Lucia Azzolina
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Al Sud, dove per lo più si torna a scuola il 24 e non il 14, mancano ancora circa 5mila aule per poter iniziare al meglio il nuovo anno scolastico in era Covid. Un vuoto enorme, difficile se non impossibile colmarlo in questi giorni. Se nel Centro Nord, in qualche modo si riparte grazie ai fondi del passato e all’iniqua distribuzione di risorse del presente, nel Sud ci sono circa 140 mila studenti che si ritrovano senza classe.
LA DENUNCIA
La denuncia arriva dal sindacato autonomi Anief: «L’anno scolastico è alle porte, ma con situazioni ben diverse da istituto a istituto per via dell’applicazione uniforme della politica dei tagli degli ultimi 12 anni che ha penalizzato soprattutto il Meridione del Paese. Ci sono, ad esempio, ancora 140 mila studenti che non avrebbero trovato una collocazione in sicurezza, concentrati soprattutto a Sud (dalla Puglia, alla Calabria, Campania e Sicilia), dove l’edilizia scolastica presenta anche carenze non indifferenti per via della riduzione della spesa».
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief l’errore di base sta nell’assegnare organici in base ai numeri invece che sulle effettive esigenze. Servono nuove risorse per il recupero di altri 12 mila plessi dismessi, da aggiungere ai 3 mila già recuperati dal Governo “su richiesta di Anief dopo l’inopinato taglio prodotto dalle leggi sul dimensionamento avviate dal 2008 e mai abrogate dai successivi esecutivi”. Sud dimenticato e abbandonato, insomma, invece di rendere agibili i plessi dismessi, dove collocare i 140 mila alunni in più, anche per portare in organico di diritto i più 60 mila solo su sostegno, i 70 mila docenti-Ata cosiddetti Covid, a breve assunti”. Insomma, il rientro a scuola in sicurezza per studenti e docenti non sarà uguale per tutti. “L’ultimo protocollo approvato dal Comitato tecnico scientifico – si legge nel comunicato del sindacato Anief – prevede il rispetto del metro di distanziamento tra uno studente e l’altro, oltre alla necessità di rispettare le regole di igiene. Nel caso non fosse possibile far rispettare il metro, gli strumenti a disposizione delle scuole vanno da modifiche all’assetto didattico da interventi edilizi, fino alla ricerca di locali alternativi per i quali sono stati stanziati dei fondi appositi. Secondo il quotidiano economico il Sole 24 Ore, vi sarebbero Regioni che hanno chiesto interventi per l’affitto di strutture parallele agli istituti scolastici per una somma di 300 milioni di euro, a fronte di 70 milioni stanziati. Ma siccome quei soldi non sono arrivati, una fetta di studenti ad oggi si ritrova senza possibilità di svolgere lezione”.
LE RICHIESTE
Anief ritiene che una via d’uscita siano gli emendamenti al decreto ‘agostano’, al fine di predisporre la riapertura delle scuole in maggiore sicurezza e per migliorare i risultati degli apprendimenti. «La scuola pubblica non può presentarsi all’appuntamento della ripresa delle lezioni con istituti pronti e altri che arrancano, con alunni che svolgono da subito il tempo pieno ed altri costretti a svolgere orari ridotti, doppi turni ed in certi casi a tornare alla didattica a distanza», il commento.
«Sono degli emendamenti – dice Pacifico ad Italia Stampa – che soprattutto vogliono rilanciare l’istruzione, facendo in modo che alla fine le scuole abbiano tutti gli spazi che erano stati promessi e che purtroppo, dopo anni di tagli, non sono stati assegnati per questioni di tempo e questo per arginare l’emergenza epidemiologica anche nel momento in cui si rientra in classe. Sono anche emendamenti che riguardano gli organici, la stabilizzazione dei precari, l’attivazione dei passaggi verticali per il personale Ata, anche l’attuale concorso Dsga al fine di inserire tutti gli idonei nella graduatoria».
RISCHIO DAD
La distribuzione dei primi banchi monoposto – 2 milioni e 8mila nuovi pezzi e 800mila sedute innovative, realizzati da 11 aziende in gran parte italiane – agli istituti che ne hanno fatto richiesta è cominciato nelle zone più colpite dal virus al Nord e dovrà essere completata entro la fine di ottobre, pena sanzioni per le imprese vincitrici del bando che dovessero sforare con i tempi. Questo però significa che al Sud mancano i nuovi arredi, quelli in grado di assicurare il metro di distanza, e quindi «si dovrà ricorrere necessariamente – secondo il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – alla didattica a distanza». Ipotesi, quest’ultima, che durante i mesi di lockdown ha lasciato indietro soprattutto il Sud, sia tra gli studenti normodotati che disabili, a causa delle gravi carenze di risorse e infrastrutturali preesistenti.
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