17,2% e 4,8%, a fronte di una media nazionale del 21,3% e 7,2%.

La verifica per l’Italia da parte dell’Onu sullo stato di attuazione delle misure raccomandate scatterà il 4 ottobre 2023, data di scadenza della presentazione del prossimo Rapporto da parte del nostro Paese.


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Francesco Ridolfi

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