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UNA voragine: al Sud mancano la bellezza di 106.582 posti negli asili nido per raggiungere almeno l’obiettivo minimo, fissato dall’Europa, di 33 posti ogni 100 bambini tra i 0 e 2 anni.
La regione messa peggio è la Campania con 38.046 posti in meno e appena il 7,4% di copertura; ma certo non può sorridere la Sicilia che ha 31.018 posti in meno rispetto allo standard minimo e garantisce solamente 8,1 posti ogni 100 bimbi. La carenza in Calabria è pari a 11.673 posti, in Puglia di 18.041, in Basilicata servirebbero 2.440 posti in più, in Molise 1.486, in Sardegna 3.878.
Anche al Nord la dotazione è ancora inferiore rispetto alla soglia del 33%, però la situazione non è così disastrosa: i posti mancanti sono 63.978, poco più della metà rispetto al Sud, di cui circa 23.000 concentrati nella sola Lombardia che, comunque, riesce a garantire 25,5 posti ogni cento bambini dai 0 a 2 anni.
I dati sono stati elaborati dalla Sose, Soluzioni per il Sistema Economico Spa, la società per azioni creata dal ministero dell’Economia e da Banca d’Italia per l’elaborazione degli Indici sintetici di affidabilità fiscale, strumento che ha sostituito gli studi di settore, nonché per determinare i cosiddetti fabbisogni standard, anche in attuazione del federalismo fiscale.
La situazione che emerge dallo studio è impietosa, il report evidenzia anche il gap con le regioni del Nord: in Emilia Romagna, ad esempio, i posti disponibili negli asili sono 31,7 ogni 100 bambini, ne mancano soltanto 5.319 per centrare l’obiettivo. Stessa situazione in Toscana che può contare su 31,6 posti ogni cento bimbi; e in Umbria (31,7%).
“Il Pnrr – scrive Sose – offre al nostro Paese una grande opportunità per poter colmare i gap infrastrutturali esistenti tra i diversi territori, che si traducono in diversi livelli di servizi pubblici offerti dalle Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni”.
Certo, qualcosa si sta muovendo per ridurre le distanze tra Nord e Sud: nel settore del Welfare, grazie alla definizione degli obiettivi di servizio per i servizi sociali e per gli asili nido, finalmente il Mezzogiorno inizia a recuperare una parte di quei soldi che prima prendevano la strada del Nord.
Con l’ultima legge di Bilancio sono state previste, per la prima volta, accanto agli obiettivi di servizio nell’ambito sociale e socio-educativo, anche risorse aggiuntive da versare ai comuni. Con un incremento del Fondo di solidarietà comunale (Fsc) che, a regime, varrà oltre 650 milioni di euro per lo sviluppo dei servizi sociali, nonché 300 milioni per il potenziamento degli asili nido, il Sud ha potuto beneficiare di maggiori risorse.
Ma la strada è ancora molto lunga per eliminare le diseguaglianze: l’Italia, nel complesso, offre 26,9 posti nei servizi per la prima infanzia ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni. Però, come sottolineato da un report di Openpolis, i posti nel 2019 sono aumentati soprattutto al Nord.
Del Sud non c’è traccia, le regioni del Mezzogiorno occupano tutte le ultime posizioni, lontane ormai anni luce. Sopra la media nazionale tutto il Centro-Nord, ad eccezione della Sardegna: “Restano quasi invariati – si legge nel report – i divari interni che caratterizzano il nostro paese, già visibili a livello regionale. Le regioni del Mezzogiorno, con l’eccezione della Sardegna, si collocano ancora tutte al di sotto della media nazionale”.
Non solo: le maggiori regioni meridionali si trovano tutte in fondo alla classifica. Permangono, inoltre, differenze molto ampie tra comune e comune. “Storicamente – evidenzia Openpolis – l’offerta di servizi prima infanzia a livello territoriale mostra due fratture. La prima, e più evidente, è quella tra comuni dell’Italia centrale e settentrionale e quelli del Mezzogiorno. La seconda è quella tra i maggiori centri urbani, dove il servizio è più diffuso (anche se soggetto a una pressione maggiore, data la maggiore ampiezza dell’utenza potenziale) e i comuni delle aree interne, dove la domanda debole e dispersa ha storicamente limitato lo sviluppo di una rete di servizi”.
Andando ad analizzare la situazione nelle 10 città con più residenti il risultato è che nei primi sei posti ci sono cinque comuni del Nord, più Roma; mentre negli ultimi quattro posti sono relegate città del Sud. La prima in assoluto è Firenze con 49,4 posti ogni 100 bambini dai 0 ai 2 anni, seconda Bologna (47,6), terza la Capitale (47,1), poi ci sono Torino 40,7, Genova 37,9 e Miliano con 37,8 posti. La prima del Mezzogiorno è Bari, ma il divario è emblematico: appena 16,3 posti negli asili nido ogni 100 bimbi. Situazione più difficile a Napoli (12,8), Palermo (11,8) e Catania (appena 6,8).
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