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Lucia Azzolina

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Le linee guida – quelle «per riportare gli studenti a scuola in presenza e in sicurezza», secondo il ministro Azzolina – si attendono per settembre, ma le criticità che il testo appena approvato dalla Camera lascia aperte sono già molte. Vecchie e nuove, ma soprattutto vecchie.

Perché se è vero che l’ultimo decreto – ormai legge, ma già bollato come semplice proclama dai sindacati – è un provvedimento nato in piena emergenza e con l’obiettivo di chiudere regolarmente (si fa per dire) l’anno scolastico, nessuna grande svolta sembra riguardare l’emergenza di sempre, quella cronica. Quella del Mezzogiorno e delle aree più abbandonate del Paese.

EDILIZIA SCOLASTICA

L’edilizia scolastica, per esempio. Quella cosiddetta “leggera”, che dovrebbe garantire interventi sugli spazi, con ristrutturazioni ad hoc per aule, palestre e laboratori. Il testo appena approvato prevede la velocizzazione dei lavori. In pratica, fino al 31 dicembre 2020 i sindaci e i presidenti delle province e delle città metropolitane potranno operare con poteri commissariali. Uno strumento in più per gli enti locali, in grado così di garantire che i lavori possano svolgersi il più rapidamente possibile e comunque in tempo utile per l’avvio del nuovo anno scolastico.

Una corsia preferenziale che dovrebbe rendere effettivi gli stanziamenti dei mesi scorsi – 510 milioni di euro di marzo e altri 320 milioni nell’ambito della Programmazione unica nazionale 2018-2020 – ma anche assicurare, oltre che la celerità, anche l’efficacia degli interventi, soprattutto in aree come il Mezzogiorno che hanno le maggiori difficoltà sia per quanto riguarda lo stato igienico-sanitario preesistente degli edifici, che il loro utilizzo in sicurezza. Al 2019, al Sud solamente il 15 per cento delle scuole può contare sulla certificazione di agibilità igienico-sanitaria (il 67 per cento al Nord), con la sola metà degli asili nido della Calabria in possesso della relativa documentazione.

La realizzazione dei lavori in tempi record non potrà poi prescindere da una mappatura di ogni singolo edificio a cui dovrebbero poter partecipare dirigenti scolastici, responsabili dei servizi di prevenzione e protezione, rappresentanti del Consiglio di istituto; insomma, persone che possano indicare gli spazi comuni maggiormente affollati o inutilizzati e strutturalmente idonei a subire lavori, seppure marginali. Intervenire su strutture non sicure – in regioni come Molise, Campania, Sicilia e Sardegna gli edifici con almeno il collaudo statico sono meno del 50% e in Calabria meno dell’80% – non è sempre agevole ed esente da rischi.

Considerato che è sempre al Sud che c’è la maggiore concentrazione di aree 1 e 2, fortemente sismiche, e che a oggi si attende di conoscere l’esito delle verifiche di vulnerabilità sismica della scuole, scadute da mesi, per le quali «il Miur ha autorizzato tutti gli interventi di sua competenza», con un finanziamento complessivo di 150 milioni.

ALUNNI CON DISABILITÀ

Si legge una sconfitta nella possibilità riservata dal nuovo testo di legge agli studenti più fragili, quelli che sono stati maggiormente – e ancora di più – colpiti dall’emergenza sanitaria e dall’impossibilità di seguire lezioni e percorsi in presenza e personalizzati. Quelli che con la didattica a distanza sono “spariti” dai registri di classe.

La novità, intanto. I dirigenti scolastici, sulla «base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni con disabilità», e considerata la particolarità dell’anno scolastico appena terminato, dopo aver sentito i Consigli di classe previo parere del Gruppo di lavoro per l’inclusione della loro scuola, potranno consentire «la reiscrizione dell’alunno al medesimo anno di corso frequentato nell’anno scolastico 2019/2020». Una misura che dovrebbe consentire il recupero dei cosiddetti obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia, previsti per gli alunni disabili nel Piano educativo individualizzato, ma mancati per il 36% di loro.

Un dato preoccupante, alla luce dell’aumento di oltre diecimila alunni con disabilità e di un Sud primo per insufficienza di dotazioni informatiche dedicate nelle scuole (il 26%, a fronte del 22% nazionale e del 17% del Nord) e per barriere architettoniche (nel Nord il 38% di scuole a norma, al Sud il 29%).

PRECARI, SUPPLENTI E PERCORSI ABILITANTI

Anche qui si spera in un’occhiata in più al Sud. Per l’ingresso nella scuola secondaria di I e II grado, il testo prevede che i docenti con i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a crocette, ma una prova – diversa per ciascuna classe di concorso – con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. Il tutto non appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno.

Le graduatorie dei supplenti saranno aggiornate, provincializzate e digitalizzate. La provincializzazione consentirà agli uffici territoriali del Ministero di assegnare direttamente le supplenze, con la presentazione informatizzata delle domande. Previsto infine un tavolo presieduto dal Ministro per l’avvio periodico di percorsi abilitanti.

Il tutto sperando che il Ministero non contraddica se stesso, visto che è proprio al Sud che l’Istruzione documenta che ogni insegnante segue 10 studenti in più rispetto a un collega del Nord. E tenuto conto delle disparità di inquadramento: sul totale nazionale, il 39% dei docenti a tempo indeterminato sono al Nord, mentre il Sud, con il 28,6%, registra molti più precari.


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